In tempo di distanziamento sociale scopriamo l’altro: a guidarci c’è Merleau-Ponty

Le nostre relazioni sociali sono a zero, ma l’altro serve per definire noi stessi: ce lo spiega Merleau-Ponty.

In questi giorni di restrizioni le nostre relazioni sociali sono ridotte al minimo. Ci capita di passare del tempo da soli e la cosa è frustante. Ma non era vero che siamo individui? A quanto pare non siamo del tutto indipendenti, ma in parte dipendiamo dall’altro. Noi siamo soggetti che nell’altro non trovano un oggetto, una cosa, ma una essenza che racchiude anche noi stessi. Scopriamo l’altro facendoci guidare da Maurice Merleau-Ponty. 

All’inizio c’è un dualismo 

Tutto parte con Cartesio, colui che più chiaramente formula la distinzione tra anima e corpo. A quel punto noi diventiamo anima, e tutto il resto, ciò che è corpo, diventa oggetto tra gli oggetti. Noi siamo materia pensante che è separata da un mondo oggettivo. Cogito ergo sum, io penso dunque scopro di essere. Ma allora IO sono accessibile solo a me stesso, solo io sono certo di essere. Che ne è dell’altro, delle altre persone che vedo e incontro per strada? Loro diventano semplicemente altri oggetti tra gli oggetti. E oggetto divento io agli occhi degli altri. Ma sappiamo bene che sia noi che gli altri siamo ben diversi dalle cose tra le cose, siamo qualcosa di più. Serve una via di uscita, e ad indicarcela ci pensa Merleau-Ponty. 

La rivoluzione di Merleau-Ponty 

Maurice Merleau-Ponty è un filosofo francese del secolo scorso. Per quanto possa essere poco conosciuto, è forse il più grande e rivoluzionario del 900’. Muore giovane a causa di un infarto, ma nel 1945 ci lascia una delle sue opere più importanti, “Fenomenologia della percezione”, ed è questa che ci interessa. Abbiamo visto che il problema di Cartesio si fonda sul dualismo, e quello che fa Merleau-Ponty è proprio cancellarlo alla base. Non anima separata dal corpo, ma due attributi di una stessa sostanza. Un qualcosa appartenente alle stesse fondamenta che si esprime in due modi diversi. Diversi come lo sono due facce di una stessa medaglia, ma allo stesso tempo inseparabili: se provassimo tagliare una medaglia per separane le facce ne uscirebbero a loro volta altre due. 

Noi siamo anima e corpo inseparabilmente uniti

In questa intuizione sta la vera rivoluzione di Merleau-Ponty, un cambiamento di paradigma che ha dominato per secoli il pensiero occidentale. E questo ci porta anche a modificare radicalmente la visione di noi stessi e dell’altro. Parlavamo delle due facce di una medaglia: tali sono la nostra anima e il nostro corpo. I due costituiscono una unità originaria: la materia non è più separata dallo spirito. Non vale più il penso dunque sono: io non sono più solo pensiero ma sono anche CORPO. Noi siamo persone particolari con corpi particolari, che siamo percepiti dall’altro per quello che siamo. Non solo, in nome di quella unità originaria, noi veniamo da quella unità proprio come l’altro vi proviene. Nel guardare l’altro vediamo anche una parte di noi stessi. 

La percezione è fondamentale per Merleau-Ponty, questa immagine è usata dalla psicologia della gestalt

Nell’altro ci rispecchiamo 

Noi non vediamo più noi stessi come soggetti e gli altri come oggetti, ma la distinzione cade e sia noi che gli altri siamo una specie di misto soggetto-oggetto. Nell’altro vediamo anche quello che siamo noi stessi, ci rispecchiamo. E allo stesso tempo noi ci esponiamo ad essere visti dall’altro, che ci accoglie per quello che siamo. 

Con il distanziamento perdiamo la nostra realtà 

Possiamo fare ora una riflessione sulla situazione attuale. Le restrizioni legate al Covid ci costringono a restare a casa più di quello che vorremmo, e le relazioni sociali decadono. Rimando a questo articolo, che mette la cosa in relazione con un aspetto ancora più grave, ovvero con i disagi per i malati di autismo. Per vederla con Merleau-Ponty possiamo dire che ci manca l’occasione di rispecchiarci in un altro essere che racchiude la nostra stessa essenza. Non solo, un essere che a sua volta ci percepisce e ci rende reali ai suoi occhi. È come se gli altri ci donassero realtà, e che senza un riconoscimento diventassimo un pò meno reali. 

La nostra debolezza che è una forza 

Come dice Merleau-Ponty “scopro in me una specie di debolezza interna che mi impedisce di essere assolutamente individuo e mi espone allo sguardo degli altri come un uomo tra gli uomini”.  Avremo scoperto di essere un pò meno individui, ma abbiamo trovato una connessione profonda che ci connette all’altro più potente di qualsiasi altra cosa. 

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