Il cambiamento è uno degli aspetti più studiati dalla psicologia. Come si fa a cambiare? Quali sono i processi alla base del cambiamento? Il modello transteorico fu elaborato dagli psicologi DiClemente e Prochaska con l’obiettivo di integrare i numerosi approcci psicoterapici proposti per spiegare il cambiamento. Il fattore principale sarebbe la motivazione del soggetto a cambiare e tendere verso un comportamento più positivo.
“Ci deliziamo nella bellezza della farfalla, ma raramente ammettiamo i cambiamenti a cui ha dovuto sottostare per raggiungere quella bellezza.” (Maya Angelou)
Quante volte ti sei detto di voler cambiare, senza riuscirci? Quante volte abbiamo abbandonato comportamenti ritenuti scorretti per poi ricadere nelle stesse cattive abitudini? Da cosa dipende questa difficoltà? Quali sono i fattori che portano a questi “mancati cambiamenti”?
Nel 1977 gli psicologi James Prochaska e Carlo DiClemente svilupparono il Modello TransTeoretico, basandosi sull’analisi di differenti teorie psicoterapiche volte ad aiutare i pazienti intenzionati ad intraprendere comportamenti più positivi.
Il modello transteorico o “transtheoretical model” del cambiamento risulta quindi un approccio integrato di terapia in grado di valutare la prontezza del soggetto ad agire in modo da raggiungere il comportamento auspicato. Esso fornisce vere e proprie strategie di cambiamento per guidare l’individuo in questo processo.
Spesso abbreviato come “TTM” e noto anche come “modello degli stadi del cambiamento”, è risultato particolarmente efficace nel modificare abitudini scorrette, prima fra tutte la dipendenza dal fumo. Esso rappresenta uno dei modi più facili per cambiare le persone. Questo perché non segue il modello causale, non indaga il perché si debba cambiare, ma propone il come, permettendo di sviluppare strategie di cambiamento relativamente semplici rispetto al problema da affrontare. Per la sua capacità di sintetizzare e di rendere fruibile il complesso costrutto di cambiamento a coach e professionisti del campo medico, questo modello si è diffuso rapidamente.
Alla base del cambiamento, secondo gli autori, ci sarebbe la motivazione del soggetto. In quest’approccio essa non è concepita come un fattore presente o assente, ma come un continuum che progressivamente cresce o diminuisce. Un altro aspetto rilevante è l’autoefficacia percepita (self-efficacy), la percezione che il soggetto ha di riuscire nel compito che ha in mente di portare a termine (in questo caso, cambiare). È importante tenere in considerazione questo secondo fattore soprattutto nei casi in cui il soggetto non riesce nel tentativo di cambiare: i fallimenti possono minare al senso di autoefficacia ostacolando il cambiamento.
I 5 (+1) stadi del cambiamento

Gli stadi si riferiscono alla dimensione temporale del cambiamento. Gli autori sostengono che il processo di cambiamento si articoli in 5 fasi e che per ognuna di esse vi sia una strategia da suggerire al soggetto per poter passare alla fase successiva.
1) Fase di pre-contemplazione. Il soggetto non vuole cambiare. Corrisponde alla fase in cui la persona non è pronta (“not-ready”) ad intraprendere un cambiamento nel futuro prossimo (entro i 6 mesi). Spesso in questa fase il soggetto non è consapevole del bisogno di cambiare.
Strategia: La bilancia decisionale (Pros VS Cons). Invitare il soggetto a riflettere su un comportamento alternativo più positivo, incoraggiandolo a pensare ai pro e i contro dell’intraprendere il cambiamento verso tale comportamento. La strategia risulta più efficace se si chiede al soggetto di immaginare quali sarebbero gli effetti negativi del suo comportamento dannoso sugli altri, quindi di elaborare le sue emozioni suscitate da questo pensiero. Chi si trova in fase di precontemplazione spesso sottovaluta i vantaggi del cambiamento e sopravvaluta gli svantaggi e non è consapevole di compiere questo errore cognitivo. Svelare al soggetto i benefici del comportamento alternativo risulta efficace per poter passare allo stadio successivo.
2) Fase di contemplazione. Il soggetto ha intenzione di cambiare entro 6 mesi, optando per il comportamento alternativo. In questa fase i contemplatori risultano più consapevoli dei “pro” del comportamento più positivo, tuttavia i “contro” continuano ad essere pari ai pro. Questa ambivalenza può portare ad un arresto nell’azione di cambiamento.
Strategia: In questa fase si deve incoraggiare il soggetto a ridurre gli svantaggi del cambiamento: questo porterà benefici a livello dell’autoefficacia ed autostima.
3) Fase di determinazione (o di preparazione). Il soggetto sta programmando di cambiare nell’immediato futuro (entro 30 giorni).
Strategia: La scala a pioli. Aiutare il soggetto a porsi obiettivi raggiungibili, definire insieme a lui piccoli step che possano portare ad un cambiamento duraturo. E’ importante far capire al soggetto di non essere da solo e di suggerirgli di parlare con familiari e amici delle proprie difficoltà.
4) Fase di azione. È il momento del cambiamento. Il soggetto ha cambiato il proprio comportamento dannoso (<6 mesi) e ha bisogno di lavorare sodo per continuare così.
Strategia: fornire al soggetto soluzioni pratiche per affrontare eventuali situazioni impreviste legate al comportamento dannoso messo da parte. Si può suggerire di evitare situazioni o persone in grado di far riemergere il vecchio comportamento, magari sostituendole con attività che sostengano il nuovo.
5) Fase di mantenimento. Chi si trova a questo punto ha cambiato il proprio comportamento da più di 6 mesi.
Strategia: per evitare ricadute è importante far riflettere il soggetto su eventuali situazioni che possano portarlo a tornare al vecchio comportamento, in particolare mettendolo in guardia da situazioni potenzialmente molto stressanti. L’operatore deve suggerire strategie per evitare la ricaduta a fasi precedenti.
6*) Fase di ricaduta. Considerata da alcuni come il 6° step del modello transteorico, essa implica la ripresa del comportamento dannoso. Poiché secondo alcuni è possibile che la ricaduta si verifichi anche durante fasi intermedie del processo (ad esempio una regressione dalla fase di determinazione a quella di contemplazione), non si è concordi a ritenerla come un vero e proprio stadio.
Se il soggetto riesce a mantenere definitivamente il cambiamento in modalità “pilota automatico” si ha l’uscita definitiva dal modello transteorico. In questa fase il comportamento positivo è del tutto acquisito e non richiedere ulteriore impiego di energie da parte del soggetto.