La buona novella è uno dei concept album del cantautore, nato dalla lettura dei Vangeli apocrifi. Quali sono le sue considerazioni in merito?
Da buon anarchico De André non poteva esimersi da una libera interpretazione dei Vangeli apocrifi e neanche da una generale considerazione delle figure storiche e bibliche presenti in essi, tanto da affermare: «Avevo urgenza di salvare il cristianesimo dal cattolicesimo. I vangeli apocrifi sono una lettura bellissima con molti punti di contatto con l’ideologia anarchica» (Ansaldo, 2015).
Cosa s’intende per Vangeli apocrifi?
I Vangeli apocrifi sono testi di carattere religioso, legati alla figura di Gesù Cristo i quali non fanno parte del canone biblico, ma come mai? La motivazione, invero, è molto semplice: non furono considerati in linea con l’ortodossia cristiana, per cui vennero esclusi dalle liturgie pubbliche. Il termine apocrifi, infatti, deriva dal lat. tardo apocryphus e dal gr. apókryphos, con il significato di “occulto” o “segreto”, oggi inteso come “riservato a pochi”. L’interesse per tali letture matura soprattutto in campo liturgico e letterario, in particolar modo per tutti quei nuclei riguardanti l’infanzia di Gesù, la storia di Maria o, ancora, il periodo successivo alla resurrezione.
Come nasce La buona novella?
L’idea non fu di De André, bensì di Roberto Dané, arrangiatore e paroliere, che pensò di collaborare prima con Duilio Del Prete, per poi passare ad Antonio Casetta, il quale decise di affidare il compito a De André, cosciente anche di una maggiore esposizione. A leggere insieme a De André i testi, c’era anche Dané e il lavoro complessivo di lettura, trascrizione e stesura, durò più di un anno. Ciò che caratterizza tale produzione è l’aspetto molto più umano delle figure bibliche, solitamente trascurato. Il risultato? Per De André uno dei lavori meglio riusciti, concepito e steso durante un periodo abbastanza particolare, quello dei moti studenteschi.
Contenuti e riflessioni: la figura di Maria in De André
Laudate Dominum introduce la narrazione, per poi passare L’infanzia di Maria. Raramente si parla della madre di Gesù in questi termini: Maria bambina vive una terribile infanzia, segregata in un tempio. Vittima, quasi, della natura, quando la sua verginità che si tingeva di rosso viene fuori e il menarca arriva, viene data in sposa a un uomo molto più vecchio di lei, il falegname Giuseppe, costretta ad attenderlo per quattro anni in casa, mentre lui era fuori per lavoro. Dopo Il ritorno di Giuseppe si passa a Il sogno di Maria canzone in cui viene rievocato il tempio e fa capolino il motivo dell’angelo, famosissimo nella religione cristiana, il quale – come da canone – le dà la notizia della futura nascita di un bambino. Il concepimento, però, non è di carattere divino come quello dei Vangeli canonici:
– Lo chiameranno figlio di Dio –
Parole confuse nella mia mente,
svanite in un sogno, ma impresse nel ventre
La maternità annunciata, ma soprattutto inaspettata prende forma in Ave Maria, testo che può essere considerato come una sorta di omaggio al concepimento, non solo di Maria, ma di tutte le donne. Ritmi molto più forti segnano il passaggio alla costruzione della croce, battuta proprio da un falegname, sulla quale il figlio verrà crocifisso, senza dimenticare, naturalmente, i ladroni. Si arriva a Via della Croce e a Tre madri, strettamente correlate: i pensieri anarchici di De André prendono forma, insieme lo strazio per i figli crocifissi:
Confusi alla folla ti seguono muti,sgomenti al pensiero che tu li saluti: “A redimere il mondo” gli serve pensare, il tuo sangue può certo bastare.La semineranno per mare e per terratra boschi e città la tua buona novella, ma questo domani, con fede migliore, stasera è più forte il terrore.(Via della Croce)
Che forse, una stesura di questo stampo, in un periodo come il Sessantotto, potrebbe stupire ogni lettore, ma: «Si chiamava Gesù di Nazaret e secondo me è stato ed è rimasto il più grande rivoluzionario di tutti i tempi.» (Dal concerto al teatro Brancaccio, 14 Febbraio 1998).