La ripresa del mito di re Mida, raccontato da Ovidio nelle Metamorfosi, nel film d’animazione “Il drago dei desideri”.
Mito, favole e fiabe sono tre generi che si distinguono per origine, per tecniche costruttive, e per le tematiche trattate. Si può dire però che tutti e tre presentano in comune una cosa, ovvero la morale, l’insegnamento che impartiscono a chi li legge.
E se favole e fiabe nel tempo già si sono incontrate con il mondo dei film d’animazione, ora, con Il drago dei desideri, anche il mito diventa spunto per i cartoni.
Il topos letterario dell’ingordigia
Il desiderio è un qualcosa che fa parte delle nostre vite, quotidianamente. Al compleanno soffi le candeline ed esprimi un desiderio; vedi una stella cadente ed esprimi un desiderio; a volte si desidera soltanto una cosa così ardentemente che nel momento in cui si realizza non riconosciamo se è stato grazie a noi stessi o grazie a qualcuno o qualcosa che ci ha voluto aiutare, renderci felici.
Il desiderio è anche qualcosa che è condiviso da ogni uomo esistito sulla terra dagli albori del mondo.
Nel mondo antico greci e romani pregavano le proprie divinità perché si avverassero le loro richieste; eserciti pregavano per avere il favore degli dei in guerra, desiderando di ritornare a casa; re e eroi hanno pregato per la ricchezza e la fama.
Gli uomini col tempo hanno mantenuto gli stessi desideri, forse acuendosi sempre di più.
Il desiderio, l’accumulo di roba, l’ingordigia sono diventati un topos letterario che ad oggi, se ripreso, rimane ancora un insegnamento attuale.
Troviamo infatti l’ingordigia, questo venir meno al controllo degli istinti, nel Canto VI dell’Inferno della Divina Commedia; in Mazzarò, protagonista della novella di Verga La Roba; o ancora nel mito di re Mida, o anche “il re dalle orecchie d’asino”, che tramutava in oro tutto ciò che toccava, essendo così causa della propria rovina.
Ed è proprio la storia di quest’ultimo a fungere da spunto per la figura dell’antagonista nel cartone di recente uscita “Il drago dei desideri”, mostrandoci così l’attualità del tema e come il mito sia rilevante per l’uomo, aiutandoci a riconoscerlo.
Il motivo dei tre desideri: dopo Aladin arriva Il drago dei desideri
Il desiderio di trasformare tutto ciò che tocchiamo in oro si rivela un’arma a doppio taglio per il protagonista del cartone Il drago dei desideri. Il film d’animazione, prodotto dalla Sony Pictures Animation e uscito su Netflix nel 2021, si gioca sul motivo del desiderio ruotando intorno alla ricchezza e alla materialità.
Un po’ come nel cartone della Disney, Aladin, il protagonista è un giovane ragazzo dalle disponibilità economiche limitate che ha come unico desiderio quello di riuscire a rivedere la sua migliore amica dell’infanzia. E come il giovane Aladin anche Din (il protagonista) si trova in possesso di una teiera, anziché una lampada, dalla quale fuoriesce non un genio ma un drago che può far avverare tre desideri. Il motivo dell’ingordigia, dell’accumulo ossessivo di roba, la ritroviamo sia nell’ingenuità del drago, che, pur di sbrigare velocemente la faccenda, propone a Din desideri effimeri, basati sul denaro e sulla ricchezza, non capendo di scontrarsi invece con un ragazzo il cui desiderio è ritrovare la sua amica, ma anche nella figura dell’antagonista.
È quest’ultimo, infatti, a incarnare la ripresa del mito di re Mida, desiderando, una volta presa la teiera, di poter tramutare tutto ciò che tocca in oro.
E proprio come nella storia mitologica, anche nel cartone questo desiderio si rivela sia potere che maledizione, in quanto l’antagonista è causa della sua stessa morte, toccandosi e trasformando se stesso in oro.
Il mito di re Mida e le Metamorfosi di Ovidio
La storia del re Mida ci viene raccontata da Ovidio nell’XI libro delle Metamorfosi, vv. 85-145. Proprio come nel cartone in questo mito ritroviamo sia il motivo del desiderio che quello della sete di ricchezza.
Successe infatti che Mida, re della Frigia, avesse un giorno ritrovato Sileno, precettore del dio Bacco, vagabondare ubriaco per i suoi giardini.
Così il re decise di ospitarlo e di dare una festa in suo onore, per poi riaccompagnarlo dal suo Pupillo.
Bacco, pensando che Sileno fosse morto, nel rivederlo provò una gioia tale da decidere di ringraziare Mida, offrendogli la possibilità di esprimere un desiderio che lui avrebbe esaudito.
Ma il re non fu saggio nel farlo, in quanto chiese appunto di poter trasformare tutto ciò che toccava in oro.
Ma se all’inizio il desiderio sembrò un potere presto si tramutò in disgrazia, in quanto capì che nonostante la ricchezza che ora lo circondava, era diventato più povero di prima, non potendo neanche più nutrirsi.
Diversamente dal cartone però, dove l’antagonista è causa della propria morte, Mida si pente del desiderio che ha espresso e prega il dio Bacco, che mostrandosi mite, lo priva del desiderio che fu causa della sua disgrazia.