La quotidianità romana raccontata da Marziale nelle “Lupe di Pompei” di Elodie Harper

Scopriamo insieme come nel primo libro della trilogia di Elodie Harper è possibile scorgere dei tratti della vita quotidiana romana grazie alle testimonianze di Marziale.

innovatore del genere epigrammatico, Marco Valerio Marziale ha descritto la società romana nei suoi epigrammi scommatici. Vediamo com’è possibile ritrovare questo autore nelle pagine del bestseller di Elodie Harper ‘Le Lupe di Pompei’.

MARCO VALERIO MARZIALE

Marco Valerio Marziale nasce tra il 38/41 a.C a Bilbilis (vicino Saragozza) in Spagna. Dopo aver concluso i suoi studi, a vent’anni si trasferisce nella Caput Mundi con l’intento di diventare avvocato grazie al sostegno della famiglia di Seneca e del grande amico Calpurio Pisone, membro della famosa “congiura dei Pisoni” volta ad uccidere Nerone. Un anno dopo da questo evento non si avranno notizie di Marziale per i successivi quindici anni. Il grande ritorno sulla scena avverrà con la pubblicazione della raccolta De Spectaculis: un libretto di epigrammi celebrativi in occasione dell’inaugurazione del Colosseo da parte dell’Imperatore Tito.

Nell’83/84 a.C. Marziale pubblica gli Xenia e gli Apophoreta: dei bigliettini di accompagnamento a un dono offerto agli ospiti durante i Saturnalia, il nostro corrispettivo Natale. Tra il 95 e 98 a.C. edita altre undici raccolte di epigrammi, per poi fare ritorno in Spagna, ormai deluso dal clima imperiale. Grazie a una donna benestante riuscirà a condurre gli ultimi anni della sua vita in maniera agiata. Nel 102 a.C. pubblica il dodicesimo libro, in cui celebra la quiete della sua terra natia, ma senza nascondere la nostalgia per Roma.

è Plinio il Giovane ad informarci, attraverso una lettera, che Marco Valerio Marziale muore nel 104 a.C.

GLI EPIGRAMMI DI MARZIALE

Quando si parla del genere epigrammatico si ricorda inevitabilmente Catullo, però in pochi sanno che Marziale rappresenta il passaggio dell’epigramma dalla poesia a genere letterario. Tuttavia da Catullo riprenderà una serie di scelte stilistiche come il gusto del grottesco e della caricatura, la ripresa dell’oscenità primaria e della quotidianità intrecciato con un’estrema cura formale, disinvolta e breve.

Marziale, rispetto al suo predecessore, è oggettivo: il poeta attraverso i suoi occhi filtra la nuda e cruda realtà; l’epigramma è uno strumento di operazione culturale, una chiave gnoseologica per manifestare a tutto tondo la realtà che lo circonda.

Tipologia preferita del nostro autore è l’epigramma scommatico (dal greco sfottò), in cui tende a rappresentare i vizi dell’essere umano, ma senza fare alcun tipo di moralismo sociale; i personaggi sono quasi sempre fittizi, tecnica appresa da Lucilio. Differentemente da Catullo o da altri autori latini, Marcus Valerius Martialis non ha una donna da amare (in un epigramma si lamenterà con il suo mecenate di non avergli dato una Musa), ma d’altro canto dona molta importanza al suo pubblico, fulcro dei suoi epigrammi, il quale molto spesso è variegato.

L’OTTAVO EPIGRAMMA DEL QUARTO LIBRO DI MARZIALE E LE LUPE DI POMPEI DI ELODIE HARPER

le Lupe di Pompei, scritto da Elodie Harper, è ambientato prima dell’eruzione del Vesuvio e racconta le vicende di cinque schiave prostitute, le quali cercano di lottare per la libertà fra ricordi di un passato lontano e il brutale presente nel postribolo.

Per rendere più avvincente la lettura, la scrittrice (è una cultrice della letteratura latina, infatti è laureata in Lettere presso l’Università di Oxford) rappresenta la quotidianità delle giovani e del loro padrone, Felicio. La Harper cerca di rappresentare al meglio la realtà  romana, proprio come Marziale nell’ottavo epigramma del quarto libro.

“La prima e la seconda ora consumano i salutatori,

la terza mette alla prova i rauchi avvocati,

fino alla quinta ora Roma estende varie fatiche,

l’ora sesta sarà riposo per gli stanchi e l’ora settimana ne sarà la fine,

l’ottava, fino alla nona, deve bastare per le nitide palestre.

La nona ordina di disfare i giacigli preparati,

l’ora per i miei libretti Orfemo è la decima, allorchè la tua ora combina pietanze divine

e il nostro buon Cesare si rilassa con nettare celeste e tiene con la sua grande mano piccole coppe.

Allora accogli i miei scherzi:

la nostra Talìa esita di entrare con il suo passo licenzioso dal nostro Giove al mattino.”

È interessante sottolineare che nell’Antica Roma la prima ora fosse le sei del mattino, momento in cui iniziava la giornata di un cliens, il cittadino medio di sesso maschile che doveva adempiere a una serie di obblighi nei confronti del patronus, a sua volta obbligato nei confronti del cliens. L’unico uomo non ritenuto cliens era l’imperatore, il quale rappresenta l’apice della struttura piramidale della società romana.

“Amara sa esattamente dove trovare Felicio a quest’ora. Tra le donne vige la regola non scritta di tenersi ben alla larga dalla palestra, proprio per evitarlo; adesso lei spera che la sua presenza non lo faccia arrabbiare al punto di non ascoltare la sua proposta.”

Amara in quanto donna e, soprattutto come prostituta, non può accedere alle palestre alle due del pomeriggio, eccetto se vi si reca per lavorare (non per disturbare il suo patronus!). Per una prostituta il lavoro iniziava proprio andando alle terme per persuadere i ricchi ragazzi, per poi riprendere durante i banchetti serali che, come ricorda Marziale, avvenivano all’ora decima (intorno alle cinque del pomeriggio), protraendosi fino a tarda sera. Si può comprendere a questo punto il motivo per cui Felicio lascia dormire le ragazze fino a tarda mattinata, così come si legge più volte.

Durante la lettura si scoprirà come le Lupe di Pompei non siano solo schiave, ma ex cittadine: donne che hanno perso il loro onore e che sono state obbligate a diventare la feccia della società, la parte più bassa di quella piramide sociale di cui era costituta Roma e di cui lo stesso Marziale era abile a descrivere negli epigrammi.

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