Il caso di Papa Francesco é l’unico episodio di violenza legata ad un pontefice?

Papa Francesco in seguito  allo scontro fisico con una turista asiatica occasione di tanti motteggi, meme e commenti che hanno suscitato opinioni e visioni contrastanti.

Dopo l’episodio dei buffetti sulle mani della donna che aveva cercato di trattenerlo, Francesco si è scusato. Ma in verità già in passato aveva espresso consenso alle reazioni fisiche in particolari casi.

Istinto o gesto sbagliato?

Dopo lo schiaffo alla fedele di Papa Francesco  il prete-psicologo Padre Amedeo afferma: “sua reazione istintiva, il vero esempio? Riconoscere di avere sbagliato”

ribadendo ulteriormente il modo in cui Bergoglio con assoluta libertà interiore e di coscienza, alla prima occasione, ha trovato il modo di riconoscere davanti a tutti le proprie colpe, chiedendo umilmente scusa per aver perso la pazienza e aver dato un cattivo esempio’, usando una formula persino troppo pesante nei confronti di se stesso.

Tutto ciò restituisce una dimensione di umanità del  papa,davanti a una reazione che poteva apparire all’esterno come non del tutto appropriata.In sua difesa bisogna considerare la sua eta’ avanzata.Un gesto del genere farebbe arrabbiare chiunque,e anche l’insistenza e la maleducazione della turista asiatica,responsabile di una azione a dir poco sgradevole.Papa Francesco é sempre disposto ad esporsi particolarmente con la gente, andando anche incontro a rischi inevitabili,ma probabilmente mai diu questa maleducazione.

I ”precedenti” di Papa francesco riguardo la violenza

«Credo che la libertà religiosa e la libertà di espressione siano entrambe diritti umani fondamentali», aveva affermato. «Ognuno ha diritto di praticare la propria religione senza offendere. Non si può fare la guerra, uccidere in nome della propria religione, cioè in nome di Dio.Ognuno ha la libertà, il diritto e l’obbligo di dire quello che pensa per aiutare il bene comune». Però aveva subito aggiunto: « senza offendere. Perché è vero che non si può reagire violentemente» «Ma se il dottor Gasbarri che è un mio grande amico, dice una parolaccia contro la mia mamma gli aspetta un pugno. È normale. Non si può provocare, non si può insultare la fede degli altri, non si può prendere in giro la religione degli altri».

Si tratta di porre un limite alla violenza e all’accettazione di quest’ultima.

Dallo schiaffo di Anagni al naso naso rotto con un calcio da Bonifacio VIIIl

celebre episodio dello Schiaffo di Anagni ( in provincia di Frosinone, Lazio) ha per protagonisti papa Bonifacio VIII e il re di Francia Filippo IV di Valois, detto il Bello. Dante canta questo evento nel canto XX del Purgatorio.

Filippo il Bello aveva esigenze di cassa, decise quindi di tassare i beni ecclesiastici sul suolo francese. Bonifacio VIII scrisse una serie di bolle, in parte  ignorate, in parte bruciate e falsificate dalla cancelleria francese, fino alla bolla di scomunica Unam Sanctam del 18 novembre 1302, affissa sulle porte della cattedrale di Anagni la mattina dell’8 settembre 1303.

Filippo il Bello doveva in tutti i modi evitare la scomunica: inviò quindi in Italia Guglielmo de Nogaret. Questi, grazie all’appoggio  fornitogli dalla nobile famiglia romana dei Colonna (nemica acerrima dei Caetani, cui apparteneva Bonifacio VIII), arrivò ad Anagni nella notte tra il 6 e il 7 settembre. Con sé aveva un esercito di un migliaio tra fanti e cavalieri capeggiato da Giacomo Colonnadetto Sciarra (Sciarra in volgare significava attaccabrighe).

Forte dell’aiuto di una mano traditrice, l’esercito riuscì a penetrare nella città
Secondo la tradizione, papa Bonifacio VIII si sarebbe rifugiato al secondo piano del palazzo della famiglia Caetani, nella Sala degli Scacchi (in seguito chiamata Sala della Schiaffo), assistito solo dal cardinale Nicolò Boccasini. Il primo a irrompere nella sala sarebbe stato proprio Sciarra Colonna, che avrebbe dato il famoso schiaffo a papa Bonifacio VIII.

Un altro episodio legato a Bonifacio riguarda il naso che ruppe con un calcio.Apparteneva a un frate mandatogli come ambasciatore dall’imperatore Alberto d’Austria. Il poveraccio si prostrò riverente, ma il Pontefice gran nemico di Dante si sentì offeso per il rango così umile dell’inviato e reagì nel modo che probabilmente provocò una grave emorragia.

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