In un’epoca dove basta googlare per trovare tutto quello che ci serve, è bene fare chiarezza su due argomenti ptanto simili quanto distinti tra loro.
Il Virus.
Hiv non è altro che l’acronimo inglese per definire il virus responsabile dell’immunodeficienza umana, ovvero Human Immunodeficiency Virus. In base alla capacità del virus di attecchire l’ospite viene classificato in HIV-1, con valori più alti di virulenza e infettività, e HIV-2 se questi indicatori sono più bassi. Virulenza e infettività sono concetti utilizzati da molte branche mediche – infettivologia, virologia, farmacologia, microbiologia – per indicare il grado di pericolosità di un patogeno. La Virulenza indica la capacità del microrganismo di superare le difese dell’ospite per poi cominciare a replicarsi all’interno di esso. L’infettività, come lascia intendere il termine, indica la capacità del microrganismo di dare il via ad un’infezione. Il Virus fa parte della famiglia dei Lentivirinae, la cui “peculiarità” è la loro estrema lentezza nel replicarsi. E’ per questo, infatti, che passano degli anni dal contagio alla manifestazione della malattia.
La malattia.
AIDS è un acronimo per definire l‘Acquired Immuno Deficiency Syndrome. L’avvenuto contagio si manifesta con sintomi para-influenzali, con risoluzione spontanea della sintomatologia cui segue la fase di incubazione. La durata dell’incubazione dipende da vari fattori, tra i quali quelli già sopra citati, lo stato immunitario dell’ospite e il patogeno in questione. La fase latente della malattia, cioè il periodo che intercorre tra l’incubazione e la manifestazione dei sintomi, dura alcuni anni, 10 all’incirca. Questo lungo periodo, caratterizzato dall’assenza totale di sintomi della malattia, è un “ostacolo” alla diagnosi precoce della malattia. Il virus, attaccando le cellule CD4+ del nostro sistema immunitario, espone l’ospite ad infezioni anche da parte di microrganismi definiti commensali od opportunisti. Il ruolo dei CD4+, infatti, è proprio quello di riconoscere virus, batteri, miceti all’interno del nostro organismo e distruggerli.
Le verità..
Fino ad un decennio fa, le persone morivano a causa delle sovrainfezioni batteriche, molto spesso a carico dell’apparato respiratorio. Per sovrainfezione batterica, in medicina, si intende un quadro clinico in cui in un organismo già attecchito da un’infezione (da HIV in questo caso), se ne sovrappone un’altra (Bronchite, Polmonite, Candidosi, Tubercolosi). Inoltre, più la malattia avanza, più aumenta il rischio di sviluppare neoplasie maligne (forse meglio conosciute come “cancro”). L’aspettativa di vita media di una persona affetta da AIDS, senza trattamento, è di 8-10 anni. Ad oggi, grazie alla ricerca e alla combinazione di farmaci antiretrovirali sempre più efficaci, l’aspettativa di vita per le persone affette dalla malattia è quasi sovrapponibile a quella di una persona sana. In molti Ospedali, per una diagnosi precoce della malattia, è possibile effettuare il test gratuito per la ricerca di anticorpi anti-HIV.
.. E i miti da sfatare!
Prima di tutto è importante sottolineare che non si muore di AIDS, bensì per le complicanze ad essa legate. Non è possibile contrarre l’HIV bevendo dallo stesso bicchiere o mangiando dallo stesso piatto della persona infetta. Allo stesso modo, non si può essere contagiati tramite il bacio, strette di mano et similia. L’HIV, infatti, si trasmette solo tramite sangue, liquidi biologici e trasmissione verticale dalla madre al figlio (durante il parto o l’allattamento, qualora la madre non seguisse la terapia). Non è possibile guarire dalla malattia, ma è possibile controllarne l’andamento. Come? Eseguendo periodicamente esami ematochimici per la conta dei CD4+ e della carica virale – in rapporti inversamente proporzionali tra di loro. La sieropositività infatti è indice del contagio, ma non della manifestazione della malattia.
L’impatto devastante della malattia.
Le persone malate di AIDS sono circa 40milioni sparse nel mondo. In ugual numero, sono le persone morte per questa malattia, soprattutto a causa dei ritardi nel formulare una diagnosi. Ad oggi non esiste ancora una cura definitiva o un vaccino per l’HIV, anche se alcune sperimentazioni partite da pochi anni in Africa cominciano a produrre qualche risultato. La grande sfida dell’OMS è proprio questa: eliminare in modo definitivo l’AIDS entro il 2030.
Francesco Fascia