Viaggiando sul filo della storia dell’arte, scopriamo come le fibre tessili siano in grado di annodare saldamente l’arte antica, anche lontana, e le opere moderne.
Non sempre si riesce a concepire un’arte realizzata con materiali diversi dai colori. In realtà l’importanza delle fibre, naturali o artificiali, in questo campo sta diventando sempre più evidente. Scopriamo l’importanza dei tessuti e delle fibre filate nell’ambito dei beni culturali.
“Sull’Orlo della Gloria – La Vita e le Opere di Pino Pascali”
Pino Pascali è stato uno scultore, performer e scenografo attivo soprattutto a Roma, ma pugliese di nascita. Le sue opere geniali hanno spalancato le porte agli artisti contemporanei, fondendo le radici della cultura mediterranea con l’innovatività dell’arte.
All’interno del documentario “Sull’Orlo della Gloria – La Vita e le Opere di Pino Pascali” l’attrice Paola Pitagora guida lo spettatore sulle orme del maestro pugliese e lo aiuta a comprendere lo spirito dell’arte povera ma spettacolare di un precursore troppo spesso dimenticato o trascurato.
La produzione di Oz Film, in collaborazione con l’Associazione Culturale Fuoricentro, ricrea perfettamente le ambientazioni che hanno fatto da sfondo nella vita di Pascali, aiutandoci ad esplorare gli ambienti mediterranei della Puglia e la vita metropolitana della Città Eterna.
Le fibre nell’arte
Fino a pochi anni fa si contava principalmente sull’utilizzo di materiali di derivazione animale o vegetale. Nell’ultimo secolo sono state introdotte le tecnofibre: dette artificiali se sintetizzate tramite la manipolazione di materiali naturali, sintetiche se create chimicamente a partire da singoli monomeri.
Le fibre naturali, a loro volta, tendono ad essere suddivise in vegetali, animali e minerali, vista la loro differente composizione.
Le vegetali sono costituite prevalentemente da polisaccaridi cellulosici e presentano problemi di conservazione analoghi a quelli della cellulosa. La loro composizione varia in base alla porzione di pianta dalla quale derivano: il cotone è ricavato da semi, l’agave da foglie. Le fibre animali sono composte principalmente da proteine e possono derivare dal vello degli animali, come la lana, o essere secrete da particolari insetti, come la seta.
La “Tela di Penelope”
Una delle più conosciute ed emblematiche opere di Pino Pascali è la “Tela di Penelope”, conclusa nel 1968 e sottoposta a restauro ricostruttivo nel 2018 da parte della Fondazione Museo Pino Pascali. È completamente costituita da lana d’acciaio, un materiale industriale rientrante nella categoria delle tecnofibre. In quest’opera è palese la fusione tra l’ambiente industriale e la società contadina meridionale. La tessitura della maglia ricorda, infatti, la tecnica artigianale di intreccio delle fibre vegetali tipica di quella società.
La difficoltà nell’utilizzo di fibre innovative è, principalmente, una: non abbiamo idea di come reagiscano all’azione del tempo.
Proprio a causa della sua composizione, la Tela è andata parzialmente distrutta e, nel 2018, è stato avviato un meticoloso processo di restauro conservativo e ricostruttivo con l’intervento di Rodolfo Corrias, direttore della GNAM.
La deperibilità dell’opera era conosciuta da Pascali che, durante la sua realizzazione dichiarò a Claudio Cintoli:
“vedi, fra un anno sarà scomparso, polverizzato dall’ossidazione della lana”
Nuestra Señora de Guadalupe
Veneratissima in Messico ed in tutto il Centro America è la Vergine di Guadalupe. È chiamata anche Virgen Morenita e l’origine della sua effige è avvolta dal mistero. Alcuni analisti sostengono che possa essere acheropita, ovvero non realizzata da mano umana, altri che sia stata dipinta intorno al 1556.
La tilma, ovvero il mantello su cui è dipinta l’effige, è composta da due teli di agave cuciti tra loro. La Madonna è circondata da raggi del Sole ed ha la Luna sotto i piedi. Dettagli come il nastro viola, simbolo di gravidanza, ed i colori del mantello, la legano alla cultura azteca.
La fibra usata per il mantello, l’agave, era di comune utilizzo nella la civiltà azteca ed difficile da trovare alle nostre latitudini. Il filato era ottenuto dalle foglie della pianta omonima, in particolare dalla componente fibrosa di queste ultime, dopo un attento processo di lavorazione e filatura.