Nella trasmissione ‘Porta a Porta’ condotta da Bruno Vespa del 17 ottobre, di Maio denuncia una “manipolazione” del decreto legge sul fisco: “Domani presento una denuncia alla Procura della Repubblica” sono le parole del vicepremier. La “manina” teorizzata dal ministro del Lavoro avrebbe apportato delle modifiche sgradite riguardo la “pace fiscale”. Modifiche di cui di Maio è venuto a conoscenza grazie ad una bozza (non meglio specificata) che “circolava” nei meandri del Consiglio dei Ministri. Di seguito il video disponibile su youtube.
“Manina tecnica o manina politica”
Cdm di lunedì: una bozza del decreto legge sul fisco, quello riguardante flat tax\pace fiscale\condono, giunta nelle mani del ministro del Lavoro Luigi di Maio, contiene disposizioni riguardanti uno scudo fiscale per i capitali all’estero, un incremento del condono dai 100.000 € previsti a 2,5 milioni di euro e una sorta di “agevolazione” per il reato di riciclaggio. Il vice premier non ci vede più: lancia un tweet gettando l’allarme “manipolazione”, si presenta da Bruno Vespa armato di bozza con evidenziati gli articoli “aggiunti” e parlando di una denuncia alla Procura della Repubblica (minuto 2.00). Quando il conduttore di Porta a Porta gli chiede quando sia venuto a conoscenza del fattaccio, replica: “Oggi. I miei stavano rivedendo una bozza che circolava. E nella bozza emergeva quello che sto dicendo”; quando sempre Vespa gli chiede se sa da quale ufficio del ministero la bozza sia arrivata al Quirinale, risponde: “No, perché questa notizia mi è arrivata un’ora e mezza fa”.
La manipolazione a cui fa riferimento il leader pentastellato si riferisce al contenuto dell’articolo 9 nel decreto legge sul fisco. Tale decreto è stato discusso in Cdm e, stando alla dichiarazione di di Maio, sarebbe arrivato nelle mani di Mattarella per la convalida. Minuto 5.10, di Maio: “Questo testo qui, inviato al Quirinale, non può arrivare in parlamento così”.

La nascita del “decreto legge”
Per comprendere la natura delle imprecisioni nelle affermazioni del vice premier Luigi di Maio, bisogna conoscere l’iter istituzionale che conduce alla promulgazione ufficiale di un decreto legge (dl). L’approvazione dei disegni di legge (ddl) è invece spiegata qui.
Al cdm di lunedì si è discusso del decreto fiscale. Sono stati raggiunti degli accordi e sono stati rivisti alcuni punti sulla base dei compromessi tra i partiti di Lega e M5S. Di norma, quelle approvate dal cdm, sono solo delle bozze che vengono poi trasmesse ai vari ministeri ed alle altre istituzioni della Repubblica per la normalizzazione e la corretta stesura; infine un’organo (e uno soltanto) invia al presidente della Repubblica il testo definitivo da approvare: il Presidente del Consiglio dei ministri, cioè Conte.
Dal momento in cui il testo è approvato dal Consiglio dei ministri (come sostiene di Maio, tale operazione avviene solitamente in modo molto informale), il documento passa poi nelle mani dei vari ministeri (in primis quello dell’economia, in questo caso) che definiscono le norme e delineano il testo definitivo. Tale lavoro è fondamentale in quanto affida agli organi del governo (i ministeri) il compito di rendere pratica ciò che il cdm definisce in teoria.
Proprio per l’importanza di tale lavoro, insieme ai ministeri lavora la Ragioneria generale dello Stato: è l’organo che giudica se le disposizioni contenute nelle leggi siano sostenibili dallo Stato e se possono essere approvate. Con la cosiddetta “bollinatura” la Ragioneria dà il consenso per il passo successivo. Il testo nelle mani del vice premier però non contiene nessuna bollinatura: ciò significa che la bozza fa parte di quei documenti redatti lunedì in cdm e mai approvati dalla Ragioneria. La bozza non giunge dunque dai ministeri, né dal Quirinale (in realtà ancora non si sa da dove provenga):essendo una bozza, non è un documento ufficiale, non è mai arrivato al Quirinale.
Come si è detto, il testo ufficiale viene quindi spedito al Quirinale dal Presidente del consiglio dopo che diverse bozze ne hanno modificato il testo. La “genuinità” del testo viene supervisionata dalla Ragioneria generale dello stato e dal Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi (Dagl), il quale ricontrolla il testo prima che arrivi nelle mani di Mattarella. A sostegno di ciò, sia il quirinale che gli altri dipartimenti sostengono di non aver visionato il decreto.
Quando di Maio afferma, al minuto 3.20 del video: “Questo testo qui (la bozza evidenziata) non è lo stesso che è stato concordato al cdm” non si capisce come possa essere vero il contrario, cioè che la bozza concordata al cdm sia la stessa che è nelle sue mani.
Il contenuto del decreto
Insomma, nel decreto fiscale sono state inserite delle disposizioni che agevolano il riciclaggio, incrementano la livella del condono e offrono scudi fiscali per i capitali all’estero. Non sfugge il fatto che qualcuno abbia comunque fatto circolare una bozza del genere al cdm, anche se non è stata approvata. Desta poi preoccupazione il fatto che i contenuti al suo interno disegnano una manovra di bilancio molto lontana dal già discusso piano di riforma del fisco. Ma piuttosto che andare a rintracciare chi ha disegnato tale bozza, lo scandalo ha raggiunto i versanti istituzionali, creando un certo scalpore e provocando ondate di ironia sui social.
Non è la prima volta che il vicepremier si arena sulle “controversie” istituzionali. In passato aveva attaccato lo stesso Presidente della Repubblica, accusandolo di alto tradimento e poi, come in questo caso, ritirando le illazioni mosse in diretta.
Quando viene a sapere in studio che il Quirinale non ha mai visto la bozza di cui parla, il ministro afferma che “si sarà persa per strada”, un po’ come il suo Movimento che, mentre di Maio era ai microfoni di Vespa, propagandava la notizia della manipolazione gridando all’ennesimo sgambetto.
Gian Marco Renzetti