In vino veritas: attraversiamo un percorso alcolico con i Baccanali e Mannarino

Libiamo ne’ lieti calici.

 

Una festa romana di cui si sa poco e male, vuoi il perbenismo borghese, che però ci può far riflettere in maniera profonda su qualcosa che la storia non lascia trapelare. I Baccanali insieme alla canzone “Me so mbriacato” di Mannarino ci fanno capire meglio il significato di un motto latino usato e abusato, perché mai capito fino in fondo.

I Baccanali

Il Baccanale (Bacchanalia in latino) era una festività romana in onore del dio Bacco, a sfondo propiziatorio. Il nome deriva dai rituali dedicati a Bacco, ma la sua origine è più antica. Probabilmente risale alla Magna Grecia, dove era fortemente radicata nei territori campani e lucani. Già in epoca romana era una festa orgiastica divenuta in un secondo momento (o forse ritornando alle origini) propiziatoria degli dei in occasione della semina e della raccolta delle messi. La diffusione del culto di Bacco a Roma avvenne intorno al II secolo a.C. Analogamente al culto di Dioniso in Grecia, da cui deriva. Si trattava di un culto misterico, ossia riservato ai soli iniziati (originariamente solo donne, le Baccanti) con finalità mistiche.

Senatus Consultum

Ben presto i seguaci del culto di Bacco vennero in scontro con la religione ufficiale di Roma, in seguito al loro rifiuto di riconoscere i valori culturali di questa. A tal punto, dietro iniziativa del casto e conservatore Marco Porcio Catone (quello di “carthago delenda est”), il Senato Romano, nel 186 a.C. emise un senatoconsulto, noto come Senatus consultum de Bacchanalibus, al fine di sciogliere il culto con distruzione dei templi, confisca dei beni, arresto dei capi e persecuzione degli adepti. Una delle questioni che portò al senatoconsulto de Bacchanalibus, fu il fatto che durante tali riti gli adepti praticavano la violenza sessuale, pratica contrastante con le leggi romane. Per di più i Romani erano molto sospettosi per quanto riguardava queste sette misteriche ed iniziatiche: queste contrastavano, minavano, eludevano il forte stato e ordinamento civile romano.

Per di più Bacco è una divinità della religione romana, tipicamente “anarchico”. Il suo nome lo si deve all’appellativo greco Bákkhos, con cui il dio greco Dioniso, veniva indicato nel momento della possessione estatica. Pur essendo pressoché simili, le due divinità non vanno però confuse. Ma fatto sta che i tratti anarchici di tali culti venivano malvisti dai romani tradizionalisti.

Evasione

La storia ci presenta un culto misterioso e scabroso, ma è importante approfondire una riflessione su ciò che realmente può significare una festa simile. Durante i Baccanali l’autocontrollo veniva meno e gli adepti si godevano le meraviglie del mondo naturale. Per chi viveva ai margini della società questa baldoria ritualizzata era occasione per sfuggire temporaneamente alle rigide prescrizioni della vita quotidiana. Come in una zona franca la rigidità del mondo romano veniva meno e i devoti a Bacco si concedevano quelle libertà che la moralità romana non permetteva. Libertà delle più varie, d’azione, di pensiero e d’amore. In una società in cui non ci si può unire in matrimonio se non per profitto è naturale che la mancata possibilità di scelta stimoli pulsioni viscerali. Ecco il perché delle orge: poter far l’amore con chi mi pare.

Quant’è bono l’odore della gonna

Mannarino avrebbe potuto suonare durante un Baccanale, ma non per le sue tendenze orgiastiche, neanche perché i suoi testi promuovono tali riti. L’efficace paragone utilizzato nella sua canzone “Me so mbriacato” può aiutarci a capire qualcosa in più. L’amore come tremenda ubriacatura che sazia ogni bisogno. E’ forse questo quello che cercavano i Baccanti, potersi sfogare al fine di sentirsi amati, e pur di ottenere ciò, sarebbero stati disposti a tutto. Quella del cantante romano poi è una di quelle tipiche canzoni da dover cantare a squarciagola, soprattutto il ritornello. Lì, in quel “me so mbricato” risuona quell’antico motto secondo il quale solamente da ubriachi, si può dire e agire secondo il vero: IN VINO VERITAS.

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