“La persuasione generalmente viene considerata come un’arte, così come la definì Aristotele. Essa si caratterizza per essere la tendenza a convincere le persone a compiere azioni che normalmente non compirebbero. Questa tendenza è spesso misteriosa e intrigante ma, al suo interno si cela un lato oscuro.”

L’acronimo “ANA” indica rispettivamente l’anoressia nervosa che, nel caso del fenomeno “pro ANA” viene innescata principalmente in ragazzine vittime di questo circolo vizioso che vengono persuase a compiere determinate azioni, pur di raggiungere il livello di magrezza estremo.
La persuasione: l’arte di saper convincere
La comunicazione persuasiva è un tipo di comunicazione volta a sostenere l’influenza sociale, in quanto mira a modificare lo stato mentale altrui.
La sua efficacia si basa sul rendere i suoi destinatari liberi di agire, puntando però a cambiare il loro atteggiamento affinché compiano determinate azioni.
A tal proposito la “Teoria del giudizio sociale” enuncia che, il cambiamento degli atteggiamenti da parte dei destinatari, dipende dalla loro posizione nei confronti del messaggio ricevuto. Il risultato si basa perciò sul grado di accettazione, indifferenza o rifiuto da parte dei riceventi. Si distinguono quindi:
-gli effetti di contrasto: il messaggio persuasivo non produce alcun cambiamento nei confronti del destinatario in quanto quest’ultimo lo considera distante dalla sua posizione reale.
-gli effetti di assimilazione: si evidenziano quando il destinatario recepisce il messaggio persuasivo come simile al suo pensiero, di conseguenza ciò provoca un cambiamento nel suo comportamento.
È questo il concetto su cui si basa la “filosofia pro ANA”, sul cambiamento del proprio comportamento lasciando però libere le vittime di agire, permettendo che volontariamente loro cambino e si adeguino a questa filosofia.

La filosofia pro ANA: la spinta verso il disturbo alimentare
Il fenomeno pro ANA nasce e si diffonde in Italia nei primi anni del ‘2000 ed esso si definisce come un fenomeno dove, giovani ed adulti, si scambiano consigli su come perdere peso in modo drastico e le “strategie” da attuare per poterlo fare.
Tali dritte vengono condivise su gruppi Telegram, WhatsApp, Tumblr dove i “coach pro-ana” indicano le regole ed i componenti condividono le foto dei loro risultati preceduti da: digiuni estremi, attività fisica estenuante, autolesionismo e tante altre pratiche.
All’interno dei gruppi si riscontra la presenza di diverse tipologie di soggetti: chi ha un disturbo alimentare che in questo modo va a radicalizzarsi, chi vuole perdere peso per accettazione personale, chi vuole condividere il proprio disturbo con persone che lo hanno per sentirsi compreso ed accettato.
Tutti sono accomunati dall’immagine stereotipata di bellezza estetica ovvero il fisico snello e senza “difetti” ed in tali gruppi è questo l’obbiettivo che si pongono: perdere il maggior peso possibile nel minor tempo. Questo perché lo dice “ANA” , che oltre ad indicare l’anoressia nervosa, per alcuni di loro rappresenta anche una vocina che li indirizza, li persuade, li guida nel loro cammino e stabilisce le direttive da seguire, così come dimostrano le chat di un articolo di “Huffpost”.

Altre forme di diffusione di disturbi alimentari
Il fenomeno ANA è solo la punta dell’iceberg della diffusione volontaria dei disturbi alimentari anzi, esso è anche meno recente rispetto agli “strumenti nuovi” che ad oggi non fanno altro che fomentare la tendenza, soprattutto nei giovani, a cadere nel baratro dei DCA.
Per fare un esempio si possono citare i social network più famosi come Instagram e Tik tok che, avendo appunto un enorme impatto mediatico, possono scaturire con i loro contenuti reazioni diverse da parte di chi ne fa uso.
Sono stati infatti spesso contestati per delle immagini e video postati che riguardavano i disturbi alimentari e che, da parte di chi già ne soffre, risulta controproducente guardarli. Altro elemento contrastante sono le immagini dei vip modificate che illustrano un ideale di fisico e di bellezza in realtà utopico ed irrealizzabile che però, da parte dei soggetti più fragili ed insicuri, potrebbe risultare un possibile obbiettivo da raggiungere, persino con pratiche estenuanti e non salutari.