Questa settimana il papa emerito Benedetto XVI ha compiuto 93 anni dopo una vita passata a difendere la Chiesa

Benedetto XVI è considerato da molti l’ultimo papa d’occidente, in quanto quasi come un avverarsi della profezia di Nietzsche l’umanità sembra aver dimenticato Dio ed i valori su cui è stata costruita la Chiesa, proprio per questo durante il suo pontificato Benedetto XVI ha provato a rianimare anche razionalmente le strutture della Chiesa, ma dopo tanti sforzi con l’età che avanzava ha capito che non ha le forze per quest’impresa e passa il compito a papa Francesco che a quanto pare prende una direzione totalmente diversa dal suo predecessore.
Benedetto XVI

Joseph Ratzinger, è anche un uomo di ragione oltre che di fede, infatti da giovane insieme a suo fratello ha studiato filosofia, questo studio gli ha permesso di costruire una notevole produzione filosofica e teologica, che a suo avviso saranno strumenti per difendere ciò che rimane della cristianità dato che ormai con i progressi della scienza nei secoli e con l’avvento dell’Illuminismo si sono rigettati i vecchi valori in quanto non andavano più bene con i nuovi modelli di pensiero. Con questa precisazione si può comprendere dunque che per costruire un credo non ci si può più basare solo sul dato di fede consegnatoci dalla Rivelazione, ma bisogna impostare basi razionali per far accettare la religione ad un mondo totalmente laico. Prima di diventare papa, Joseph Ratzinger ha visto la distruzione della vita morale e di conseguenza anche del mondo cristiano con i suoi occhi, infatti la sua famiglia è stata vittima delle violenze naziste che lo hanno privato di un cugino a causa della sua disabilità; tuttavia anche con la fine della guerra ha vissuto in un mondo diviso a metà tra le dittature capitaliste e comuniste, secondo il papa ormai l’umanità era già caduta nell’abisso citato da Nietzsche. Come si può salvare l’umanità partendo dalla Chiesa?
Lo studium benedettino

Benedetto XVI non scelse questo nome da pontefice per caso, infatti la scelta di questo nome fa capire come il pontefice voglia legarsi alla tradizione medievale (uno dei periodi più fiorenti della Chiesa) ed in particolare alla figura di San Benedetto da Norcia, che proprio come Ratzinger si è ritrovato a vivere a cavallo di due epoche, tra la tarda antichità e l’Alto Medioevo, in un’Italia romana conquistata dagli Ostrogoti, un popolo di fede ariana che rischiava di distruggere la neonata Chiesa Romana. Benedetto da giovane era stato a studiare a Roma ospitato dal suo illustre parente Severino Boezio, anch’egli un noto filosofo della Patristica. Tuttavia Benedetto durante il soggiorno romano partecipa anche a molte feste delle matrone della Città Eterna, in queste feste è scandalizzato dai livelli di corruzione che infestano la città, è deluso anche dai suoi colleghi prelati che si abbandonavano ai vizi della bella vita. Così Benedetto lascia Roma ed inizia un pellegrinaggio eremitico sulle colline rintanandosi poi nella grotta di Subiaco dove digiuna fin quando un monaco di passaggio lo trova e gli porta del cibo, Benedetto dopo aver suscitato l’interesse delle piccole comunità collinari decide di fermarsi sulle montagne circostanti per costruire i monasteri, che egli stesso definisce “Città di Dio” proprio perché nei suoi ambienti si conserva la cultura e la moralità dell’umanità, è il luogo perfetto per lo studium, mentre intorno a lui in tutta Italia imperversano scontri e violenze a causa della guerra Gotica tra Bizantini e Ostrogoti.
La visione agostiniana
Benedetto XVI si rende conto che in un mondo interconnesso non possono esserci dei monasteri isolati sulle montagne per salvare la fede, quindi capisce che deve adottare un metodo propedeutico razionale per far accogliere il significato della fede cristiana, per questo è anche un’esperto studioso delle opere di Sant’Agostino, il filosofo ipponate infatti fu il primo a teorizzare una spaccatura tra mondo e Chiesa. In una delle sue maggiori opere, La Città di Dio, mette a confronto l’Impero Romano, che rappresenta i vizi ed i peccati del mondo terrestre, con la Chiesa, che permette attraverso virtù e fede di ottenere l’accesso alla vita eterna. Il filosofo teorizza che le due entità siano soggette alla Provvidenza divina, che alla fine dei tempi farà trionfare la Chiesa sull’Impero Romano ripristinando così la purezza del mondo senza il peccato. Benedetto XVI si rende conto che purtroppo la tesi di Agostino non si è avverata, anzi, da quello che dimostra l’esperienza la Chiesa sembra essere già caduta sotto l’immoralità dei vizi, per questo il papa lascia il suo posto essendo ormai troppo debole per combattere una battaglia che sembra essere persa in partenza e si ritira in meditazione anch’egli come Benedetto da Norcia.
La divisione che attribuite a S.Agostino tra mondo (=Impero) e Chiesa è inesatta, avete semplificato in modo tale da travisare il significato della distinzione civitas dei e civitas terrena. Con rispetto
Concordo sul fatto che la spiegazione è semplificata, ma l’ho resa tale per due principali motivi: “La Città di Dio” è un’opera di tale grandezza che i suoi 22 libri non possono essere illustrati in due righe di paragrafo, poi ho voluto rendere la distinzione più simbolica per far comprendere meglio il concetto anche per chi non studiasse filosofia. Ecco una distinzione più corretta sarebbe identificare la civitas terrena con il mondo corruttibile sublunare mentre la civitas dei si riferisce non tanto alla struttura fisica della Chiesa ma alla dimensione spirituale propria di Dio, la quale deve essere raggiunta attraverso la guida di una Chiesa retta