Il “cacciatore di nazisti” ci fa riflettere sul rapporto plurisecolare tra ebrei e cristiani

Anniversario della nascita di Simon Wiesenthal. Sopravvissuto alla Shoah, nel corso della sua vita contribuisce alla cattura di circa 1100 criminali di guerra nazisti.

Simon dedicò la propria vita a combattere i nazisti accusati di crimini di guerra, creando una sorta di intelligence pronta a fornire informazioni importanti, affinchè la giustizia potesse trionfare.

Anni di lotta

Nato a Buczacz in Polonia nel 1908 fu architetto e investigatore di crimini di guerra. Durante la Seconda  Guerra mondiale fu internato nei campi di concentramento nazisti . Nel 1947 ebbe il merito di  fondare a Linz un Centro ebraico di documentazione sulle persecuzioni subite dagli Ebrei durante il nazismo, che sarà poi trasferito a Vienna nel 1960. Le sue ricerce servirono a individuare  numerosi criminali di guerra nazisti, tra cui A. Eichmann, arrestato in Argentina nel 1960. Proprio nel secondo dopoguerra, con la complicità di apparati del Vaticano e non solo, migliaia di nazisti riuscirono a fuggire dall’Europa e a ricostruirsi una nuova vita altrove, principalmente nelle Americhe Latine, poichè tutelati da una nuova identità. Si stima che coloro che scapparono dalla giustizia di Norimberga furono in tanti, oltre diecimila, Nel 1947 fonda il Centro Documentazione Storica Ebraica a Linz. Grazie alla sua caparbietà riesce a far catturare dagli 007 israeliani il cittadino argentino Ricardo Klement, in realtà Adolf Eichmann. Da quel momento Wiesenthal è per tutti il “cacciatore di nazisti”. Muore a Vienna nel 2005.

Ebrei e il ghetto

Con la parola ghetto si definisce un’area di emarginazione e segregazione riservata agli Ebrei, caratterizzata dall’isolamento attraverso una barriera fisica con ingressi controllati. Apparentemente si tratterebbe di una zona controllata dalle autorità, soprattutto dopo la bolla di Papa Paolo IV nel 1555 in pieno clima controriformista si preoccupò di disciplinare la presenza ebraica nello Stato della chiesa. In realtà però le fonti ci restituiscono un’interazione tra la maggioranza cristiana e quella che possiamo definire minoranza ebraica. Interazioni che riguardano operazioni quotidiane, quindi non solo operazioni creditizie, ma le più disparate. Oltre a indossare la berretta gialla come segno distintivo fu imposto il divieto di curare i pazienti non ebrei e trattare merci che non fossero usate. Tra questa bolla e la sua applicazione reale è stata riscontrata l’impossibilità evidente tenere l’intera situazione tutto sotto controllo. Gli ebrei furono considerati dai cristiani come punti di riferimento sia per operazioni creditizie e mercantili, ma anche per in ambito musicale e per esorcismi. Siamo banalmente di fronte a una società più fluida rispetto a quelli che possono essere i nostri preconcetti. Le fonti ci inseriscono anche testimonianze di cristiani che riuscirono tranquillamente a entrare all’interno del ghetto, nonostante questo fosse formalmente interdetto.

L’organizzazione delle comunità

I rapporti con la maggioranza richiesero certamente un’organizzazione in primis giuridica fu infatti importante stipulare degli accordi sottoforma di condotta nell’età medievale, mentre nella prima età moderna attraverso i Capitoli, norme costituzionali di autogoverno dell’Universitas Hebraeorum. Ciò avvenne sia a Roma che a Lugo. I capitoli Daniel da Pisa a Roma sono il testo fondamentale di autogoverno ebraico stesso da un mercante curiale intimo di Papa Clemente VII. Proprio questa intimità tra il mercante il pontefice rimanda è una relazione tra maggioranza e minoranza tutta da riscoprire. Fu proprio il pontefice di casa Medici emanare ufficialmente i capitoli con una breve di accompagnamento. L’autogoverno ebraico fuori se possibile grazie alla congrega dei 60, ai tre fattori per quanto riguarda l’imposizione fiscale abbiamo la 10ª e la vicinissima ovvero un decimo e un ventesimo dei redditi immobiliari. Per concludere considerare la presenza ebraica nell’Italia della prima età moderna solo nell’ottica dell’intolleranza non consentirebbe di cogliere le peculiarità di questo periodo storico, che meritano certamente di essere approfondite e arricchite.

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