Jim Crow, con lo scherno della “Blackface”, ha condannato il mondo alla “Whiteface”

Jim Crow: la forza di un personaggio, che seppur negativo, è riuscito ad attraversare mari, oceani, montagne. Tutt’oggi sembra impossibile liberarsi del suo fantasma.



Una tintura che diventa un’arma , ogni pennellata sul volto è uno sfregio per tutti coloro che vengono scherniti: il colore è il nuovo coltello.

Jim Crow

Jim Crow è il personaggio di un attore, bianco, il quale pitturandosi di nero il volto, raffigura l’immagine dell’ “uomo nero” come: furbo, delinquente, malvagio.
Il protagonista di uno spettacolo che si dichiarava come “comico” , attraverso la “blackface” rappresentava tutti gli stereotipi che un semplice colore era riuscito a portarsi dietro, come un vestito incollato alla pelle dal quale non è più possibile liberarsi.
Un personaggio la cui forza è stata, e come vedremo, è ancora, talmente potente da aver dato il nome a delle leggi, le leggi Jim Crow, le quali furono applicate fino al 1965.
Queste leggi imponevano la segregazione razziale negli Stati Uniti: vi erano, dunque, delle differenze tra bianchi e neri sancite legislativamente.
Un colore semplicemente non li rendeva più degni, non era decoroso per un bianco essere seduto al fianco di uno “sporco nero” al punto che dapprima le persone nere venivano relegate in fondo agli autobus, poco dopo non gli era neppure concesso salire sui medesimi.

Il marcio da cui dobbiamo liberarci

Staatsballet di Berlino, la più grande compagnia di balletto della Germania, un posto magico, fiabesco, un mondo che dovrebbe essere incantato ha rivelato avere la sua mela avvelenata.

Chloe Lopes Gomes, la ballerina francese di origine algerina, che fino a pochi giorni fa, faceva parte del corpo di ballo della Staatsballet, svela la parte non illuminata della luna. Si licenzia dopo le innumerevoli pressioni esercitate dalla sua maestra che pretendeva, persino durante le prove del Lago dei Cigni, che la ballerina si incipriasse la pelle, il cosiddetto “whitefacing”.
Un’opportunità persa, quella di rendere il mondo della danza universale, così come dovrebbe già essere.
Il verme del razzismo è un male che necessita di essere debellato, Chloe perdendo un lavoro ma tenendo alta la sua dignità di persona, è simbolo che il cambiamento deve avvenire.

Uniti difronte alle ingiustizie

Psg e Basaksehir, due squadre antagoniste nel campo, l’ 8 dicembre 2020, si sono unite per sconfiggere il razzismo.
Unanimemente hanno deciso di abbandonare la partita, al minuto 13’ e se inizialmente si credeva che la partita sarebbe ripresa dopo uno stop di circa 15 minuti, i calciatori hanno deciso di rimandarla definitivamente.

La dinamica ha visto come protagonista il quarto uomo, ovvero l’ ufficiale di gara che collabora sia con il direttore che con i due assistenti arbitrali nella conduzione della partita, il quale avrebbe chiamato “negro” (usando il termine “negru”, “nero” in romeno)  Achille Webo, per indicarlo al direttore della partita,  voleva infatti che venisse espulso per le troppe proteste.

Una pagina triste della storia del calcio e non solo, la quale però al contempo si è rivelata edificante: non c’è competizione che tenga di fronte alle ingiustizie.

 

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