Machete Mixtape Vol.4: avanguardia e riscoperta nel quarto mixtape firmato Machete

Sette del mattino. L’insonnia mi tiene sveglio già da un paio d’ore, quando una lucida intuizione mi trapassa: -Oggi è il 5 Luglio; è uscito Machete Mixtape Vol.4-. Da sfegatato fan di Salmo e del crew Machete quale sono, corro a prendere gli auricolari. Ascolto tutte e 18 le tracce. Soltanto una manciata di queste mi colpiscono. Rimango deluso. Non sono però uno stupido, esigente sì, ma non stupido. Ad oggi sono a dieci riascolti integrali dell’album e questo è quanto credo di averne colto. Tra avanguardia e riscoperta, anche questa volta Machete Crew ha fatto la differenza.

Machete Mixtape 4

Tradizione Machete

Il Machete Mixtape Vol.4 è l’ultimo di una collezione di compilation che conta appunto quattro episodi. Il primo mixtape targato Machete uscì nel 2012 e manco a farlo apposta fu la fine del mondo. Pessime battute a parte, quel che colpì al tempo le mie giovani orecchie, affamate di suoni ribelli, fu proprio il sound esclusivo della Machete. Beat pesanti, carichi di influenze dubstep ed elettroniche, ed un flow martellante. Incastri pazzeschi, che erigevano costruzioni metriche di una solidità impensabile, al tempo, per quei BPM e quei bassi distorti. Tutte cose che ho ritrovato e risentito nei Machete Mixtape successivi, ma che a malincuore, inizialmente, non ho colto nel quarto volume. Per me i Machete Mixtape hanno sempre rappresentato il lato duro dell’Hip-Hop italiano, quel lato oscuro del rap che solitamente non passavano per radio. Anche al terzo volume, quando ormai la fama dei macheteros era riconosciuta, nella mia mente essi restavano gli anti-eroi della musica italiana. A darmi questa impressione era la persistenza di quella vena hardcore che avevo apprezzato nella Machete fin da subito. In Machete Mixtape Vol.4 questo aspetto mi è sembrato messo in secondo piano, in favore invece della trap e dei nuovi sound.

Come già detto poco sopra, questa prima impressione negativa fu causata più da una mia aspettativa che da una scarsa qualità del disco. La trap, eccetto pochissime eccezioni, non mi piace. Non mi piacciono la sua estetica, le sue classiche sonorità e la totale trascuratezza dei testi. Tha Supreme, presente come produttore e trapper nel mixtape, giovanissimo talento, è uno dei pochi artisti del genere che apprezzo. Eppure in questo lavoro non mi ha convinto. Così come non mi hanno convinto GhaliTedua e Beba, ma neppure un mostro sacro come Nitro, con Tedua e thaSup. nel pezzo No Way. La cosa che mi ha disturbato è stato più che altro trovare nel Machete Mixtape Vol.4 artisti che non sarei mai riuscito ad associare alla Machete wave. Se il discorso sui testi è trascurabile, dato che stiamo parlando di un mixtape, disimpegnato per natura, il ‘colpo basso’ l’ho sentito in particolare sullo stile. Mi aspettavo di trovare il suono Machete, ma ho trovato qualcosa di differente, completamente.

Machete Mixtape 4

O cambi corrente, oppure l’acqua stagna

Solo al sesto ascolto ho iniziato a capire. Da sempre Salmo e il suo crew si sono distinti per la capacità di anticipare le tendenze, di porsi come avanguardia musicale e artistica in generale. Restare ancorati alle stesse sonorità e agli stessi ritmi, significa perdere questa dimensione avanguardistica e creare un canone. L’anticonformismo può e spesso diviene canone e l’abilità di un artista che si reputi d’avanguardia, è quella di saper essere sempre punk anche nei confronti di ciò che si è creato. Il succo concettuale del Machete non si è perso, ma vive in nuove forme, abbracciando le nuove tendenze e trasportandole nel proprio mondo. Tutti gli artisti, anche i più improbabili, entrano nel mondo devastato e surreale del Machete Mixtape con la propria personalità. Basti vedere Ghali, happy trapper per eccellenza, come si muove sul beat della traccia Goku. La trap viene abbracciata, sì, ma adattata alle inclinazioni del Machete Crew, escludendo ad esempio l’autotune, quasi del tutto assente, e prediligendo un flow fitto e martellante. Una trap, se non hardcore, perlomeno autenticamente incattivita. Nell’era della trap, pezzi come Star Wars e Orange Gulf, autenticamente hip-hop, con delle chiare reminiscenze old school, sono poi vero anticonformismo. Recuperare il classico, specie se quel classico pesante che era l’hip-hop negli anni Novanta, è ad oggi un atto di anticonformismo. Stesso discorso vale per il pezzo in apertura all’album, Bud Spencer, in linea con le sonorità rock del vecchio Hellvisback, album di Salmo del 2016.

Non sono poi mancate vere e proprie perle d’avanguardia, per l’appunto quella manciata di pezzi che mi hanno colpito fin da subito. In primis Gang!, pezzo con vari rimandi ritmici al latino americano e al reggaeton, vicinanza stilistica rafforzata dalla presenza della strofa in spagnolo di El Raton. Forse uno dei primi tentativi di tradurre il genere verso un hip-hop più aggressivo.  Vi è poi da annoverare Ho Paura di Uscire 2, degno successore della traccia omonima del disco Playlist di Salmo. In questo pezzo, come nel progenitore, è fortissima la componente techno del beat, su cui Salmo e Lazza si destreggiano con incredibile precisione. A questo sperimentalismo di commistione rap-techno, appartiene anche l’ultima traccia, Mammastomale, affidata ai flow da capogiro di Gemitaiz e Izi. Di questo brano quel che colpisce è sicuramente il beat e soprattutto il ritornello, cantato da Salmo, che proietta in una dimensione stroboscopica, allucinatoria, da discoteca hardcore.

Machete Mixtape 4

Salmo, direttore dell’orchestra Machete

Convenute queste scelte artistiche, tutto è apparso finalmente eccezionale quant’è. Machete Mixtape Vol.4 pare sia stato pensato in 45 giorni e registrato in 15, parallelamente a casa di Salmo, ad Olbia, e nello studio di Marracash, a Milano. L’idea è nata istintivamente e per questo non vi è stata particolare cura nella componente pubblicitaria. Semplicemente Salmo avrebbe deciso di riunire il crew e ricreare compattezza nel collettivo, proprio creando un nuovo mixtape. Salmo è infatti il grande direttore artistico dell’album. Con strofe, ritornelli, produzioni e hosting, oltre ad essere continuamente citato dagli altri artisti dell’album. Salmo stesso crea circolarità nel Machete Mixtape Vol.4, intrecciando un citazionismo autoreferenziale, ma mai  banale, che va dai suoni alle punchline utilizzate. Egli è a tutti gli effetti il frontman della Machete, in qualità non solo dei suoi incredibili successi musicali, ma anche e sopratutto grazie al suo intuito.

Come già diceva Salmo nell’ormai lontano 2011 nel pezzo Vuoto: “O cambi corrente, oppure l’acqua stagna“. Il re della Machete conosce le potenzialità delle nuove leve, le osserva con grande interesse, e da esse si rinnova. Va però oltre ancora. Per evitare che un giovane talento, quale fu lui al tempo, mini il suo impero, Salmo apre le porte di casa. Non vuole attendere che un millennial si appropri con la forza del suo impero e perciò cerca a chi passare il testimone. I veri protagonisti di questo mixtape sono infatti le nuove leve. Shiva, ThaSupreme e Beba, ma anche e Lazza e Dani Faiv. Portano il loro suono in Machete e affiancano i mostri sacri del crew, mutando anche paradigmi assodati, come i tradizionali featuring Salmo-Nitro, ora sostituiti dall’accoppiata Salmo-Lazza.

Il Machete Mixtape Vol.4 è quindi autenticamente Machete, ma anche costruito sul principio dell’appiattimento del conflitto generazionale. Ancora una volta, ribaltando i propri stessi schemi, Machete Crew si è dimostrata la crew italiana più all’avanguardia, oltre che la più longeva.

Alessandro Porto

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