Giustizia e detenzione sono argomenti discussi da sempre. Sappiamo però, cosa accade dietro le sbarre? .
”Vis a Vis, il prezzo del riscatto”, una delle più famose serie tv su Netflix, ci mostra il lato più oscuro e crudo del carcere, senza riserve.

‘‘Spero sia fatta giustizia e sconti la pena che si merita”. Questa è la frase tipica che riecheggia ogni qual volta si verifica un crimine, specialmente un omicidio. Si ha una visione del carcere come un luogo di punizione, ma allo stesso di rieducazione, chiediamoci, è davvero così?

Vis a vis, il prezzo del riscatto
Se cercate una serie tv spensierata e romantica, ”Vis a Vis’‘ non fa per voi. Carcere, violenza, droga, prostituzione ed inganno tutte condensate in questa serie spagnola, giunta ora alla conclusione, a seguito di quattro stagioni ed uno spin-off, ”Oasis”, disponibile su Netflix.
La protagonista, Macarena Ferreiro, interpretata da Maggie Civantos, è vittima di un errore giudiziale, in quanto incapace di dimostrare la sua innocenza. Per amore del proprio capo, di cui era amante da anni, ha accettato di rubare al suo posto i soldi dell’azienda. Quando però il furto è stato scoperto, egli si è dichiarato innocente negando la relazione extraconiugale con lei; la quale ritrovandosi senza prove a suo favore è stata condannata a sette anni di reclusione.
Macarena entra in carcere come una ragazza innocente, ingenua, educata e di buoni valori, spaesata di fronte ad un contesto in cui regnano il caos e la violenza. Giorno per giorno scopre come il carcere abbia delle regole a se’, ben diverse da quelle della società. La lotta alla sopravvivenza è pari quasi a quella degli animali nella foresta.
Dopo essere finita in vari guai e picchiata più volte, Macarena impara a difendersi, riuscendo a divenire persino amica della regina del penitenziario ”La cruz del Sur” , Zulema Zahir.
Zulema è la detenuta più terribile ed astuta, personaggio controverso, affetta dal disturbo di personalità antisociale. Mente criminale geniale, cinica e bugiarda, Zulema non riesce mai a stare alle regole, e non ingannare il prossimo per il proprio tornaconto. Sempre alla ricerca di un piano di evasione.
Non da meno, Macarena impara a difendersi da Anabel, la quale in carcere riesce a portare avanti un mercato nero fatto di: droga, prostituzione e schiave.
In Vis a Vis vediamo i terribili effetti della tossicodipendenza attraverso il personaggio di Tere ed il business intorno ad essa.
L’amore che ci viene presentato in carcere è quello che si crea tra detenute, o tra detenute e guardie. Abbiamo modo di vedere i vari soprusi del personale, in primis quelli del medico pervertito Sandoval, ma anche una nuova prospettiva su cosa talvolta vi è dietro un omicidio. Per esempio, vi è il caso di Soledad, la quale ha bruciato vivo il marito dopo anni di violenza fisica e psicologica subita.
La vita dietro le sbarre
In Vis a Vis vediamo come l’ingresso in carcere sia un momento molto traumatico. Le detenute vengono spogliate di tutti i loro abiti, affetti personali e perquisite nelle parti intime per assicurarsi non abbiamo nascosto niente. Tutto avviene in gruppo, senza privacy alcuna.
In seguito ad ognuna viene assegnata una matricola, una divisa ed una cella, dove vengono accompagnate da una guardia.
Indossare un uniforme, non avere più i propri oggetti personali ed essere identificata con un numero, induce un senso di depersonalizzazione, perdita della propria identità.
In carcere tutto è scandito da una routine, il tempo scorre lento. In sottofondo vi sono sempre gli stessi rumori come quello dei cancelli che si aprano, gli auto parlanti, le grida dei detenuti. Non vi è mai un momento di pace e silenzio, non si riposa mai nonostante spesso non si abbia nulla da fare.
Le giornate appaiono tutte uguali, in quanto si fa qualsiasi cosa come: mangiare, dormire ed attività sempre allo stesso orario, dal lunedì alla domenica.
Per noia c’è chi addirittura si ferisce per poter andare in infermeria od ospedale e fare un giro, spesso infatti viene negato il permesso di ricevere una visita medica. In altri casi il bisogno è però reale, ed i detenuti si ritrovano senza le adeguate cure e medicinali.
Convivere in una piccola cella con altre tre, quattro persone non è sicuramente facile. Lo spazio personale è quasi inesistente, non si tiene conto dell’età o dei crimini commessi nella ripartizione delle celle, così che è possibile ritrovarsi con persone molto più grandi e pericolose, nonostante si possa essere giovani e colpevoli di reati minori tipo furto, come nel caso di Macarena.
Il bullismo regna sovrano nel carcere. I nuovi arrivati subiscono continui dispetti, violenze da parte delle gang. All’interno del penitenziario infatti, tra i detenuti, si formano gruppi capaci di creare una leadership sottostante al sistema penitenziario talvolta ancora più potente di esso.
Come nella mafia, all’interno del carcere i capi della malavita vengono rispettati e temuti, vige il principio dell’omertà, disonore nei confronti di chi fa la ”spia”.
In Vis a Vis ad esempio, vediamo come Zulema ha la totale l’obbedienza delle detenute.
Raramente chi subisce violenza denuncia, poiché teme ritorsioni peggiori.
Ogni volta che in carcere si viene puniti per aver trasgredito le regole, le punizioni inflitte sono assai salate. Si può essere privati della propria ora di svago e costretti a lavori forzati, oppure sbattuti in isolamento. Per un essere umano ritrovarsi in una cella senza niente e nessuno, da solo per giorni interi, è un esperienza terrificante che porta la mente quasi ad impazzire per assenza di stimoli e sovraccaricarsi di pensieri ossessivi.
I contatti con l’esterno sono molto contenuti, è possibile solo una volta a settimana ricevere visite dai parenti. Queste però avvengono dietro una teca di vetro oppure sotto stretto controllo delle guardie. I visitatori prima di vedere i detenuti vengono attentamente perquisiti, non sono possibili abbracci o strette di mano, il tempo concesso è molto breve. Dunque possiamo dire che anche durante il momento delle visite dei cari non vi è privacy e abbastanza spazio per l’affetto.

Il carcere può rieducare?
Fino all’Illuminismo nessuno aveva mai studiato il crimine o si era mai chiesto come l’esperienza detentiva dovesse essere gestita. Con l’arrivo del positivismo, la volontà di far progredire la società verso il meglio ha spinto alla moderna concezione del carcere come un ambiente di ”rieducazione” alla società, per un possibile reinserimento successivo.
Sono così cessati, almeno in Europa, le torture, la visione della giustizia come ”occhio per occhio, dente per dente”. Iniziò così il cammino verso l’abolizione della pena di morte, secondo il principio di Cesare Beccaria, per cui lo Stato non può a sua volta macchiarsi di un omicidio.
L’affermazione dei diritti dell’uomo nel corso del’900 hanno alimentato questa visione.
Alcuni studiosi però, come Foucault, non si sono lasciati ammaliare da questi apparentemente buoni principi. Egli ha analizzato le strutture totalizzanti, ossia i luoghi in cui gruppi di persone risiedono e convivono per un significativo periodo di tempo, frutti della società moderna quali: il carcere, il manicomio, l’ospedale .
Ciò che emerge dalla sua analisi è che in realtà lo Stato, non si pone l’obiettivo di aiutare i criminali ed i malati psichiatrici, ma bensì quello di contenere il disagio, preservare la tranquillità del resto dei cittadini. Poter meglio controllare la popolazione, isolando gli elementi di disturbo.
I dati mostrano che in realtà coloro che escono dal carcere non sono affatto migliorati, ma anzi tornano rapidamente a commettere nuovi crimini, se non peggiori dei precedenti.
A logica dovremmo chiederci: come si può dopo aver vissuto anni terribili, continuare a delinquere con il rischio di tornare dietro le sbarre?
La verità è che l’esperienza di detenzione porta la persona a sviluppare un senso di avversione e rabbia nei confronti dell’esterno, della società civile.
Ci si sente dissociati da essa, per sopravvivere la mente si distacca dai sentimenti, creando un profondo senso di vuoto e freddezza. Come vediamo in Vis a Vis molti iniziano a drogarsi proprio in carcere per poter evadere almeno con la mente, altri ancora sviluppano deliri psicotici o depressione, tanto da tentare il suicidio. In carcere infatti, il tasso di suicidio ed autolesionismo è molto alto.
Stando a contatto con criminali di ogni genere è possibile apprendere a fare nuovi crimini.
Con il passare del tempo, i detenuti finiscono per perdere i contatti esterni con parenti ed amici, i quali mano a mano smettono di venire alle visite.
Quando escono dal carcere in moltissimi sono completamente soli, senza una casa ed un lavoro, tornare alle vecchie abitudine pare così l’unica opzione.
All’interno de carcere formalmente è possibile studiare e lavorare, fare attività come teatro, pittura e percorsi terapeutici. In realtà però non tutti i penitenziari sono adeguatamente finanziati in questi progetti, pochi realmente hanno la possibilità di apprendere un nuovo mestiere all’interno del carcere e, sopratutto anche nei casi migliori, una volta fuori raramente qualcuno è disponibile a dare lavoro ad un ex detenuto.
Il carcere non è duro solo per i condannati, ma anche per il personale che vi lavora. La routine del sistema penitenziario causa danni psicologici anche alle guardie penitenziarie, molti sviluppano scatti di rabbia che sfogano poi sui detenuti e perversioni. In Vis a Vis lo vediamo attraverso la guardia Valbuena, Fabio ed il medico Sandoval.
Dalla cronaca, sappiamo quanti sono stati i casi di maltrattamento in carcere, il più famoso è l’omicidio di Stefano Cucchi. Non mancano casi di violenza sessuale.
Nel carcere in molti diventano omosessuali a causa dell’impossibilità di avere contatti con l’altro sesso. I carceri femminili sono separati da quelli maschili.
Le detenute madri hanno la possibilità di far crescere il figlio con sé nei primi anni di vita, è facilmente intuibile però quanto questo possa essere deleterio, in quanto il carcere non è un luogo adatto per un bambino.
Esistono associazioni come: Antigone e Nessuno tocchi Caino, che si occupano dei diritti dei detenuti, denunciando i problemi delle carceri italiane come: il sovraffollamento, i maltrattamenti, il diritto alla difesa, il giusto processo.
Vi sono alcune teorie sociologiche che proporrebbero l’abolizione del carcere, lasciando spazio a veri e propri programmi educativi di cura e rieducazione. Dall’altra parte invece, vi è chi sostiene ancora l’efficacia della pena di morte e sanzioni drastiche come la castrazione per i pedofili e stupratori.
Difficile trovare soluzioni per problemi così importanti come la gestione della criminalità, conoscere però come funziona realmente il carcere ci permette di avere una nuova prospettiva sul mondo.
Vis a Vis si presenta come una serie coraggiosa, capace di restituirci uno spaccato della società di cui non si parla mai abbastanza.