Galleggiava sull’acqua e poteva essere spento solo dalla sabbia, un’arma micidiale capace di incenerire intere flotte
Non si sa ancora con certezza quali sostanze fossero impiegate nella sua produzione, ma la fama guadagnata è sopravvissuta fino ad oggi, tanto da comparire anche su “Game of Thrones”.
Il Fuoco Greco
Si ritiene fosse stato realizzato per la prima volta da un greco del VII secolo originario di Eliopolis, nel Libano, di nome Callinico. Secondo gli studiosi era una miscela di pece, salnitro, zolfo, vari derivati del petrolio, e calce viva, o meglio ossido di calcio, a cui deve la peculiarità di non poter essere spento con l’acqua. Il suo utilizzo si prestava particolarmente bene nella battaglie navali dove, inserito dentro un sifone installato sulle navi da guerra bizantine, veniva lanciato sulle imbarcazioni avversarie tramite la pressione del piede degli artiglieri su un’apposita pedana. La miscela infuocata veniva così “spruzzata” in faccia ai nemici, provocando panico, incredulità e portando all’inevitabile distruzione della flotta nemica. Il fuoco greco galleggiando sull’acqua a causa della bassa densità, rimaneva attaccato alle imbarcazioni le quali, utilizzando l’infiammabile pece come collante impermeabile, finivano inevitabilmente per prendere fuoco a loro volta. Decisivo fu il suo utilizzo nell’Assedio di Costantinopoli del 717 d.c. dove la flotta bizantina annientò completamente l’intera flotta del Califfato, portando alla vittoria gli assediati, e immobilizzando la spinta espansionistica musulmana in occidente per sette secoli.
Un fuoco che non si spegne
Come accennato in precedenza, l’aggiunta di ossido di calcio rendeva questa arma non solo inestinguibile dall’acqua, ma ne veniva addirittura ravvivato. Andando ad analizzare dal punto di vista termodinamico la reazione fra calce viva e acqua, scopriamo infatti che la reazione fra questi due composti chimici è esotermica, ovvero emette calore, e più acqua si aggiungeva più le fiamme crescevano, consumando mano a mano l’intera nave che, ironicamente, finiva per essere il combustibile. Le fonti storiche riportano come unici modi per spegnerlo aceto e sabbia, quest’ultima probabilmente perché andava “soffocare” le fiamme, privandola di ossigeno, necessario alla combustione. Un’arma tanto pericolosa quanto potente era ovviamente tenuta segretissima, e gli alchimisti addetti alla sua produzione erano obbligati al silenzio riguardo la sua formula, pena (neanche a dirlo) la morte.
Tredici secoli dopo
Per chiunque abbia visto Game of Thrones, senza riaprire il discorso assai dolente sull’ottava stagione, avrà notato una certa similitudine fra il fuoco greco e l’altofuoco, entrambi distruttivi oltremodo, segretissimi, e nel caso della serie cinematografica forse ingigantito, ma in un mondo dove ci sono i draghi l’accuratezza storica è l’ultimo tema che tratterei, comunque sia nella “Battaglia della Acque Nere” il terrore e la potenza di una simile arma sono rese benissimo. Oltre a ciò è curioso come il fascino e la paura del fuoco siano sopravvissuti fino ad oggi, facendolo entrare nell’immaginario collettivo più come uno strumento di distruzione piuttosto che uno strumento dalle varie utilità. Ancora oggi le armi più terrificanti mai creati dall’uomo sono basate sul calore (lanciafiamme, napalm, B.atomica). Ciò nonostante il fuoco è uno dei pilastri della nostra civiltà. Lo utilizziamo per cuocere, per costruire ( dalla stessa calce viva vi si ricava l’idrossido di calcio utilizzato in edilizia), oltre che per produrre energia. Ennesimo esempio di come non esistano cattive invenzioni ma cattive intenzioni.