Il 23 gennaio 1989 muore Salvador Dalì, uno degli artisti più importanti e geniali del XX secolo.

Ancora oggi il pittore spagnolo rappresenta la massima espressione di un genere rivoluzionario: il surrealismo.
La vita di Salvador Dalì
Salvador Dalì è nato a Figueres (Catalogna) l’11 maggio 1904.
Il nome è l’eredità del fratello morto e dei quali i genitori lo convinceranno di esserne la reincarnazione, delirio che lo portò a rasentare la follia.
Fu la madre, Felipa Domènech i Ferrés, ad accorgersi per prima delle grandi abilità del figlio e a incoraggiare le abilità artistiche.
Il giovane, nel 1922, si trasferì a Madrid per frequentare l’Accademia delle belle arti.
Lo spirito eccentrico di Dalì non tardò ad arrivare e l’istrionico artista cominciò subito ad attirare l’interesse su di sé con i suoi modi da dandy.
Profondamente influenzato dall’arte del Rinascimento, dipinge le sue prime opere ricercando un’impronta cubista.
Poco dopo si accostò anche al dadaismo, corrente che condizionò il resto delle sue opere.
Nel 1926 Salvador Dalí venne espulso dall’Academia prima di sostenere gli esami finali perché affermò che nessuno lì fosse abbastanza competente da esaminarlo.
Nello stesso anno si recò a Parigi dove incontrò Pablo Picasso.
Poco dopo, nell’agosto del 1929 l’artista incontrò colei che diventò la sua musa e moglie: Elena Ivanovna Diakonova, chiamata Gala.
Nel 1931 Dalí dipinse una delle sue opere più famose “La persistenza della memoria” con i celebri “orologi molli”.

Dalì e Gala si sposarono con una cerimonia civile nel 1934 (e qualche anno dopo con il rito cattolico) e nello stesso anno espose le sue opere a New York e nel 1936 partecipò all’Esposizione internazionale surrealista di Londra.
Negli anni successivi Salvador Dalì fu anche artista di canovacci.
Una particolarità è che Dalì non si limitò solo alla produzione pittorica, ma sperimentò nuove tecniche artistiche e di comunicazione mediatica
Nel 1980 la salute di Dalí peggiora precipitosamente. La moglie Gala, colpita da demenza senile, probabilmente gli somministra un cocktail di medicinali senza che gli fossero prescritti, portando al danneggiamento del sistema nervoso e provocando la precoce fine delle sue abilità artistiche.
Nel 1982 il re di Spagna Juan Carlos I gli concesse il titolo di Marchese di Púbol.
La morì il 10 giugno 1982 e dopo la sua morte, perse la maggior parte della voglia di vivere arrivando probabilmente a tentare il suicidio.
Nel novembre del 1988 il pittore fu ricoverato in ospedale per un attacco di cuore.
Il 23 gennaio 1989, a Figueres, mentre ascoltava il suo disco preferito “Tristano e Isotta” di Wagner, morì per un altro attacco di cuore all’età di 84 anni.
I significati simbolici
Salvador Dalì assegnava un particolare significato a qualsiasi cosa dipingesse in modo da esprimere sensazioni, emozioni o eventi.
Tra i simboli più famosi ci sono gli “orologi molli” da cui Dalì trasse ispirazione osservando il formaggio Camembert.
L’oggetto, visto come qualcosa di preciso e scientifico, diventa plasmabile dilatando tempo e percezione.
Altro simbolo ricorrente è l’elefante sostenuto da fragili e lunghe zampe in contrasto con la struttura massiccia del resto del corpo del pachiderma.
Simbolo tipico di cui si serviva Dalí. Associa è anche l’uovo, a rimando del periodo prenatale e intrauterino, usato per simboleggiare la speranza e l’amore.
Per rappresentare la morte e il desiderio, invece, Salvador Dalì ricorreva spesso alle formiche.
La mostra alla Palazzina di Caccia di Stupinigi
Presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi, la residenza di caccia dei Savoia, alle porte di Torino, è attiva una mostra sull’esuberante Salvador Dalì.
Qui si possono osservare disegni e sculture nate dalla mente geniale dell’autore oltre che alcune tele.
La mostra porta alla visione del pubblico opere dal forte significato personale e artistico facendo conoscere in modo ancora più approfondito, intimo e personale la mente di uno dei maestri dell’arte.