Come poter essere resilienti? Come poter superare le nostre difficoltà?
A detta mia non sono domande da sottovalutare. Spesso ci ritroviamo immersi in problemi che ci sembrano insormontabili, inscalabili. Ecco perchè ho deciso di raccontarvi una storia, una storia che racconta di un ragazzo che ha deciso di superare un problema di cuore attraverso l’altruismo.
L’insegnamento di Andrea sulla resilienza
Prima di cominciare mi pare doveroso spiegare in termini minimi il significato di ‘resilienza’. Ebbene la resilienza, in psicologia per lo meno, indica la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità.
Andrea, il nostro protagonista, è un ragazzo appassionato di basket, fidanzato con la sua compagna Federica e volenteroso di scoprire cosa si cela al di sotto di quella forza che permette lui di superare qualsiasi complessità. Andrea si allena sei volte a settimana, aspirando a diventare, un giorno, il miglior giocatore di basket del campionato italiano. Ha però un altro sogno: vedere Federica riconoscente dei suoi risultati sportivi e talvolta, vederla appassionarsi al suo sport.
Senonché, dopo una riflessione pacifica, Federica rivela che non le piace nulla del basket e che fatica a fingere che le interessi. Andrea vede crollare il suo sogno, vede crollare le sue speranze, vede crollare la sua autostima. Nonostante la finta indifferenza mostrata alla sua compagna, si rifugia sotto le lenzuola e, chiedendosi il vero motivo per il quale sta soffrendo, realizza il modo per non soffrire più.
L’introspezione come strumento per la responsabilizzazione
Come detto in precedenza, il sogno di Andrea era quello di diventare il miglior giocatore del campionato italiano, ma perchè? Sotto quelle lenzuola si accorge che l’unico motivo per il quale desiderava tutto ciò era il bisogno di autostima. Non lo desiderava per se stesso, lo desiderava per gli altri, voleva che tutti coloro che da giovane lo giudicavano negativamente, si ricredessero e lo stimassero. Risentimento, rabbia, insicurezza. Tutto ciò non ha niente a che fare con Federica. Lei è solo un pretesto che enfatizza le sue basi emotive instabili.
Cosa vorrei far emergere da questa storia? Semplicemente il fatto che tutto ciò che ci fa soffrire, tutto ciò che non ci permette di stare sereni, deriva da noi. Siamo noi i fautori del nostro malessere e prima ce ne accorgiamo, prima possiamo capire come superare le difficoltà. Certamente, la realtà ci influenza, non voglio negare questo, ma credo fortemente che, come la realtà manipola le nostre rappresentazioni, anche noi possiamo trasformare le nostre rappresentazioni riguardo la realtà. Dunque se stiamo soffrendo perchè la nostra fidanzata non ci apprezza, non è colpa sua, non è colpa del panettiere sotto casa che non ci ha fatto i complimenti del nostro taglio di capelli, è responsabilità nostra…
Spostando l’attenzione al rapporto interpersonale
Dalla storia può emergere un’altra problematica, non più a livello personale, bensì interpersonale. Infatti Andrea, dopo aver capito che è lui stesso la causa del suo malessere, si è domandato:” Ma ora, con Federica cosa faccio? Come posso stare insieme ad una persona che non mi apprezza e sostiene?” Nel momento in cui mettiamo da parte la nostra totale emotività, si può ribaltare la domanda a:” E’ vero che Federica non mi apprezza? Se sì, perchè lo fa?”.
Questo indica un totale capovolgimento di punto di vista. Da una parte abbiamo una domanda governata dall’egoismo, nella quale è Andrea il centro del discorso, mentre dall’altra una domanda altruistica, nella quale è Federica il punto di osservazione. Per giungere all’altruismo è necessario eliminare l’egoismo grazie all’introspezione. Quando rimaniamo vincolati a noi stessi, quando nelle nostre domande l’unico soggetto esistente è ‘Io’, dobbiamo capire cosa ci fa soffrire e cosa non riusciamo ad accettare. Una volta svolto questo passaggio, provate per una volta a mettervi nei panni dell’altro, provate a comprendere veramente l’altra persona, senza pregiudizi, senza schermi.
Tutto ciò non preclude il fatto che per arrivare all’altruismo sia necessario un lavoro faticoso di accrescimento dell’autostima e di profonda introspezione. Ma quando finalmente riuscirete a raggiungere l’altruismo, non solo nessuno vi farà più soffrire, ma riuscirete ad accompagnare gli altri nelle loro difficoltà.