Parliamo di Storia.
Possiamo definire un Turning Point un episodio talmente influente sul corso degli eventi tale da poter immaginare una serie di universi paralleli potenzialmente realizzabili in assenza di esso. In questo primo articolo di rubrica parleremo di un incidente che, se non si fosse verificato, probabilmente gli equilibri geopolitici come li conosciamo oggi sarebbero completamente stravolti.
2 maggio 1982. Guerra delle Falklands. Successivamente all’affondamento dell’ incrociatore argentino ARA Belgrano da parte del sottomarino britannico HMS Conqueror (rendendo la nave la prima nella storia ad essere stata affondata da un battello a propulsione nucleare), la Marina Argentina optò per il ritiro integrale della flotta dalla exclusion zone stabilita dal governo inglese all’interno delle acque territoriali delle Isole Falklands. Tale decisione costrinse de facto il generale Leopoldo Galtieri (capo di stato della Junta Militàr, quella che noi conosciamo come direzione della dittatura militare argentina) a rimettere le sorti di questa strana guerra nelle mani sole dei coscritti stazionati a Puerto San Carlos ed ai suoi ,per quanto valorosi, pochi assi dell’aviazione dell’ ARMADA (Marina militare, nda). Da lì a poco, la Royal Navy avrebbe tentato di stabilire una testa di ponte sulla terraferma in modo tale da ripristinare l’autorità britannica sull’arcipelago, dando inizio alla battaglia di San Carlos nelle prime ore del 21 maggio del 1982.
Perchè questa battaglia può essere considerata un Turning Point?
Partendo dal fatto che la stessa invasione delle isole Falklands da parte dell’Argentina fosse un’accurata mossa per sviare l’attenzione del popolo dai disastrosi problemi economici e conflitti sociali interni, Galtieri ritenne che essendo ben 12.789 km distanti dalla madrepatria le isole fossero un facile bersaglio – prevedendo come assai improbabile un intervento britannico, considerando tale gargantuesca distanza. Dapprima l’Iron Lady Margaret Thatcher, con la benedizione ONU, tentò di mediare tramite una proposta di autodeterminazione da parte degli isolani stessi ma gli argentini, in contravvenzione alla legislazione internazionale, dichiararono che gli abitanti delle Falklands non avevano diritto ad autodeterminarsi in quanto coloni “importati” nel XIX secolo dagli inglesi e non popolo autoctono delle isole. Davanti ad un’assurda dichiarazione su base retroattiva, la Thatcher si vede costretta ad organizzare una task force della Marina, in modo tale da ripristinare il legittimo controllo sui detti territori d’oltreoceano: aveva inizio l’Operazione Corporate.
Facendo base a livello intermedio presso Ascension Island, le forze britanniche dichiararono la presenza di una zona di esclusione totale intorno alle isole (una versione marittima di una no fly zone), assaltarono le guarnigioni e le navi argentine -quasi di sorpresa, senza il bisogno di dichiarare guerra- e ingaggiarono gli argentini il 21 maggio in una lotta aeronavale disperata, senza avere alcuna certezza di vittoria. Allora perché la vittoria in un tale conflitto, così bizzarro e astratto dalla visione geopolitica della Guerra Fredda, per il Regno Unito era così importante? Di fatto, l’Inghilterra si trovava nelle fasi terminali del de-colonialismo (la concessione che avrebbe sciolto ufficialmente l’Impero Britannico sarebbe stata quella di Hong Kong a favore della Cina, nel 1997); stretta dalla morsa degli obblighi della tensione della Guerra Fredda e dello smacco indelebile subito durante la Crisi di Suez nel 1956, vi era per i governanti d’Albione la necessità di dimostrare al mondo che i Red Jackets erano ancora in grado di difendere i propri interessi nazionali in tutto il globo, anche andando contro quelli degli alleati. Difatti, il presidente statunitense Ronald Reagan cercò di dissuadere inizialmente la Thatcher dai suoi intenti in quanto la dittatura instaurata da Videla e proseguita da Galtieri era un perfetto baluardo anticomunista in Sud America. Ma non ci fu nulla da fare con lei: this time it was personal.
Preso alla sprovvista, Galtieri in un primo momento aveva spostato le truppe migliori a confine con il Cile temendo un invasione guidata dalla CIA (in seguito rivelatasi una paura fondata); successivamente aveva lasciato a difesa delle isole reggimenti di soli coscritti di leva, appena ventenni. Tuttavia non era affatto una garanzia di vittoria per gli inglesi: se avessero fallito il primo assalto,sarebbero stati costretti alla ritirata strategica ad Ascension e di fatto ad arrendersi alle volontà argentine. L’utilizzo dei sottomarini fu ciò che permise di avere il primo punto di vantaggio all’Union Jack, sicché dopo l’affondamento dell’ ARA Belgrano il 2 maggio la Marina Argentina si ritirò dall’ exclusion zone – lasciando le guarnigioni di terra praticamente prive di copertura navale, con l’aggravante della portaerei inoperativa a causa di avverse condizioni meteo. Il passo successivo, e quello più importante, sarebbe stato l’assalto a terra.
La battaglia di San Carlos vide contrapposte le due forze in una brutale battaglia per la supremazia aeronavale, in cui l’aeronautica della marina argentina tentò a tutti i costi di impedire lo sbarco dei tecnicamente superiori Royal Marines per difendere le truppe di leva ormai in balia di loro stesse. Le perdite furono alte per entrambe le parti, con i Pucarà argentini che riuscirono ad affondare numerose navi inglesi e gli Harrier inglesi che ottennero determinanti vittorie aeree difensive contro i difensori. Dal 21 al 25 maggio si era decisa la sorte della guerra delle Falklands: l’inferiore aeronautica di Galtieri era stata sconfitta e gli inglesi furono in grado di sbarcare e make disposal of the argentinian troops.
Un Turning Point sul filo del rasoio? Decisamente, perché al minimo passo falso gli inglesi avrebbero perso il confronto e conseguentemente messo in estremo dubbio la propria reputazione internazionale nonché la solidità della propria autorevolezza presso gli alleati – cosa che avrebbe comportato uno scenario storico completamente diverso dal nostro, con la non poco probabile possibilità dell’uscita dei britannici dai vertici della NATO e ottenendo un profilo nettamente ridimensionato nei delicati equilibri della Guerra Fredda.
“Se quierèn venìr que vengan”, disse Galtieri il giorno dopo dell’invasione. C’è da dire, col senno di poi, che è meglio siano arrivati.
Andrea Vigorito