I mortali o gli Dei dell’Olimpo? Ecco chi ha fondato Atene, Delfi e Sparta

Scopriamo a chi viene attribuita la fondazione delle tre poleis.

Le tradizioni di fondazioni delle poleis greche sono una parte importante della cultura di queste città stato, ci aiutano a capire come gli antichi si consideravano e come vedevano gli altri. Vediamo quindi quale è il mito d’origine delle tre città più importanti della Grecia antica.

Atene contesa fra gli Dei

Il mito della fondazione di Atene è uno dei più famosi. Secondo la leggenda, nel II millennio avanti Cristo, gli Dei dell’Olimpo avevano deciso di spartirsi le città della Grecia in modo che ognuno avesse il proprio luogo sacro. Nella regione dell’Attica sorgeva una città, governata dal Re Cecrope (descritto alcune volte come mezzo uomo e mezzo serpente), che secondo una profezia sarebbe diventata la città più potente di tutta la Grecia. Poseidone quindi, dio del Mare, e Atena, dea della sapienza, decisero di diventarne i protettori. Nessuno dei due voleva cedere e nemmeno Zeus, il padre degli dei, riuscì a metterli d’accordo o a risolver la disputa; Atena propose dunque di lasciare decider ai cittadini chi sarebbe stato il loro protettore: le divinità avrebbero offerto un regalo agli ateniesi e quello giudicato migliore avrebbe fatto vincere il suo donatore. Gli ateniesi vennero riuniti sull’Acropoli e Poseidone fece apparire uno splendido cavallo bianco mentre Atena piantò un ulivo. Uno degli anziani si fece avanti e disse, parlando per il popolo, che entrambi erano degni di essere scelti : il cavallo rappresentava la forza, il coraggio, la guerra, mentre l’ulivo la prudenza, la serenità, la pace. L’anziano disse che la guerra poteva sì portare ricchezze e potere, ma era incerta; invece la pace, anche se i beni che concedeva erano meno vistosi, erano anche più sicuri e duraturi. Tutti approvarono e scelsero il regalo di Atena, che diede finalmente il suo nome alla città. Tutti concordarono con le parole dell’anziano e scelsero il dono di Atena, che diede infine il suo nome alla città, poi i cittadini promisero a Poseidone che avrebbero innalzato un tempio anche per lui e gli avrebbero concesso i sacrifici dovuti per mantenere il suo favore. Il mito è ovviamente simbolico e rappresenta la grande forza di Atene come città di saggezza e come potenza marinara.

Le varie fonti che ci sono pervenute non sono sempre concordi sulla leggenda, dando spesso dettagli o modalità differenti dello scontro tra i Poseidone e Atena, inoltre esiste una tradizione differente per cui Atena avrebbe fondato lei stessa la città dandole di conseguenza il suo nome.

Sparta discendente di Zeus

Le testimonianze del periodo miceneo (seconda metà del II millennio a.C.) attestano che nella regione della Laconia (nel Peloponneso) si trovavano già alcuni insediamenti, la maggioranza situati  nella valle del fiume Eurota, fertile e ben irrigata. Qui ha inizio la leggenda di Sparta o, come era chiamata in origine, Lacedemone. Secondo Pausania (storiografo del II secolo d.C.) la città prenderebbe il nome dal suo fondatore, il semidio e Re della Laconia Lacedemone, figlio di Zeus e della Pleiade Taigete, che sposò Sparta, figlia del precedente Re Eurota. Eurota avrebbe accettato Lacedemone come sposo della figlia solo per evitare che il suo regno finisse in mani indegne, in quanto non aveva avuto eredi maschi e la figlia non avrebbe potuto governare. La poleis quindi prese prima il nome del suo fondatore e in seguito quello della moglie. A differenza della fondazione di Atene che ha diverse versioni, le maggioranza delle fonti concorda su quella di Sparta; ovviamente ciò non significa che sia stata effettivamente fondata da una divinità, ma che i greci concordavano sulla versione mitica della sua origine. Questo ci viene confermato anche dai nomi degli elementi del territorio, che si rifanno a quelli del mito: oltre a Lacedemone e Sparta che sono quelli della città, l’Eurota e il Taigeto sono il fiume e la catena montuosa che si trovano nei pressi della poleis. Sparta in merito alla sua vocazione guerriera era protetta dal dio della guerra Ares.

La peculiarità della cultura spartana, così diversa non solo da quella delle altre città del Peloponneso ma anche di tutta la Grecia, hanno fatto sì che intorno ad essa si sia creata una forte aurea di mistero e leggenda, che ha affascinato anche le fonti storiche, per cui spesso nelle loro testimonianze è difficile distinguere tra realtà e mito.

Delfi l’ombelico del mondo

Anch’essa esistente dal II millennio a.C., la fondazione di Delfi avvenne per mano del re Delfo, per alcuni figlio di Poseidone e Melanto (Poseidone per giacere con lei si sarebbe trasformato in delfino), per altri figlio di Apollo e una donna imprecisata. Tuttavia il mito proprio di Delfi e dell’oracolo proviene dalla leggenda dello scontro di Apollo contro il drago-serpente Pitone, figlio di Gea, la dea primigenia della Terra. Apollo voleva avere vendetta contro la creatura in quanto, mentre sua madre Leto era incinta di lui, la bestia la perseguitò crudelmente costringendola a scappare per molte terre, fino all’isola di Delo. Quando divenne un giovane bello e forte, partì dall’isola natale e si diresse ai piedi del monte Parnaso, dove in una caverna si trovava l’enorme serpente; Apollo si affacciò alla grotta lanciando al suo interno una torcia accesa e fumante, che avrebbe costretto Pitone a venir fuori. Questo infatti uscì per lo scontro, quindi il dio delle arti tese l’arco e gli lanciò addosso un’infinità di frecce che gli erano state fabbricate da Efesto, uccidendolo. Decise quindi che la caverna del serpente sarebbe diventata un luogo a lui sacro e vi sarebbe sorto un tempio con il più famoso oracolo di tutto il mondo antico, l’oracolo di Delfi. In questa grotta, da crepe nel terreno, uscivano vapori eccitanti che inebriavano la sacerdotessa, la Pizia (letteralmente “Pitonessa”), che seduta su un tripode pronunciava parole sconnesse e oscure, che un profeta interpretava.

L’oracolo era considerato il centro del mondo, il suo ombelico, questo per due ragioni:  secondo il mito Zeus, per determinare il centro del mondo, aveva liberato due aquile che erano volate in direzioni opposte e si erano ritrovate a Delfi; nel santuario si trovava l’omphalos (“ombelico” appunto), il masso che Rea fece ingoiare a Crono al posto del figlio Zeus per salvarlo dalla morte e permettergli di uccidere il padre tiranno.

 

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.