L’alcol etilico è una delle sostanze più comuni nelle nostre case e nei supermercati. Usato per disinfettare, è anche componente di una particolare classe di bevande: le bevande alcoliche.

A tutti noi è accaduto almeno una volta di assaggiare una bevanda alcolica e sentire il retrogusto pungente di etanolo. Che si parli di basse o alte gradazioni, i metodi di produzione di queste bevande sono la fermentazione e la distillazione. Esploriamo insieme qualche caso famoso.
Il più classico dei classici: la birra
Conosciuta da oltre 5000 anni, la birra è una delle bibite più diffuse al mondo. La birra viene prodotta a partire dal malto. Per questo processo, sia su piccola che su larga scala è necessaria la fermentazione. La fermentazione è un processo realizzato da dei microbi, in questo caso dei lieviti, che in assenza di ossigeno producono alcol etilico a basse concentrazioni. Questo processo è in realtà una via metabolica, ossia una serie di reazioni che il lievito compie per vivere e riprodursi in modo corretto ed efficiente. Un po’ come le nostre cellule utilizzano ossigeno e zuccheri per produrre energia. Si può quindi dire che una via metabolica è un po’ come una strada di centro città, che porta da una parte all’altra, passando per qualche negozio in cui il microbo baratta ciò che ha per qualcosa che non ha ma di cui ha bisogno. Ogni svolta, fermata o azione corrisponde ad una reazione chimica, e al termine del viaggio il microbo ha tramutato i prodotti iniziali in energia e altre sostanze, tra cui appunto l’alcol etilico. La birra non è però l’unico alcolico ad essere prodotto tramite fermentazione.

Da raffinato fino a parte di cocktail: il vino
Al secondo posto troviamo infatti sua maestà il vino. Amato anche questo fin dall’antichità, è un prodotto a base di uva che viene trattato, aromatizzato e imbottigliato in migliaia di modi diversi in base alla tradizione del luogo, richiesta del cliente o fantasia del contadino di turno. La fermentazione del vino, pur essendo simile a quella della birra, lo porta ad avere una gradazione media leggermente più alta. Attenzione però a non dire che a priori il vino sia più alcolico della birra: diversi vini bianchi e rosé non osano oltre gli 11°, mentre molte birre scure, tra cui quelle aromatizzate al caffè, toccano addirittura i 12°. Il vino e gli scarti della fermentazione del vino sono anche poi utilizzati come base per alcuni distillati quali le grappe. Il colore del vino e il sapore del vino dipendono da molte cose: il tipo d’uva o di mosto da cui si parte, l’ambiente in cui esso viene fermentato, la temperatura, durata del processo, conservazione delle bottiglie e via così. Non è quindi da sottovalutare tutta la parte del processo successiva alla mera produzione della bevanda: l’ingegnere chimico ad esempio, deve supervisionare la catena dall’arrivo dell’uva fino al packaging completo, per garantire prodotti sicuri e gustosi.
Alla fiera dell’est: la vodka
Se parliamo di superalcolici, sarebbe un reato non menzionare la regina delle nevi: la vodka. Che sia in un cocktail o bevuta da sola, è senza dubbio un prodotto estremamente apprezzato e diffuso. Per la produzione della vodka, e in generale dei superalcolici, è necessario uno step ulteriore dopo la fermentazione. La fermentazione infatti per sua natura non riesce ad andare oltre il 20% di gradazione, per cui è necessaria la distillazione. Questo processo, realizzato in molti modi diversi, parte dai prodotti fermentati o dai loro scarti per giungere fino al superalcolico desiderato. Per gli appassionati di vodka questo non sarà un segreto, ma dovete sapere che questo distillato viene ricavato da cereali o patate. Esistono in commercio moltissime vodke diverse, sia aromatizzate che non, ma la loro produzione rimane di base sempre la stessa. L’aromatizzazione è un processo che viene infatti in un secondo momento, che sia con sapori di frutta o di erbe, come accade per la famosa vodka aromatizzata all’erba del bisonte.
Dai Caraibi con furore: il rum
Oltre che essere la bevanda preferita dai personaggi del noto franchise “Pirati dei Caraibi”, il rum non è secondo alla vodka come fama e tantomeno come diffusione. Che sia chiaro o scuro, è apprezzato in tutto il mondo per i suoi famosi cocktail, come il CubaLibre, ma anche da sorseggiare in coppia con un buon sigaro. Come la vodka, il processo di produzione si divide in fermentazione e distillazione, con la differenza che il rum viene solitamente prodotto a partire da canna da zucchero e simili. D’altronde, nonostante fermentazione e/o distillazione siano due processi comuni a tutte le bevande e diffuse nel mondo da tempo immemore, le culture oriunde di un luogo usarono quello che si trovavano di fronte come materia prima. Non c’è da sorprendersi che la vodka venisse aromatizzata con l’erba delle steppe mentre il rum prodotto a partire dallo zucchero.
Sale o limone? Entrambi! Con tequila
La tequila ha una storia un po’ singolare. Conosciuta con l’invasione spagnola dello Yucatàn, è una bevanda superalcolica a base di agave. A differenza di quello che accade per gli alcolici visti finora però, la sua fermentazione preliminare avviene per mano di un altro microbo. Si tratta infatti dello Zymomonas mobilis, che produce etanolo in modo alternativo rispetto al Saccharomyces. Immaginate di essere sulla strada percorsa dallo zucchero che percorre la via metabolica del lievito sopracitato. Ecco che lo Zymomonas parte dallo stesso punto, ma prende la tangenziale e va a fare compere nella città vicino. Il risultato è sempre la produzione di etanolo ovviamente, ma il processo è singolare e differente, così come la maggior parte dei suoi step intermedi. La prossima volta allora in cui vorrete provare il famoso trio tequila sale e fetta di limone, pensate per un istante allo Zymomonas e a tutti i microbi e i processi che rendono possibili le produzioni di queste grandi bevande.
