E’ molto recente notare, tra le pagine di cronaca nera, coppie di anziani coinvolte nel cosiddetto “omicidio-suicidio”, ossia, il più delle volte, l’omicidio della moglie da parte de marito, per poi suicidarsi.
I motivi sono tra i più disparati: a volte la moglie o il marito è disabile o affetta/o da una malattia grave e per evitare sofferenze ai parenti più cari, si commette questo gesto; fino però ad arrivare ad un vero e proprio conflitto di interessi con il coniuge, quando di mezzo c’è il Dio denaro.
L’ omicidio
Le leggi di tutto il mondo penalizzano, giustamente, questo gesto meschino ed infame.
La mente omicida è piena di una sola cosa: odio, verso chiunque; colpa di quest’ odio risiede nella parte più intima di noi stessi: la personalità, in questo caso antisociale.
L’ antisociale, come dice il termine stesso, va contro la società, poiché essa non rispecchia a pieno il volere e il bene verso l’ omicida, il quale se ne sbarazza nel modo più semplice e radicale possibile: uccidere chi causa il problema, in modo tale da sperare che quella persona e dunque quell’ostacolo non si presenti più.

Ma non è così, poiché questa tipologia di personalità, naturalmente influenzata da un carattere lambito molto probabilmente da traumi subiti nell’infanzia, troverà un’ ennesima giustificazione per spezzare un’ altra vita.
I soggetti criminali, la maggioranza delle volte, presentano questa tipologia di personalità, che viene trattata dalla giustizia attraverso la reclusione e. psicologicamente parlando, il soggetto dovrà, durante la reclusione, essere seguito per poi essere reinserito nella società, con cui dovrà fare pace.
Il suicidio
L’abbandono della vita viene commesso da persone incluse in una tipologia di personalità denominata borderline, nella quale il soggetto è a metà tra la personalità antisociale e quella schizoide: questa “ambiguità” può causare disagio e rifiuto verso la vita.
L’ altra inclusione è un’ affezione psicopatologica: il disturbo depressivo maggiore.

Il soggetto affetto è caratterizzato da una sfera di sintomi tra cui tristezza, angoscia e incapacità di elaborare un lutto, che sia un trauma o un lutto vero e proprio.
Infine, il soggetto che compie questo gesto, può soffrire di una patologia o una complicanza fisica, che lo “costringe” ad abbandonare la vita terrena, poiché lui stesso si reputa inutile e privo di obiettivi.
Omicidio-suicidio
Una coppia “creepy” dei casi di cronaca nera.
Nel sovente caso di omicidio-suicidio c’è molto di più rispetto ad una semplice patologia o di un trauma: nella maggior parte delle circostanze, un soggetto vuole cancellare le prove di un qualcosa che lo affligge o che lo ha denigrato. Queste prove possono risiedere in un coniuge o in un parente stretto e dunque si cancellano i segni del malessere eliminando il soggetto considerato responsabile, per arrivare, infine al suicidio del criminale.
La “bellezza”, se così si può definire, è descritta da due anziani che, come riportato nell’articolo di ispirazione, vogliono condividere la propria vita fino alla morte e se uno dei due non riesce a vedere soffrire il proprio partner di una vita intera, compie questo gesto nefasto e al tempo stesso salvifico..
A voi la scelta.
Mattia Mancini