La tragedia di Genova e il dolore di chi resta

I veri supereroi, iene.mediaset.it

Un volo verso la morte

Agosto, in Italia, è sinonimo di ferie. La routine dell’anno viene finalmente interrotta dalla pacifica – ma non troppo – pigrizia estiva. È tempo di scampagnate, braciolate e abbronzature in spiaggia, a maggior ragione durante il ponte di Ferragosto.
È un afoso martedì mattina quello nel quale si svegliano le famiglie italiane. Un martedì di ponte di quelli che sembrano usciti da un film di Verdone o di Villaggio. Fa caldo ma il sole non splende ovunque. A Genova, per esempio, c’è un forte temporale che si abbatte sulla città da diverse ore. Questo però non ha impedito ai tanti aspiranti vacanzieri di mettersi comunque in viaggio verso le proprie mete. Senza considerare la restante parte della popolazione, pendolari o lavoratori che invece di godersi le ferie devono timbrare il cartellino.
Con l’avanzare del mattino, i veicoli si riversano nelle arterie principali della città, che si risveglia pian piano nel lento traffico di inizio settimana. La rete stradale genovese ha pochi snodi principali, uno di questi è il Ponte Morandi, punto di passaggio obbligatorio.

Sono da poco trascorse le 12, quando improvvisamente il ponte cede, dividendosi a metà. I veicoli in transito precipitano nella voragine in un volo di 90 metri. I più fortunati vedono i pezzi di cemento crollare davanti ai loro occhi e tantissime auto cadere nel vuoto. Quella che doveva essere una giornata di vacanza si trasforma così in una tragedia: mentre l’Italia si interroga su colpe e responsabilità, il numero delle vittime accertate è salito a 39, tra cui tre bambini di 8, 12 e 13 anni.
La procura di Genova ha aperto un’inchiesta per disastro colposo e omicidio colposo plurimo a carico di ignoti, per accertare le cause ancora sconosciute di questa “tragedia immane e insensata” – come l’ha definita il Procuratore Cozzi. L’unica nota incoraggiante nelle immagini strazianti dei telegiornali è l’immenso aiuto che i soccorritori stanno fornendo dalla notte scorsa.
Il 15 e il 16 agosto saranno due giornate di lutto cittadino.

Sindrome del sopravvissuto, elenacarbone.it

Sopravvivere a se stessi

Spesso gli individui che sopravvivono ad esperienze traumatiche – come quella appena avvenuta a Genova – possono sperimentare un particolare senso di colpa, riconosciuto come “del sopravvissuto”. Una sindrome, questa, legata al Disturbo Post Traumatico da Stress, che si manifesta come conseguenza a un evento gravemente stressante che implica morte, minaccia di morte o gravi lesioni.
Quella del sopravvissuto, è una condizione psicologica molto intensa che può far iniziare un incubo personale: compromette infatti il normale adattamento sociale, lavorativo e il ritorno alla realtà quotidiana. Non è necessario che il sopravvissuto abbia causato la morte dell’altro o che l’abbia desiderata. Il malessere deriva dalla percezione che sia stato violato un principio di equità.

“Perché io e non altri?”

Una domanda destinata a non avere risposta e proprio per questo genera una riflessione quasi ossessiva nella mente del superstite. Nonostante la mancanza di responsabilità, la consapevolezza di essere salvo porta l’individuo a confrontare i propri meriti con quelli delle vittime. E si chiede il motivo per cui, sui piatti della bilancia, i propri abbiano più peso degli altri.
L’elaborazione di un trauma è già di per sé un procedimento molto complesso, ancora di più se è coinvolta la propria vita o quella degli altri. Ansia, depressione, incubi sono solo tre dei possibili disturbi di cui l’individuo può soffrire. Principalmente sono i flashback che rendono difficile la vita di tutti i giorni, il ricordo di tutte quelle vite precipitate nel vuoto.

Martina Di Perna