L’ingegneria genetica sta facendo passi da gigante. Fino a pochi decenni fa l’idea di poter progettare a tavolino le caratteristiche dei neonati sarebbe stata impensabile. Oggi le tecniche di gene editing quali il Crisprs/Cas9 permettono uno screening di precisione dell’embrione e una manipolazione della sequenza genica. La possibilità di disegnare neonati senza malattie e con le migliori caratteristiche per avere successo nella vita è una prospettiva allettante, ma che solleva numerosi problemi etici.

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Il Comitato Etico del Regno Unito
Il Nuffield Council on Bioethics, ovvero l’ente britannico che si occupa di supervisionare l’impatto che hanno i progressi della tecnologia e delle biotecnologie sulla società, ha pubblicato un documento intitolato “Ingegneria genetica e riproduzione umana: questioni sociali ed etiche” (qua il testo).
Nel 2016 il comitato aveva sollevato delle questioni sulla possibilità di manipolare il DNA negli umani per permettere alla legislazione di stare al passo con l’accelerazione della tecnologia. Il giudizio conclusivo, due anni dopo, dà il via libera alla possibilità di agire artificialmente sulla sequenza genica degli embrioni a patto che non crei alcun danno al nascituro e alla società.
Il passo in avanti è inaspettato. Fino ad oggi i comitati etici si erano espressi in favore del gene editing soltanto in caso di gravi condizioni mediche. Sembra invece che la nuova direzione sia quella di una maggiore libertà di agire sul nucleo più viscerale di ogni cellula.
L’ingegneria genetica e la questione sociale

Il film Gattaca uscì nel 1997 e dipinge uno degli scenari possibili in cui l’umanità potrà incorrere nel futuro. I genitori possono selezionare il corredo genetico dei loro figli per creare persone senza difetti, con una carriera e caratteristiche predeterminate. Il protagonista, Vincent, viene concepito senza l’aiuto della scienza; nelle atmosfere buie e cupe del film, che ricordano quelle di Blade Runner, deve lottare all’interno della società che lo rigetta.
Una delle principali critiche, infatti, che vengono rivolte alle tecniche del potenziamento umano è la possibilità di spaccature nella società. Le persone più ricche e benestanti sarebbero le prime ad approfittare di queste tecnologie, creando una stirpe di superuomini.
Il futuro del DNA
Nel 1997, quando uscì Gattaca, era ancora in corso il Progetto Genoma Umano, terminato nel 2001. Al tempo servirono dieci anni per mappare un genoma umano, mentre oggi servono poche ore. Nel futuro sarà possibile ottenere mappature personalizzate.
I genitori si troveranno di fronte a scelte difficili. Il primo passo sarà la possibilità di sapere se il nascituro avrà morbi incurabili come la Corea di Huntington (una malattia neurodegenerativa che colpisce la coordinazione muscolare e cognitiva, fino a causare problemi psichiatrici). Si potrà decidere se portare a termine la gravidanza o meno, in nome del benessere del bambino e della madre. In un secondo tempo sarà possibile agire su queste malattie, per rimuoverle. A quel punto sarà molto difficile rinunciare alla possibilità di creare dei figli sani, specialmente se il resto dei bambini è ‘perfetto’.
Un labile confine
Yuval Harari afferma, nel suo best seller Homo Deus, che il passaggio dalla cura al potenziamento è molto sottile. Una volta che delle tecnologie sono state messe a punto per guarire dal dolore, è difficile contenerle affinché non siano utilizzate per migliorare individui già sani. Un esempio è la chirurgia plastica che nacque per riparare i difetti morfologico-funzionali connaturati all’individuo o derivati da traumi. Ora si è sviluppata la chirurgia estetica, il cui unico scopo è il miglioramento dell’aspetto esteriore.
Siamo ancora lontani dal futuro ipotizzato da Gattaca (qui un esempio del livello attuale), ma è necessario iniziare a ragionare fin da ora sulle conseguenze che potrà avere un simile potere sulla struttura della vita, che prima dell’ingegneria genetica apparteneva solo alle divinità.
Mattia Grava