In Brasile è stata clonata la fontana di Trevi: riscopriamo i legami storici con l’Italia

Per rilanciare il turismo locale nella località di Serra Negra, a 150km da San Paolo, è stato fatto un omaggio all’Italia, attraverso una riproduzione della Fontana di Trevi.

La copia è completata in poco più di un anno, per un costo di circa 300mila euro ed è stata inaugurata tra grandi festeggiamenti e qualche critica, soprattutto dall’Italia.

La realizzazione

Secondo le informazioni del comune di Serra Negra, la replica utilizza 16mila litri d’acqua. Si tratta certamente di una versione più piccola rispetto al monumento realizzato per volontà di Papa Clemente XII, su un disegno del Bernini e resa ulteriormente iconica nella Dolce vita di Fellini. Il clone brasiliano è stato dotato di 40 proiettori di luce subacquea per gli effetti notturni e secondo una legge approvata di recente, tutte le monetine che vi saranno raccolte verranno destinate al fondo sociale municipale, incentivando quindi quella che sarebbe una nuova forma di beneficenza totalmente rinnovata. Le statue invece sono state realizzate con stampe di silicone e gesso, rivestite di fibra di vetro. Il Comune di Serra Negra ha difeso la realizzazione dell’opera, chiarendo che oltre a dare impulso al turismo, rende omaggio alla cultura italiana, che ha forti legami nel territorio in seguito della massiccia immigrazione avvenuta soprattutto nel XX secolo.

L’Italia in Brasile

A San Paolo la consistenza dei flussi migratori italiani ha fatto registrare una distribuzione delle residenze nell’intera città, con prevalenza nei quartieri geografici. In questo caso emerge la distribuzione territoriale in base alla provenienza geografica. Ad esempio nel quartiere di Bella Vista, considerata la Little Italy brasiliana, gli italiani vengono tutti da Cosenza e da Foggia. Nonostante oggi le Little Italy non sono più abitate da italiani, si continuano a chiamare cosi. Sono anche lo spazio pubblico verso cui ci si rivolge nel caso di una manifestazione culturale, religiosa, sportiva. Ad esempio quando l’Italia vinse la coppa del mondo nel 2006 a Toronto gli italiani andarono a festeggiare lì. Sono stati definiti da alcuni studiosi come “parchi di attrazione etnica” tristi, fatti appositamente per turisti, che non hanno niente di italian. Si tratta di monumenti etnici italiani: quelli che raccontano la success story e quelli che sono memorie dello sforzo.

Flussi migratori

Tra il 1861 e il 1915 furono circa 39 milioni le persone che emigrarono dall’Europa verso gli altri continenti. Un quinto furono italiani: inizialmente verso Argentina e Brasile, nel nuovo secolo verso Argentina e Usa, diminuiscono gli spostamenti verso il Brasile, che erano stati gratuiti fino al 1902, crisi economica nel paese. Se gli Italiani costituiscono la maggior parte degli immigrati in Argentina, dopo il 900’ si riscontra un maggior numero negli Usa. Fu soprattutto dal mezzogiorno che gli italiani cominciarono a emigrare verso il Brasile. Una importante fase si ebbe tra gli anni ’50 e ’60 del Novecento. Dal censimento del 1950 risultano 44.678 italiani naturalizzati e 197.659 immigrati con il passaporto italiano. I tre quarti di questa presenza sono concentrati nello stato di San Paolo, il restante quarto si divide tra distretto federale e altri poli d’attrazione. Nel corso degli anni si assiste dunque a un’ibridazione culturale soprattutto per quanto riguarda le seconde e terze generazioni. Ibridazioni di ogni genere, dell’architettura alla cultura, diventano spettacolarizzazioni sociali, in grado di rievocare un passato caratterizzato da una forte appartenenza etnica, reso così vivo e ipostatizzato nel presente.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.