L’Espressionismo si delinea come un movimento culturale ampio in grado di abbracciare molte arti.
Liberare al massimo la propria emotività, che sia su una tela con un pennello o su un foglio di carta con una penna, è il cuore di questo prorompente movimento.
L’Espressionismo
La fine dell’800 e l’inizio del ‘900 costituiscono per l’Europa un momento di grande fermento culturale, dato anche il confronto artistico e lo scontro ideologico da parte di due opposti tipi di sentire l’arte: Impressionismo ed Espressionismo. Se il primo privilegia il rifiuto della soggettività e la pittura all’aria aperta, il secondo trova il suo ubi consistam nella vulcanica espressione del proprio io, allo stesso tempo causa e fine dell’atto. Se il centro primigenio di irradiazione è la Germania, il nuovo impulso si trasferisce poi con forza e velocità in tutto il continente, portandoci a riconoscere varie tipologie di espressionismo in base alla geografia europea. Incisività, decisione, rivoluzione: queste le parole chiave che ci accompagneranno nel nostro percorso di oggi, un percorso che si diramerà seguendo due vie parallele ma accomunate da presupposti comune: le arti figurative e la letteratura.
La violenza del colore e del messaggio
Nelle arti figurative il movimento espressionista si caratterizza per la pervasiva incisività, tratto basilare che assumerà forme e contenuti differenti secondo il luogo di genesi e successivo studio, nato dalla volontà di comunicare il proprio stato d’animo: la condizione esistenziale si staglia prorompente agl’occhi dell’osservatore che percepisce nell’immediato il messaggio. Altro carattere peculiare è la violenza sia cromatica, con l’uso dunque di tonalità eccessive e contrasti impattanti, sia della comunicazione, con una rivoluzione del linguaggio e sia fisica, con forti deformazioni sui soggetti. La riconoscibilità di un tipo d’arte siffatta è indubbia ora ma lo fu già nei primi momenti di vita, durante i quali la critica artistica del tempo non tardò nel classificarla in modo sprezzante. In Francia i pionieri del nuovo stile furono definiti Fauves, ossia “selvaggi”, a causa dell’aggressività del colore succitata che stonava con evidenza se paragonata alla sobrietà tipicamente impressionista. Tra essi riconosciamo maestri assoluti quali Matisse e Derain. In Germania invece notiamo la formazione di due gruppi d’artisti, uno successivo all’altro: “Die Brucke” e “Der Blue Reiter”. “Die Brucke”, traducibile con “Il ponte”, nasce nel 1905 a Dresda distinguendosi per la forte volontà oppositiva e la grande tensione esistenziale ossessiva che si tramuta in soggetti grotteschi. “Der Blue Reiter”, ossia “Il cavaliere azzurro”, nasce nel 1911 e vede tra i suoi più grandi esponenti il russo Kandinskij, promotore di un espressionismo più “mitigato” vicino all’esperienza dei Fauves francesi. Altri importanti artisti sono Egon Schiele, Edvard Munch ed Ernst Kirchner.
La rivista “La Voce” e i suoi protagonisti
L’Espressionismo abbraccia moltissime arti diverse tra cui anche la letteratura. In merito è possibile distinguere tra due tipi di Espressionismo, uno come avanguardia e uno come filtro letterario. Il primo si riferisce direttamente a ciò di cui abbiamo tosto discusso, inquadrando storicamente il movimento a inizio ‘900 mentre il secondo, invece, richiede maggior approfondimento. In letteratura possiamo individuare una tendenza espressionistica ogni qual volta vi sia un poderoso intervento sul lessico tanto che Gianfranco Contini, letterato novecentesco italiano di assoluto valore, ha riferito tale postura lessicale addirittura al padre Dante Alighieri, compiendo dunque un salto temporale di circa 600 anni ma anche a Carlo Emilio Gadda, autore raggiunse la fama solo negli anni ’60 del ‘900. Gli interventi operati dagli espressionisti italiani furono veramente decisi, basati sull’incisività di un linguaggio giornalistico agile e moderno che fosse in grado di raggiungere varie fasce di lettori e non relegando la cultura alle sole sfere alte aristocratiche ben istruite. Tutti questi giovani intellettuali vogliosi di rivoluzione si riunirono attorno alla rivista “La Voce”, fondata nel 1908 da Prezzolini e Papini. Col tempo verranno definiti “Vociani” e assumeranno le vesti di rivoluzionatori del gusto letterario, trovando nell’uso del frammento l’emblema ideologico: brevità e incisività che lo avvicinano alla forma dell’epigramma. Oltre ad una esuberanza innovativa in materie di lettere, i Vociani si faranno promotori di avveniristiche proposte politiche quali il suffragio universale maschile e il diritto al divorzio.