La maschera come simbolo e rappresentazione: Watchmen, Lévinas, Bordieu, kant

dietro si nasconde un volto, e tuttavia per gli altri ne esiste un’altro, sia visibile che invisibile, impresso negli sguardi della folla.

Attraverso Watchmen, e con l’aiuto di Lévinas, Bordieu e Kant, comprenderemo gli aspetti salienti della maschera. Perché se dietro di essa di cela un’uomo, attraverso di essa si riflette il sovrasensibile.

Il volto nell’interiorità

Secondo Lévinas, il volto diviene uno specchio dell’interiorità dell’essere umano. Ma non solo! Il volto è un ponte in grado di collegare gli uomini. È attraverso di esso che le interiorità, ovvero i pensieri ed i caratteri dell’uomo stesso, sono in grado di sfociare all’esterno, mettendosi in comunicazione le une con le altre. Così, diviene chiaro che il volto racchiude in se un simbolismo preponderante.
I significati del volto sono molti e sfaccettati. Dalla sociologia, alla psicologia ed alla filosofia, il volto è sempre stato inteso come un elemento fondamentale dell’essere umano. E tuttavia, esso non possiede una forma specifica ed universalizzata. È la sua continua diversità ad incrementare il suo valore. Come se ogni volto non fosse che la rappresentazione tangibile della nostra anima, sempre diversa, e per questo sempre unica.

Ricongiungersi alla totalità

Ma quando il volto cessa di esibire il suo valore connettivo, e viene usurpato da una maschera usata invece come difesa?

É infatti quest’ultima, a permettere la genesi di ogni supereroe che si rispetti. Non importa se spari raggi dagli occhi o o si nasconda nel buio come un pipistrello. Senza un’identità segreta, e quindi una maschera a permetterla, il supereroe non diverrebbe altro che un uomo normale, soggetto e vincolato ad una società che gli impone leggi, doveri, e divieti.
Cosi diviene chiaro, che la maschera non rappresenta solo una difesa, ma anche un modo per svincolarsi da una società che non lascia spazio ad eroi, se non a quelli mediatici. E tuttavia, il valore della maschera non finisce qui.

La metamorfosi dell’eroe

Perché la maschera è unica per ogni supereroe? Potrebbe sembrare evidente, eppure questo concetto racchiude in sé implicazioni sconcertanti.

Secondo Kant, il simbolo è l’esibizione del sovrasensibile nel sensibile. In altre parole, il simbolo è composto da un oggetto sensibile e materiale a cui viene attribuito un concetto astratto. Questi due lati, il materiale e l’astratto, vanno a congiungersi in un simbolo unico e rilevante. Tuttavia, Robert Heinlein dice che non esistono strumenti e mezzo buoni o cattivi. Diventa morale solo l’utilizzo che l’uomo ne fa. Così, se un simbolo può rappresentare la salvezza, talvolta può consumare fino all’essenza il suo utilizzatore.

Il caso Rorschach

Secondo Bordieu, l’uomo è un’ essere in grado di unire nella sua essenza passato, presente e futuro. La capacità in grado di permetterglielo viene detta Habitus.
Eseguendo determinate azioni molteplici volte, l’uomo vi costruirà attorno un’abitudine. È quest’abitudine, detta habitus, che si ripercuote, una volta costituita, persino nel nostro futuro. Le abitudini sono difficili da creare, ma ancor più difficili da togliere.

Rorschach è un eroe solitario che ha visto il peggio del mondo. Temprato da una strada di dolore e amoralità, la sua mente ha dovuto costruirsi una barriera attorno per non sprofondare in un baratro di follia. Questa barriera prende forma nella sua tetra maschera, che rappresenta il celeberrimo test di Rorschach. È questo sumbolismo, nascosto nella sua maschera, a mostrare un lato della psicologia di Rorschach tremendamente inquietante. Lui non si crede più un uomo, ma un vero e proprio giustiziere. Lui è il vero test di Rorschach, pronto ad emettere il suo truce giudizio su ogni criminale che gli capiti a tiro. Il suo lato umano viene annichilito e ridotto in cenere dalla sua parte più amorale, costruendo attorno al suo nuovo essere, rappresentato dalla maschera, un habitus troppo radicato per poter essere represso.

Cosí, la maschera da difesa si trasforma in arma. Un’arma in grado di distruggere persino il suo portatore sotto il suo peso straziante e solitario. Perché quando l’odio e la solitudine diventano habitus, qualcosa di umano insito in noi comincia a spezzarsi, perso in un lamento straziante impresso perennemente sulla sua truce maschera caricaturale.

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