“Sesso, droga e jazz. Ecco i tre ingredienti fondamentali dello stile di vita che si diffuse negli anni ’20. Vediamo come la Chiesa si oppose a tal proposito.”
Da secoli la Chiesa ha svolto un ruolo preponderante nello stabilire le regole morali di un buon cristiano e che venivano osservate dalla maggior parte della popolazione, essendo l’Italia un paese cattolico. Con l’avvento del jazz, qualcosa cambiò radicalmente.
Jazz e fascismo: matrimonio o divorzio?
Il jazz è un genere musicale nato nel ‘900 dalle comunità di afroamericani sfruttati nelle piantagioni di cotone. Si caratterizzava per i suoi ritmi forti, piccanti, eccentrici che ne hanno garantito il suo successo in pochissimo tempo.
Questa novità non tardò ad arrivare in Europa e poco dopo in Italia, in pieno periodo fascista. In tale periodo storico dove si respirava odore di nazionalismo dappertutto, quale sarebbe potuta essere la reazione nei confronti del jazz? Ovviamente negativa
I balli che accompagnavano questa musica, ovvero charleston, tip tap rappresentavano una via di fuga per la popolazione italiana post-guerra che cercava solo un modo per dimenticare gli orrori vissuti in quegli anni. Ebbene il fascismo non concordava; in primis perché era un genere nato e diffuso dal paese capitalista per eccellenza, gli USA ma soprattutto perché idolatrava valori come la libertà ed il divertimento, aspetti non ammessi nel regime dittatoriale dell’epoca.
Non tardò ad arrivare la risposta, prevedibilmente negativa, da parte della Chiesa.
La risposta della chiesa con “Radio Vaticana”
La Chiesa ovviamente, come li era concesso in quel periodo, esercitava il suo potere per diffondere ai giovani il messaggio della religione cattolica ed inserirlo nella loro educazione, ne è un esempio “Azione cattolica”, organizzazione che permise alla Chiesa di stabilire l’educazione durante il regime fascista.
Da qui si intende che l’influenza della Chiesa è stata rilevante in molti aspetti della vita quotidiana e sociale ed anche, per la questione sul jazz.
Non stupisce il fatto che la chiesa si sia scagliata contro il jazz in quanto avrebbe potuto mettere a repentaglio l’educazione dei giovani indottrinata dalla religione cattolica: i ragazzi saltavano la messa domenicale a causa degli orari fatti il sabato sera, le donne iniziavano ad emanciparsi vestendosi con abiti corti decisamente più comodi per ballare sulle note del jazz, si diffuse una concezione del “sesso” più libera e così via.
In conseguenza a ciò, nacque “Radio Vaticana” nel 1931 durante il pontificio di papà Pio IX, esistente ancora oggi. Il compito principale di tale emittente radiofonica è di diffondere i valori della religione cristiana.
Ad oggi sicuramente l’impatto è minore rispetto a 90 anni fa’ dove la quantità delle radio era sicuramente inferiore e di conseguenza l’influenza sulla popolazione era nettamente superiore.
Il jazz come simbolo di vita spericolata
Nonostante il jazz sia un genere che tranquillizza e riduce l’ansia grazie ai suoi ritmi sincopati che si alternano con altri più dolci, esso è espressione di brio, eccentricità e pericolo.
Caso emblematico è quello di Cole Porter: compositore musicale che portò il jazz in Italia insieme alla sua compagna Linda Lee Thomas, in particolare a Venezia. Quest’ultima era la città che ospitava ogni anno migliaia di personaggi illustri anche grazie alla presenza dell’hotel Excelsior, uno degli hotel più mondani d’Europa. L’Excelsior fu proprio il teatro delle feste organizzate dai coniugi Porter dove diffondevano questo genere musicale ma soprattutto si divertivano sguazzando tra droga, sesso ed endorfina. La favola finì quando Porter (ricordiamo, dichiarato omosessuale), fu trovato nell’hotel con degli uomini svestiti e seminudi con la presenza di droga e per questo, venne costretto ad allontanarsi dall’Italia e dopo non ci mise più piede.