La religiosità nel mondo dei Simpson: ironia o blasfemia? A rispondere è il filosofo Nietzsche

Potrebbe sembrare strano parlare di “religiosità” nell’ambito di quelli che molti ritengono essere un cartone per bambini, tuttavia le puntate dei Simpson nascondono verità e concetti molto più profondi.

 

La famiglia più irriverente d’America porta sul piccolo schermo temi e posizioni molto diversi tra loro e anche molto impegnativi, uno di questi è il tema della religiosità, che si manifesta sotto vari aspetti.

La religiosità dei Simpson

Non si può parlare di un aspetto unitario sotto questo punto di vista, in quanto all’interno della sitcom appaiono varie credenze religiose, ognuna delle quali rappresentate da un personaggio differente: Ned Flanders, acceso sostenitore del cristianesimo a cui dedica anima e corpo, Apu, di religione induista (in una puntata il suo matrimonio viene celebrato con i riti propri di questa corrente) e per ultima, ma non per importanza, un membro della stessa famiglia Simpson che si dichiara apertamente buddhista, Lisa, che è anche vegetariana. Non in poche puntate, inoltre, appaiono le figure di Gesù e di Dio in paradiso, tuttavia questi sono diversi rispetto a tutti gli altri personaggi. Perché? Non pochi hanno notato due sostanziali differenze tra i personaggi divini e tutti gli altri: in primo luogo non sono gialli, bensì di normale carnagione, inoltre sono gli unici ad avere cinque dita, mentre tutti gli altri ne hanno quattro. Questi dettagli possono anche sfuggire, ma vi sono delle intere puntate riguardanti l’argomento religioso. è il caso della prima puntata della trentesima stagione dal titolo “Bart non è morto”.

“Bart non è morto”

La puntata tratta dell’ennesima malefatta di Bart, che per scommessa si lancia da una diga finendo in coma. Al risveglia per evitare i rimproveri della madre il ragazzino inventa la più grossa della sue menzogne: riferisce di essere andato in paradiso e di aver visto gli angeli e Gesù. La storia fa clamore soprattutto tra i credenti e alla famiglia viene proposto di girare un film sulla vicenda da una compagnia cattolica. Il bambino vorrebbe ritrattare ma Homer, a conoscenza della bugia del figlio e avido di guadagni, impedisce al figlio di farlo. Il film ha un record di incassi, ma tormentato dai sensi di colpa Bart decide di confessare tutto. Il significato dell’episodio è un po’ enigmatico: gli autori vorrebbero forse sostenere che ogni credenza religiosa o eventi riguardanti quest’ambito altro non sono che menzogne? Ciò che è certo è l’evidente richiamo del pensiero del filosofo tedesco Nietzsche, il quale aveva sostenuto nelle sue opere la “morte di Dio“.

Friedrich Nietzsche e la morte di Dio

In due delle sue opere più famose, “Così parlò Zarathustra” e “La gaia scienza”, il filosofo tedesco annuncia la morte di Dio, ucciso dagli uomini. “Dio è morto e le chiese sono le sue tombe!“. Questa affermazione, per essere compresa, deve essere inserita nell’ampio quadro filosofico costruito do Niezstsche: in un mondo ormai alla rovina l’unica speranza è riposta in quello che egli chiama Superuomo, tuttavia non si tratta di un uomo divino o di qualcosa del genere. Il Superuomo preannunciato da Nietzsche è un uomo capace di tirar fuori da se stesso i propri principi morali e i propri valori, infatti quando il filosofo parla della morte di Dio non lo fa esclusivamente in chiave religiosa ma ciò che intendeva sottolineare era la morte dei valori di cui la chiesa e Dio si erano per secoli fatti portavoce. Quei valori non sono più adatti alla vita dell’uomo contemporaneo, che deve essere in grado di creare da solo i propri valori.

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