La parola, lo status, il silenzio: come l’industria pornografica abbia alimentato la cultura dello stupro

L’industria pornografica rientra tra i settori più redditizi. Ciò che è porno piace, eppure la sua diffusione ha creato divari e distrutto gerarchie, creando una nuova società basata sulle regole dettate dal porno.

Pornografia per esprimersi, per vendere e per stabilire ruoli sociali. L’industria pornografica sembra avere l’intenzione di conquistare il mondo. La sua diffusione è frutto di un copioso lavoro da parte dei media che, proprio come nel porno, vogliono spogliarsi di ogni insicurezza promuovendo la libertà d’espressione. Ma sarà davvero così?

UN GIOCO DI RUOLI

Erano gli anni 2000 quando l’avvocata statunitense Catharine MacKinnon vinse una causa che si sarebbe rivelata essere storica: la sentenza avrebbe infatti riconosciuto lo stupro come forma di genocidio. Grazie a questa storica sentenza, dove la MacKinnon difendeva le donne bosniache vittime di violenza sessuale da parte delle milizie serbe durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina, il lavoro dell’avvocata in qualità di attivista si sarebbe fatto conoscere in tutto il mondo. Secondo la MacKinnon e Claudia Bianchi, quest’ultima autrice del libro Hate Speech – il lato oscuro del linguaggio, il motivo del mancato potere performativo della donna dal punto di vista linguistico e del divario di genere che porterebbe quest’ultima essere sempre subordinata all’uomo, è dovuto all’utilizzo e alla promozione di materiali pornografici. Secondo quanto riportato anche da Alexander Bird, docente di filosofia dell’Università di Cambridge, sono molti i contenuti pornografici dove la donna è sempre subordinata all’uomo, definendo la pornografia come non egualitaria. Della stessa opinione è il movimento femminista, che vorrebbe promuovere piuttosto una pornografia egualitaria. L’industria pornografica è un settore in crescita, ma anche estremamente popolare: secondo quanto riportato  dall’ultimo report di Pornhub, gli utenti italiani registrerebbero per ogni sessione d’accesso sul sito 9 minuti e 52 secondi. La maggior parte degli utenti in Italia sono uomini (68%), le donne sono circa un terzo (32%). I contenuti, dall’amatoriale fino al prodotto realizzato da case di produzione, risultano essere nella maggioranza dei casi una grave violazione dei diritti della donna, in quanto verrebbe promossa la violenza nei confronti della donna e verrebbe marcato il ruolo dominante nell’uomo. Lo stesso PornHub dovette cancellare milioni di video milioni di video a seguito dell’inchiesta condotta dal New York Times intitolata “The Children of Pornhub”. Se da un lato la piattaforma sta cercando di tutelare l’immagine della donna, dall’altro non riesce a salvarla dalla mercificazione del suo corpo, motivo per cui diventa bersaglio di sessimo. Ma il problema non è circoscritto all’interno dei siti hard, poiché nulla è riuscito a fermare quella che viene definita come pornificazione della società, dove i new media hanno avuto un ruolo predominante.

Damiano David e Victoria De Angelis.

ESEMPI MEDIATICI

Prima di Claudia Bianchi era Anthony Kiedis dei Red Hot Chili Peppers, durante la promozione dell’album Californication, a parlare di come la canzone ononima descrivesse di come il mondo fosse colpito e saturato dall’industria pornografica della California. Anthony infatti ha ragione: nel brano descrive il lato oscuro di Hollywood, luogo di gloria ma anche di eccessi. Questo aspetto della vita hollywoodiana genera la pornificazione della società, dove la donna fa da cornice in questa dimensione assai stereotipata, perdendo quindi tutto il suo potere performativo. L’ipersessulizzazione provocherebbe un focus maggiore sugli aspetti relativi alla sfera sessuale, dove il corpo diventa carne da macello. Il corpo di donna risulta essere utilizzata maggiormente nel marketing, ma sempre nella sua condizione da subordinata, facendo si che il suo corpo diventi protagonista di una pubblicità sessista, dove gli slogan pubblicitari diventano frasi sessiste parole che potrebbero creare, costituire e generare violenza. Per tale ragione il movimento femminista vorrebbe promuovere un messaggio differente, basato sulla parità di genere e sulla difesa dei diritti femminili. Ancora freschi della vittoria al festival di Sanemo e all’Eurovision, i Maneskin lanciarono il pezzo I WANNA BE YOUR SLAVE, hit estiva dell’estate 2021. Spavaldi, sensuali e provocatori, celebrano la sessualità attraverso la loro musica. Nel video del brano i ruoli si invertono: Damiano, Thomas ed Ethan appaiono spesso in lingerie, mentre Victoria assume le fattezze di una leader. Lo stesso Damiano canta di come vorrebbe essere il tuo schiavo, una frase semplice quanto rivoluzionaria.

LE TESI

C’è chi definisce la pornografia come qualcosa di sessualmente esplicito e chi invece la definisce come qualcosa di non necessariamente esplicita, ma che comunque genera violenza nei confronti delle donne. Per tale ragione non è pornografico solo il materiale audiovisivo, ma anche parole ed immagini. Tali contenuti hanno superato la barriera del web, finendo con l’essere assorbiti dai nostri new media. Poiché promossi da questi ultimi, vengono giustificati. I dati sullo stupro parlano chiaro, mostrando come l’uomo non riesca tutt’oggi a codificare i messaggi di una donna. L’atto illocutorio della donna, quale l’esplicito rifiuto, non crea effetti di alcun tipo, lo stesso vale per l’atto perlocutorio. Le tesi della MacKinnon, che sono state a lungo oggetto di critica, rilevano al meglio quelli che sono gli effetti del porno su di noi. Le tesi sono articolate nel seguente modo: la prima, la tesi di subordinazione, riguarda il gioco di ruoli tra uomo e donna; l’ultima, la tesi sulla riduzione al silenzio, che consiste nella cancellazione di qualsiasi tipologia di atto linguistico della donna, riducendo al silenzio i suoi atti linguistici tanto quanto il suo ruolo sociale.

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