La cultura americana anni ’50 e ’60 raccontata da Parsons e da “Happy Days”

Gli USA si raccontano al mondo e a loro stessi come il paese dove può realizzarsi il sogno americano. Ma è davvero così?

La seconda guerra mondiale è finita, ma non si fa nemmeno in tempo a festeggiare che già si annuncia la cortina di ferro. Un conflitto serrato tra due visioni del mondo sta per cominciare, e l’American Way of Life diventa l’arma più potente di tutte.

Gli USA si propongono come guida del mondo

La seconda guerra mondiale finisce grazie alla collaborazione di USA e URSS che sconfiggono le forze nazifasciste. Tuttavia l’alleanza rivela già da subito la sua enorme precarietà, un alleanza nata soltanto dal nemico comune e che si apre da subito a una guerra fredda. Una guerra però non classica, entrambe le potenze hanno armi in grado di sterminarsi a vicenda, ed è già chiaro che non ne gioverebbe nessuna delle due.

Così la guerra si sposta sul piano ideologico, perché il conflitto si gioca sul piano della Politica (con la P maiuscola) ovvero due modi di essere, due visioni del mondo, due concezioni antropologiche che si scontrano sul piano politico, economico e culturale. Specialmente in questo ultimo campo, gli USA fanno del loro American Way of Life il loro cavallo da battaglia.

L’Europa diventa il principale bersaglio. Gli URSS hanno già i loro paesi satellite e gli USA sanno che non possono levarglieli tanto facilmente, ma gli altri paesi sono una posta in gioco. L’Italia è un caso esemplare, forse perché ha il più grande partito comunista d’Europa, con a capo Togliatti che ha passato il ventennio fascista in Unione Sovietica con Stalin, forse perché rappresenta il principale sbocco sul mediterraneo (che sarà infatti tappezzato di basi NATO come una groviera di buchi). Fatto sta che in Italia il conflitto ideologico è stato fortissimo, rappresentato dalla DC di De Gasperi che vicinissimo agli states si contrapponevano ai comunisti.

American Way of Life e Talcott Parsons

Ma in cosa consiste questo sogno americano? In cosa consiste questo stile di vita? Servirebbe un libro per parlarne approfonditamente, ma i punti centrali sono chiari.

  1. Il successo lo possono raggiungere tutti. La retorica è che tutti hanno le stesse possibilità, quindi chi sarà più bravo, più meritevole, più capace, potrà raggiungere il tanto agognato successo economico, successo sociale, otterrà un lavoro ben retribuito, chi non riesce è perché non è in grado.
  2. La vita è più semplice e comoda con il mercato, con lo sviluppo tecnologico, con la scienza. La medicina fa progressi e prima o poi si potrà curare di tutto, lo sviluppo tecnologico migliora la vita di tutti, aumenta il confort. Rende più produttivi gli imprenditori e lascia più tempo libero alla moglie grazie agli elettrodomestici, così che può andare dal parrucchiera, dall’estetista, anche lei ha il suo tempo libero.
  3. La libertà è sacra. Sull’eterno dibattito tra libertà e uguaglianza le posizioni sono chiare. Per gli USA è la libertà e per l’URSS l’uguaglianza.

Talcott Parsons è un sociologo che vive in quegli anni e che condivide questi ideali e valori, credendo inoltre che sono dei valori centrali per la società e per il sistema sociale, e che anzi perderli rischierebbe di mandarla in rovina. Ambigua anche la posizione sulla donna, che vede come angelo del focolare domestico, mentre il marito va a lavoro.

Idealizzazione e critica tra “Happy Days” e scienze sociali

“Happy Days” è forse il simbolo più celebre che rappresenta gli Stati Uniti di quegli anni. Una famiglia americana borghese tipica viene raccontata presentando tutti gli stereotipi possibili. Il padre che ha un buon lavoro, il figlio studia e la madre che si occupa della casa. Raccontando poi la vita borghese di questa famiglia e dei suoi amici.

Tuttavia la realtà non è sempre la fantasia, non è né un romanzo né un film, né tantomeno una sitcom. Così che tutte le contraddizioni di quella società, definiti da Parsons episodi di devianza che vanno repressi in quanto rischiano di mettere in discussione l’ordine del sistema sociale, esplodono come tutte le cose compresse a lungo. Le proteste che culminano nel ‘68 fanno partecipare tutti, studenti, neri, movimenti femministi. 

Le scienze sociali recepiscono questo messaggio e da un’altra parte ne contribuiscono attivamente. Si vede che a fare carriera ed avere successo non sono i bravi, né i meritevoli, ma i bianchi, maschi e borghesi. La scuola funge spesso in modo subdolo per allontanare quelli che non sono di buona famiglia, accusati anche di non impegnarsi o di non essere capaci.

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