Film cult degli anni 2000, Il diavolo veste Prada ci fa vedere una potentissima donna al comando di un rivista: ecco come sfondare il soffitto di cristallo.Impossibile non aver visto nemmeno una volta il famosissimo Il diavolo veste Prada. Questo film americano ha conquistato i cuori della generazione dei Millennials intera, con i suoi riferimenti alla moda e il suo mondo estremamente frenetico. E’ il 2006 quando il lungometraggio debutta in tutto il mondo. Ogni ragazza ha da allora sognato di entrare in una redazione di un magazine sulla moda e sulle ultime tendenze, sotto la guida di un’egemone e tirannica direttrice. Tutti ci siamo impersonati nella timida e un po’ imbranata Anne Hathaway, che cerca di sfondare in un mondo che è tutto tranne che accessibile, soprattutto se sei una donna.
Il diavolo veste Prada
Andy Sachs è una neolaureata che si trasferisce a New York al termine degli studi, coltivando il sogno di fare la giornalista. Si presenta così a un colloquio per divenire seconda assistente della direttrice della rivista di moda Runaway, Miranda Priestley. Andy non se ne intende di moda e non lo sa nemmeno nascondere, cosa che Miranda proprio non sopporta: arriva a liquidarla, ma la ragazza riesce a convincerla ad avere fiducia in lei, dicendole che è molto sveglia e determinata. Per un primo periodo la giovane si ritrova a svolgere solo le commissioni personali della sua capa, subendone anche le angherie. Sfida dopo sfida, Andy, aiutata da alcuni collaboratori di Miranda, riesce a riqualificarsi agli occhi della caporedattrice. Senza quasi accorgersene, però, si ritrova dentro a un mondo che la inghiotte e che pretende una versione di lei diversa: questo la spinge ad abbandonare Runaway. Con le ottime referenze lasciate da Miranda, però, presto trova lavoro come giornalista al Mirror.
Il ruolo di redattrice
Miranda ha un ruolo molto importante nel film, non solo in termini di co-protagonista, ma anche all’interno della fittizia rivista di moda Runaway. Ella è infatti direttrice, uno dei ruoli più importati all’interno della redazione, se non quello più importante: decide infatti la linea editoriale del giornale, chi si occupa di cosa, le storie, le pubblicazioni e chi più ne ha, più ne metta. Non è molto usuale nella realtà che una donna ricopra un posto così apicale nella gerarchia di un’impresa di qualsiasi tipo, anzi. L’editoria, poi, è uno dei settori lavorativi più maschilisti che esistano, soprattutto nell’Europa mediterranea.
Il soffitto di cristallo
Insomma, la (non così) perfida Miranda è riuscita ad ottenere un ruolo ai vertici assoluti di una rivista di moda, ma in verità le donne non se la passano così bene lavorativamente parlando. E’ un vero e proprio fenomeno questo, che in sociologia viene chiamato il soffitto di cristallo. Le persone di genere femminile hanno solitamente una serie di ostacoli, che incontrano lungo tutto il loro itinerario lavorativo, che le porta a non arrivare quasi mai ai ruoli più alti, di prestigio, nelle imprese. In quanto donne, sebbene siano mediamente più istruite degli uomini, sono più svantaggiate per vari motivi. Innanzitutto, spesso si trovano a gestire la maggior parte del lavoro familiare, dei figli e delle persone anziane non autosufficienti. Poi, sono spinte ad accettare contratti part time e per posizioni inferiori a causa della possibile non continuità della loro carriera per via della maternità o dei vari congedi di cura. Inoltre, spesso hanno titoli per settori lavorativi non particolarmente dinamici, come le arti, la psicologia e l’insegnamento. Questo mix rende molto difficile avere donne al vertice.