Hai una canzone contro la paura? Brunori Sas e Orazio ti spiegano il potere della poesia

Qual è il potere della poesia? Rispondono il cantautore Brunori Sas e il poeta latino Orazio.

Dario Brunori, in arte Brunori Sas.

Diletto e rifugio: ecco cosa offrono la poesia, la musica e l’arte tutta a chiunque si lasci appassionare e trasportare. Brunori Sas, che nel panorama del cantautorato italiano è tra quelli più apprezzati come poeti del mondo contemporaneo, riassume la sua idea della musica nel brano “Canzone contro la paura“.

Testo estratto da “Canzone contro la paura”, brano di Brunori Sas.

“Canzone contro la paura”: un brano di Brunori Sas

Al giorno d’oggi, grazie alle piattaforme digitali, la musica è fruibile da qualunque luogo e in qualunque momento. La poesia contemporanea è costituita da un vasto patrimonio di cantautori che con le loro canzoni hanno creato un porto sicuro in cui approdare in ogni momento. La musica commuove, fa sognare, permette ai ricordi di riemergere e al futuro di prendere forma con l’immaginazione. Rappresenta un mezzo per l’evasione dalla realtà, che sia per un momento di leggerezza e di allegria o per un attimo di insofferenza in cui si cerca un mondo in cui fuggire. Questo mondo di emozioni non è fatto solo per gli ascoltatori, ma anche per gli artisti. Ognuno, con la propria personalità e con il proprio vissuto, ha un’idea precisa della musica e porta le proprie emozioni nelle canzoni. Brunori Sas attraverso la musica riesce ad analizzarsi a fondo. Quando scrive le sue canzoni lascia che emerga ogni parte di sè, anche la più recondita. Si tratta di una vera e propria terapia. In “Canzone contro la paura“, singolo del 2017 estratto dall’album “A casa tutto bene“, afferma:

Scrivo canzoni poco intelligenti
Che le capisci subito non appena le senti
[…]
Canzoni buone da mangiare…
Sono canzoni poco irriverenti
Insomma canzoni come me,
Che ho perso tutti i denti
Canzoni per chi non ha voglia d’abbaiare o di ringhiare
Canzoni tanto per cantare!
Canzoni che parlano d’amore
Perché alla fine, dai, di che altro vuoi parlare?
Che se ti guardi intorno non c’è niente da cantare
Solamente un grande vuoto che a guardarlo ti fa male…
Brunori sottolinea in primo luogo l’immediatezza dei suoi testi, di facile intuizione e dettati dalla gioia di fare musica. Non c’è polemica, non c’è rabbia: ci sono le emozioni, da sempre guida di tutti gli uomini. Di che altro vuoi parlare? Nel vuoto, nel dolore, nella voglia di annullare i pensieri e in quella di vivere emozioni. C’è sempre la musica, per chi la canta e per chi la ascolta. Il brano continua con la descrizione delle canzoni, che accompagnano ogni momento e ogni emozione. Descrivono il mondo ideale, rincuorano in un momento di scoraggiamento… sono canzoni contro la paura. Sarebbe sufficiente una canzone, in un momento di vuoto interiore, a ricomporre ognuno di noi. Ma non ti sembra un miracolo?
“[…]
Che ti danno la forza di ricominciare
Che ti tengono in piedi quando senti di crollare…
Ma non ti sembra un miracolo
Che in mezzo a questo dolore
E tutto questo rumore
A volte basta una canzone
Anche una stupida canzone
Solo una stupida canzone
A ricordarti chi sei
A ricordarti chi sei?”
Brunori Sas

L’Arte Poetica di Orazio

Il poeta latino Orazio scrisse che il fine dei poeti è quello di dire cose piacevoli e, al contempo, utili alla vita. Tale concetto, attuale quanto mai e applicabile anche alla poesia contemporanea dei cantautori, è contenuta nell’Epistola ai Pisoni, meglio conosciuta come “Ars Poetica“: una trattazione teorica in versi sulla natura, sulle funzioni e sulle norme della poesia. Si tratta della terza delle Epistole del secondo libro della sua raccolta, dedicata ai due figli di Lucio Pisone, console nel 15 a.C.: contiene, in 476 versi, la teoria letteraria di Orazio, che vede la poesia come l’espressione di un’arte che, espressa con un grande lavoro di elaborazione, è frutto di un vero talento.

Non satis est pulchra esse poemata; dulcia sunto
et, quocumque volent, animum auditoris agunto.
Ut ridentibus adrident, ita flentibus adsunt
humani voltus; si vis me flere, dolendum est
primum ipsi tibi; tum tua me infortunia laedent.

[…]

Aut prodesse volunt aut delectare poetae
aut simul et iucunda et idonea dicere vitae.
Quicquid praecipies, esto brevis, ut cito dicta
percipiant animi dociles teneantque fideles.

(Ars Poetica, Orazio, vv. 99-103 ; vv.333- 336)

(“Non basta che la poesia sia bella, deve essere anche piacevole, e portare l’animo dell’uditore dove vuole. Il volto di un uomo ride a chi ride, ed è vicino a chi piange: se vuoi che io pianga, il primo che deve esprimere dolore sei tu; allora le tue sventure mi toccano. […]
I poeti vogliono essere utili o dilettare, o dire insieme cose belle e utili alla vita. Qualunque cosa tu voglia insegnare, sii breve, perchè le cose dette in modo coinciso gli animi le apprendano facilmente e le ricordino bene.”

Il potere della poesia: da Orazio a noi

L’attualità della concezione della poesia di Orazio non può che confermare l’immortalità e la bellezza della poesia. Il confronto tra l’idea della poesia di Orazio e la concezione della musica di Brunori ci pone poi davanti ad una riflessione sul rapporto tra artista e fruitore, e sulla straordinarietà di un legame che si basi sull’arte, strutturata sui sentimenti. La poesia, che sia scritta o posta su musica, così come un quadro, un’immagine, una qualsivoglia forma artistica, hanno il potere di rendere immortale un’immagine, una sensazione e ogni istante qualunque che viene strappato dall’ordinario. E lo straordinario è tale ancor di più in un momento di buio: ma non ti sembra un miracolo…che in mezzo a questo dolore…basta una canzone…anche una stupida canzone…a ricordarti chi sei?

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