Non è stato un grande re. Non è stato neanche un vero re, sotto alcuni punti vista. Di certo non è convenzionale il regno di Luigi XVI, ultimo monarca prima della Repubblica.

Sono passati ormai 229 anni dalla morte orribile di Luigi XVI. Un re questo, che è forse uno dei meno amati, debole e poco significativo negli affari di stato. Nonostante la sua inettitudine generale nel gestire il regno, e ancora peggio nel gestire la rivoluzione scoppiata, egli è fondamentale nel giro di boa della storia della Francia.
LA RIVOLUZIONE FRANCESE
La seconda metà del XVIII secolo segnò profondamente la Francia. La crisi, iniziata già da tempo, aveva toccato molti ambiti della vita in Francia, dal crollo dei prezzi agricoli, alla moria del bestiame, fino all’aumento del prezzo del pane di quattro soldi nel 1788. Nel maggio 1789 Luigi XVI si convinse a convocare gli Stati Generali, un organo legislativo che copriva tutte e tre le fasce della popolazione: il clero, la nobiltà e il Terzo Stato, quest’ultimo la componente più grande. Il Terzo Stato, però, si separò dagli Stati Generali quasi subito, istituendo un’Assemblea Nazionale riunita nella sala della Pallacorda. Dopo che anche alcuni membri del clero e della nobiltà decisero di unirsi a loro, il 9 luglio 1789 nacque l’Assemblea Nazionale Costituente. Il compito era quello di dare alla Francia una Costituzione. Dopo essersi visti rifiutata la rimozione delle milizie da Luigi XVI, che se ne riteneva l’unico capo, alcuni membri della costituente si riunirono davanti al Municipio di Parigi. Dopo molti saccheggi e disordini, gli insorti, la mattina del 14 luglio si recarono davanti alla Bastiglia, una fortezza prigione simbolo del potere del re. L’attacco e la caduta della Bastiglia segnò l’inizio definitivo della Rivoluzione Francese, perpetuata da uomini adornati dalla coccarda rossa e blu, simbolo della Francia. L’Assemblea iniziò la ricostituzione dello stato, suddividendolo in diversi dipartimenti, apportando modifiche al sistema economico e giuridico. La tanto agognata Costituzione arrivò nel 1791, segnando la nascita della monarchia costituzionale, in cui il re aveva potere decisionale limitato. Fu solo l’esecuzione del re, Luigi XVI, e di sua moglie, Maria Antonietta, a segnare la vera svolta nella storia francese, che vide prima la caduta della monarchia e poi la nascita della Repubblica.

LUIGI XVI
Luigi XVI nacque nel 1754, e salì al trono nel 1774, dopo la morte di Luigi XV. Il carattere debole di Louis Auguste apparve immediatamente: era taciturno, poco sicuro di sé e per nulla inserito nel contesto di corte. Oltre a questo, il ragazzo non mostrava alcun tratto regale, né nei modi, decisamente sgraziati, né nell’aspetto, paffuto come quello del padre. Nel 1770 sposò la principessa austriaca Maria Antonietta, bella, graziosa e sfacciata, dimostrandosi decisamente all’opposto del mite marito con cui tra l’altro ebbe fin da subito problemi su tutti i fronti matrimoniali. Il crollo definitivo della sua immagine avvenne durante la Rivoluzione francese, momento in cui Luigi dimostrò tutta la sua inettitudine. Passato da un consigliere economico all’altro Luigi si ritrova senza accorgersene in balia dell’Assemblea Nazionale, giurando fedeltà alla Costituzione. Disinteressato degli affari di Stato, lasciava spesso le cose in mano alla moglie Maria, mal vista a causa delle origini austriache. Il piano di Luigi per la rivoluzione era però un altro. Dietro il suo apparente consenso vi era la speranza che i militanti dell’Assemblea prima o poi si sarebbero scannati tra loro, riportando le cose a prima degli Stati Generali. Lo scivolone accade nel giugno del 1791, quando Luigi cercò di andarsene alla chetichella con la famiglia verso Varennes, venendo prontamente intercettato dai rivoluzionari.
L’ESECUZIONE DI LUIGI XVI
Nel 1792 Luigi e tutta la famiglia vengono condotti nella Prigione del Tempio, in attesa di giudizio. Era chiaro che il tentativo di fuga non era stato ben visto dal popolo. Il processo non si rivela facile, scosso tra le due fazioni predominanti nella rivoluzione. Girondini e montagnardi hanno pareri differenti sulla sorte del re, che secondo la Costituzione è figura inviolabile. I montagnardi d’altronde non lo considerano più un re, quanto un nemico della patria. L’11 dicembre 1792 Luigi si presenta davanti ai giudici, difendendo la sua posizione e la sua innocenza. Nonostante ciò viene giudicato colpevole di crimini contro la libertà. I girondini non ritengono necessaria la pena di morte, mentre i montagnardi, guidati da Robespierre, fremono per testare la ghigliottina recentemente inventata. Le votazioni vanno avanti per giorni, finché il 20 gennaio 1973 il re viene condannato a morte, con 387 voti pro e 334 contro. La mattina dopo Luigi XVI viene condotto in carrozza verso la Piazza della Rivoluzione (oggi Place de Concorde), vestito con un abito grigio, apparendo trasandato, con la barba non tagliata. Luigi affermò la sua innocenza fino alla fine, e si accostò alla ghigliottina pronunciando: «Popolo, io muoio innocente! Perdono i miei nemici e desidero che il mio sangue sia utile ai francesi e plachi la collera di Dio». Servirono ben due colpi perché la sua testa si staccasse, segnando l’ennesima inconsapevole svolta nella storia della Francia. Nell’ottobre dello stesso anno lo seguirà sua moglie, Maria Antonietta.

LE CONSEGUENZE DELLA MORTE DEL RE
È indubbio che l’esecuzione del re non poteva passare sotto silenzio. Non fu né il primo né l’ultimo monarca ad essere giustiziato, eppure per la Francia rappresentò il giro di boa verso una nuova fase. Le conseguenze della morte di Luigi XVI furono immediate. Molte potenze europee, come Spagna, Austria e Inghilterra, si schierarono contro la Francia che aveva tradito il proprio sovrano. La morte di Luigi, e successivamente di Maria Antonietta come ultimo tocco, significò anche la caduta di quello che viene definito dagli storici “Ancien Régime“. Con Ancien Régime si intende la supremazia monarchica esercitata in Francia dalla dinastia dei Valois e dei Borboni. La caduta iniziò in realtà prima, quando il Terzo Stato rivendicò i suoi diritti, e rifiutò categoricamente i privilegi concessi alla nobiltà. La caduta di questo ordinamento, che aveva retto le sorti della Francia fino a quel momento, portò alla nascita della Repubblica. Morto anche il figlio di Luigi XVI, teoricamente l’erede, la Repubblica, già approvata nel 1972 poteva realizzarsi anche agli occhi del resto dell’Europa. La Convenzione Nazionale rielaborò per l’occasione una nuova carta costituzionale. Il potere venne poi assunto dal Comitato di Salute Pubblica, guidato prima da Danton e poi da Robespierre, l’uomo che diede un volto al periodo del Terrore. Dopo l’esecuzione di quest’ultimo, la Repubblica assunse il volto di Napoleone Bonaparte, che col colpo di Stato del 18 brumaio 1799 salì al potere come “primo console”. Sembrava finalmente finita l’era della monarchia, ma era una vana speranza. Il congresso di Vienna nel 1815 tentò subito la restaurazione dell’Ancien Régime, e Luigi XVIII, fratello minore di Luigi XVI, prese di nuovo posto sul trono.