Una nuova conferma della famosa teoria della relatività di Einstein è arrivata da una stella che orbita attorno a un buco nero situato nel centro della Via Lattea.
Questa nuova conferma emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Science dal gruppo della California University a Los Angeles, condotto e coordinato dall’astrofisica Andrea Ghez. Le misurazioni sono state effettuate sulla stella chiamata S2, talvolta detta anche S02, situata in prossimità della radiosorgente Sagittarius A*, un punto in cui si presume ci sia un buco nero supermassiccio. Attorno a questo punto la stella orbita con un periodo di circa 16,08 anni ad una distanza di 134,6 UA (circa 134,6*1,496*10^11 m) e si stima che abbia una massa di circa 10 a 15 masse solari. La stella compie un’orbita ellittica ed è passata al suo perielio (punto di minima distanza dal buco nero) il 19 maggio 2018. Gli effetti di questo incontro ravvicinato sono stati studiati grazie agli osservatori Gemini e Keck e al telescopio Subaru, tutti alle Hawaii. Grazie a queste osservazioni, è stato possibile ricostruire in 3D l’orbita completa di S2.
L’attrazione gravitazionale
I buchi neri sono un buon banco di prova per testare le teorie relativistiche di Einstein sulla gravità che si deve alla curvatura dello spaziotempo dovuta alla presenza di corpi in movimento molto massicci come, appunto, un buco nero o una stella. I buchi neri sono come un aspirapolvere cosmico che non lascia fuggire nulla, neanche la luce, perché ha un’attrazione gravitazionale molto elevata. Einstein ha avuto di nuovo ragione: le misurazioni e gli effetti rilevati del movimento della stella dovuti all’attrazione del buco nero indicano che la distorsione dello spaziotempo corrisponde proprio alle previsioni della relatività generale. In particolare, è stato osservato il gravitational redshift, ossia lo spostamento verso il rosso gravitazionale. Cosa vuol dire? Vuol dire che un oggetto, che emette radiazione elettromagnetica, immerso in un campo gravitazionale molto intenso, quando passa da un punto di maggiore attrazione a uno minore succede che la radiazione aumenta la propria lunghezza d’onda mentre diminuisce la propria frequenza. Tale “stiramento” della lunghezza d’onda appare, nello spettro della luce visibile, come uno spostamento della radiazione verso il rosso.
Einstein da solo non basta
Nonostante ci siano centinaia di prove sperimentali della relatività generale, non è sufficiente perché da solo non riesce a spiegare come funziona un buco nero né tantomeno cosa succeda al suo interno. Abbiamo bisogno di una teoria della gravità che vada oltre Einstein. Ed è proprio quello che stanno facendo molti in questo periodo, cioè trovare situazioni in cui il genio tedesco fallisce. Ne vale assolutamente la pena visto che “falsificare” la teoria di Einstein equivale a un premio Nobel. Poi, fare scienza non è proprio questo? Migliorare continuamente le teorie, rimpiazzando quelle vecchie con delle nuove più funzionali nel perseguimento del sapere assoluto.
Kerby Dimayuga