Il tuo Dio ed il mio Dio: religioni a confronto

Il tuo Dio, il mio Dio … Dove nascono le loro storie e cosa hanno in comune tra loro? Scopriamolo.

Con una mente aperta ed una fervida immaginazione, possiamo sognare di un luogo in cui Gesù gioca a scacchi con Saraswati, mentre nel tavolino accanto Allah discute di attualità con Buddha. Immaginazione a parte, vediamo in che modo, le varie religioni attestate, sono collegate tra loro, formando una deliziosa unione che dovrebbe far riflettere molto chi invece utilizza le religioni come arma di separazione. Vedremo successivamente, appunto, come questi punti di contatto possano essere totalmente ignorati, per rendere la religione uno strumento di morte nelle cosiddette “guerre sante”, dalle Crociate alla Jihad oggi perseguita dall’Isis.

Alcune delle religioni più diffuse ed i collegamenti che dimostrano la loro connessione.

Naturalmente questa è solo una microscopica, esile panoramica, poiché chiaramente per ognuna di queste religioni si potrebbero scrivere tomi interi.

Tanto per cominciare, l’Induismo non si chiama Induismo. O meglio, gli induisti non utilizzano questo nome. Il suo nome reale è Sanatana Dharma, in cui il Dharma è l’ordine cosmico della realtà. Questa religione si basa sull’ordine e sul Karma, ovvero la legge di causa ed effetto, che vale sia per la vita nel Presente che per le vite successive, in quanto questa religione prevede la reincarnazione. Così come, se vogliamo, la legge per cui nel cristianesimo, una vita di buone azioni porta il fedele in Paradiso, dopo la morte, ed una vita di peccati senza sensi di colpa porta all’Inferno. L’obiettivo nella Sanatana Dharma è la pace perpetua, l’unione con Dio e la Beatitudine, ovvero la Moksha (liberazione). Come il Nirvana per il Buddhismo (la liberazione dalla continua rinascita), il Paradiso per i cristiani o per gli ebrei, dove sta l’Albero della vita; il Gan Eden per i Musulmani. I libri sacri, da cui i fedeli indù attingono gli insegnamenti, sono i Veda. Così come la Bibbia cristiana, con i Vangeli, il Corano dell’Islam, la Torà ebraica, insieme alla Mishnà e al Talmud, che sono alcuni dei libri sacri esistenti nelle religioni più diffuse. La sillaba sacra, che nell’induismo rappresenta il suono primordiale da cui è stato creato ogni altro linguaggio, è l’OM. Questo suono sintetizza altri tre suoni fondamentali, a-u-m, la sillaba eterna. Abbastanza intuitivamente, possiamo notare la somiglianza con l’Amen cristiano e dell’ebraico odierno, l’Amin dell’islam e dell’ebraico biblico.

Il comportamento che sta al centro di ogni educazione religiosa.

Nell’ebraismo tutto nasce dal patriarca Abramo che riceve la promessa dall’Unico Dio, che la sua discendenza, il suo popolo, abiterà per sempre nella Terra Promessa, a Canaan. Il segno di questo patto, visibile sulla carne, sarà la circoncisione che ogni figlio maschio di questa discendenza dovrà ricevere alla nascita. Uno dei sacri codici, come abbiamo visto, è la Torà, che verrà creata solo dopo che Mosè riceverà le leggi da Dio sul Monte Sinai. Gli ebrei devono seguire una serie di precetti, obblighi e azioni da rispettare, che regolano la vita di un ebreo, i mitzvoth. Fra questi, alcuni regolano l’istruzione, così come il catechismo cristiano e la lettura dei Veda o lo studio del Corano. Altri regolano la purezza familiare, la castità, così come quasi in tutte le religioni v’è l’obbligo di rimanere puri e casti sino al matrimonio. Sono previste delle regole alimentari (kascherut), così come il Ramadan nell’Islam o la Quaresima cristiana. Nell’ebraismo è prevista la zedakà ovvero la beneficenza, che è anche uno dei cinque pilastri della fede dell’Islam:

  1. la professione di fede (shahāda), simile nella sua natura al Credo cristiano.
  2. la preghiera (salāt)
  3. l’elemosina legale (zakāt), come la beneficienza incoraggiata dai Vangeli cristiani.
  4. il digiuno (ṣawm), che possiamo collegare alla Quaresima cristiana, periodo di astinenze e purificazione, rinunce che portano alla vera gioia, quella dell’anima.
  5. il pellegrinaggio alla Mecca (ḥajj).

Nell’ebraismo, come nelle altre religioni citate, uno dei maggiori obblighi dei fedeli sta nel portare rispetto e dare aiuto al prossimo, ai genitori, ai poveri, agli anziani, ai malati, a coloro che soffrono. L’importanza dei precetti che regolano il comportamento sta alla base di tutte le religioni, accomunate più genericamente dalla speranza in un futuro senza dolore né morte, dall’obbligo morale di amare e sostenere ogni fratello e sorella, dall’assoluto divieto di uccidere e fare del male.

Questi sono solo alcuni dei tantissimi collegamenti e delle corrispondenze che accomunano le maggiori religioni. Il punto focale è che, senza togliere ad ogni religione la sua unicità, queste sono profondamente connesse, in maniera primordiale, antica.

I testi sacri, miti ed interpretazioni, i rischi che ci svelano come nascono gli estremismi.

I popoli di tutto il mondo hanno raccontato la propria fede, le proprie credenze, con delle storie, dei miti. Questo vale tanto per gli antichi romani e i greci con la loro ricca mitologia, quanto per quei popoli che hanno redatto, nei secoli, la Bibbia, i Veda e il Corano. Queste storie portano nel proprio bagaglio non solo il credo, la fede, ma anche la storia umana dei tempi in cui sono stati redatti, oltre che l’impronta linguistica di quegli anni, chiaramente lontana dalla nostra. Questo porta all’enorme rischio di fraintendimenti. Quando ci si accosta ad una religione, si deve sempre tenere a mente che le storie, le parabole, le parole scritte su quei testi utilizzano molte allegorie e metafore. Vogliono, per l’appunto, letteralmente dire altro. Ciò significa che i testi sacri sono i meno adatti all’interpretazione letterale. Poiché quest’ultima rischierebbe di causare errori d’interpretazioni non indifferenti, che sommati portano all’estremismo, al fanatismo, al terrorismo. Tutte queste religioni non fanno che professare l’amore verso il prossimo, ma anche l’importanza della fede. Cosa, quest’ultima, che spesso viene interpretata con troppa esclusività: il mio Dio è talmente importante e vero, che il tuo non può esistere. Non solo, se il mio Dio è vero ed il tuo non lo è, tu sei un folle, un infedele, un nemico.

Ed ecco come parole di pace, religioni che professano solo amore e serenità, fraternità e comprensione, diventano lame nelle mani di chi, per stoltezza o per disonestà, le travisa. Disonestà, perchè in alcuni casi i fraintendimenti sono voluti e creati ad hoc per scopi materialistici e politici, come arma di distruzione di massa, per plagiare le menti di interi popoli e conquistare potere, denaro. Perchè dietro alle Crociate, dietro alle “guerre sante”, passate e odierne, dietro all’Isis, c’è anche e soprattutto questo: fanatismo come strumento di battaglie politiche, militari essenzialmente umane.

Ancora più errato sarebbe, dopo questo ragionamento, supporre l’esistenza di “religioni dell’odio”, religioni sbagliate. Sbagliate sono soltanto le interpretazioni e le intenzioni di chi le maneggia. Ecco un’altra cosa comune a tutte le religioni: il libero arbitrio. Quella cosa per cui ognuno di noi fa ciò che vuole e poi incolpa Dio per i mali del mondo (che ironia!).

Quella cosa per cui conduciamo guerre e seminiamo distruzione e ci lamentiamo se Dio poi non ci salva. Il libero arbitrio, infatti, è composto di due parti fondamentali, una delle quali è troppo spesso ignorata:

  • Libertà di scelta
  • Presa di responsabilità sulle scelte prese.

E visto che queste ultime parole dovrebbero far riflettere a lungo, penso sia il caso di fermarsi qui.

“A(u)m(i)en”

 

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