L’anime “Fire Force” racconta le avventure di speciali pompieri alle prese con la combustione umana spontanea, un misterioso fenomeno che accade realmente e divide gli scienziati sulle possibili cause.

La combustione umana spontanea, il tema principale di Fire Force, è un misterioso fenomeno che accade realmente di cui non si conosce la vera causa. Nell’anime è la prima causa di morte e può accadere a chiunque in qualsiasi momento, senza preavviso e con conseguenze devastanti per l’ambiente e per le persone circostanti. In realtà, episodi del genere non sono così comuni né violenti e sono state fatte numerose ipotesi e speculazioni sulla loro origine.
Fire Force in breve
In questo anime shōnen si vedono scontrarsi continuamente gli Infernals (in italiano Incendiati), detti anche Prima Generazione, e le Brigate Speciali, squadre di “pompieri” composte da umani con o senza poteri. La Prima Generazione è quella degli umani che prendono fuoco per combustione spontanea, diventando potenti creature soprannaturali. La Seconda Generazione è invece capace di dominare e manipolare il fuoco già esistente a suo piacimento, mentre la Terza è costituita da persone che si sono adattate all’autocombustione e possono creare fiamme dal loro corpo senza venirne bruciati. Queste ultime due categorie spesso fanno parte delle Brigate per neutralizzare la minaccia degli Incendiati, affiancate da persone senza poteri: alcune utilizzano armi tradizionali per combattere i nemici, altre fanno parte dell’Holy Sol Temple, la religione dominante in questa ambientazione, e pregano per le anime degli Infernals affinché trovino la pace. Il protagonista, Shinra Kusakabe, è un adolescente della Terza Generazione che produce fiamme dai piedi e vuole riscattare la propria fama di demonio per aver provocato un incendio ed ucciso la sua famiglia. Da quel momento, quando è sotto stress, sviluppa un “sorriso nervoso” che gli causa spesso malintesi.
La combustione umana… spontanea?
Questo particolare fenomeno, che può sembrare persino paranormale, esiste davvero e ci sono diversi episodi documentati che lo dimostrano, ma divide la comunità scientifica circa le cause e soprattutto l’apparente spontaneità. Si tratterebbe infatti di una morte per incendio senza una fonte di accensione esterna, per cui è stata ipotizzata l’esistenza di una reazione chimica all’interno dell’organismo che la scateni. Ad aggiungere mistero a questi episodi ci sono altri due fatti: solo il corpo viene carbonizzato, senza intaccare l’ambiente circostante (come invece avviene nell’anime) e spesso accade durante il sonno. Tuttavia, dopo un’importante indagine compiuta dall’investigatore scientifico Joe Nickell e dall’analista forense John F. Fischer su diversi casi nei secoli XVIII, XIX e XX, è stata fatta un po’ più di chiarezza ed è stato in parte accantonato l’alone di mistero: le notizie che riportavano queste morti spesso omettevano che vicino ai corpi inceneriti c’erano effettivamente fonti di calore (sigarette, candele, stufe o camini) per speculare su questo singolare fenomeno. Inoltre, molti casi di autocombustione hanno colpito persone con caratteristiche simili come l’alcolismo e il sovrappeso.
L’effetto stoppino
Appurato che la combustione umana non è propriamente definibile “spontanea” dato che sembrerebbe esserci una fonte di calore che innesca il processo, sono state avanzate più ipotesi plausibili che spiegano la sua origine. L’effetto stoppino o effetto candela inverso è in grado di spiegare come mai solo il corpo viene intaccato dalle fiamme e non ci sono danni estesi a letto, mobili o pavimento: dato che in molti casi il defunto era sovrappeso, ad una iniziale combustione dei vestiti (lo stoppino) si aggiunge il grasso corporeo che fonde ad alte temperature ed inizia a bruciare a sua volta (la candela), essendo costituito da lunghe catene di idrocarburi altamente infiammabili. Il processo, molto lento e con deboli fiamme, si autoalimenta finché c’è grasso da bruciare, producendo fuliggine, monossido di carbonio (CO), anidride carbonica (CO2) e vapore acqueo. La maggior parte dei lipidi in eccesso provenienti dalla dieta viene immagazzinata dagli adipociti in goccioline lipidiche, formando il tessuto adiposo, ma queste molecole sono presenti in tutte le cellule a formare la membrana cellulare e le membrane degli organuli (costituite perlopiù da fosfolipidi).

Altre possibili cause
Dagli studi condotti sui vari casi, sono emersi anche altri fattori comuni che possono facilitare l’autocombustione:
- chetosi: è uno stato metabolico causato dall’alcolismo cronico o da una dieta ricca di grassi e povera di carboidrati. Notoriamente l’alcol è una sostanza altamente infiammabile ma non è il diretto responsabile del fenomeno, bensì sembrano esserlo i suoi prodotti metabolici detti corpi chetonici (tra cui l’acetone, molto volatile);
- metano: questo gas combustibile, prodotto da alcuni batteri intestinali digerendo il cibo, può fuoriuscire dai pori della pelle ed accendersi ad una scintilla;
- sonno e problemi motori: normalmente, una persona cosciente si accorgerebbe se stesse prendendo fuoco. Tuttavia, nella maggior parte dei casi studiati si trattava di persone anziane addormentate in seguito all’ingestione di sonniferi e/o alcol e con problemi di peso, il che contribuisce a spiegare come mai non si sono salvati nonostante la lentezza del processo.
- ipotesi pseudoscientifiche ed immaginarie: come in tutti i fenomeni misteriosi, non mancano spiegazioni strampalate che contemplano poltergeist, fulmini globulari o violente reazioni chimiche interne.

La preghiera agli Incendiati
Semmai vi trovaste di fronte ad un caso di combustione umana “spontanea”, ora sapete come poter pregare per l’anima del deceduto grazie a Fire Force: “Le fiamme sono il respiro dell’anima. Il fumo nero dona affrancamento all’anima. Cenere alla cenere. Possa la tua anima fare ritorno alla Grande Fiamma. Làtom.”

Cristiano Monti