Gli amori volano, scripta manent: il ritorno della corrispondenza epistolare da Ovidio a George Clooney

Il romanticismo non è mai morto e ora ne abbiamo la certezza (scritta a penna).


Dove sono gli innamorati che si scrivono lettere d’amore? Una volta c’erano quelli come Noah, che scrivono una lettera al giorno per un anno intero alle loro Allie. E anche tutti quei John! Che fine hanno fatto? Quelli che dall’Afghanistan non mancano mai, nemmeno per errore, la buca delle lettere delle Savannah. Ora, chi scrive più lettere? Sì, i bambini scrivono lettere di regali a Babbo Natale. Quindi, entrambi i tipi di lettere sono richieste: una di amore e risposta, l’altra di PlayStation e giocattoli. E se la lettera , alla fine, fosse essa stessa la richiesta?

Le pagine della nostra vita secondo Ovidio

Ovidio scrisse le Heroides, cioé 21 lettere d’amore (o, meglio, una summa di dolore), immaginando che fossero scritte da famose eroine. È come, se d’un tratto, potessimo finalmente vedere anche l’altro rovescio della medaglia, quella che si vede solamente nei pov dei TikTok. Ovidio, da buongustaio donnaiolo, sceglie di far scrivere le loro vite a Saffo, a Elena, a Medea, a Didone, a Fedra. Sono storie di donne che finalmente prendono in mano carta e calamaio e si manifestano. Le eroine, nei panni delle Desperate housewives, per la prima volta, scrivono agli uomini lontani, partiti per chissà dove e con chissà chi (ogni riferimento a Paride è puramente casuale). Penelope scrive a Ulisse, mentre lui, tra una tessitura della tela e un’avance rifiutata della moglie, si sta godendo il suo sogno cottage core, con una tazza grande di ginseng fumante nel letto di Circe (fumante anche quello) e il suo porcellino d’India. E qui, anche i nodi del filo di Arianna vengono al pettine. Scrive a Teseo, quando si sveglia dall’hangover e si rende conto di non essere in una suite a Las Vegas, ma di essere stata piantata in asso, cioé, letteralmente e polirematicamente, piantata in Nasso, l’isola dove Teseo la abbandonò, dopo averla sfruttata per uccidere il Minotauro ed uscire dal labirinto di Cnosso. Insomma, poi ci chiediamo da chi gli uomini di oggi abbiano ripreso la terminologia “amici con benefici”? Comunque, credo che alle famose eroine gli uomini lontani avessero dato un codice di avviamento postale sbagliato, altrimenti non sarebbero mai arrivate nella cassetta di Ovidio. Un gesto crudele che sembrerebbe violare gli human rights dei sentimenti. Pena equa: il ritorno a casa di durata 10 anni.

Il Dear John di Dear Amal

Non solo George Clooney ha aspettato per venti minuti buoni il (rigorosamente in ginocchio) e sa farsi il caffé alla macchinetta sine auxilio, ma addirittura scrive lettere d’amore alla moglie Amal. Al di là delle invidie personali che possono far arrossire le meno fortunate di fronte alla grandezza di un gesto, alla fin fine, così semplice, è sconvolgente che un uomo come il buon George, tra una villa sul Lago di Como e un nuovo set, abbia tempo per racchiudersi. Dice di avere a cuore le lettere scritte a mano, forse per un fatto generazionale, perché il significato che portano con loro andrebbe perso con un messaggio qualunque. Invece, per queste cose, si richiede qualcosa di più: scrivere su un foglio, utilizzando mente e cuore propri e non i suggerimenti del T9, significa prendere un impegno. Mi impegno nel sedermi, nel prendere la carta e la penna, nel concentrare tutto in quelle righe, nel ritagliare un pezzo di me e ho cura che ti venga recapitato il mio impegno. Tutto questo perché ti penso e mi ti dedico, questo è un impegno. Un semplice impegno che George e Amal, sulla soglia dei sette anni assieme, non hanno mai perso, ma, anzi, incentivato (anche con il lockdown). Amal, come un appuntamento fisso, attraversava l’intera casa, da un corridoio ad un altro, con la sua vestaglia svolazzante color carta da zucchero, per trovare sulla solita scrivania, accanto ad una foto incorniciata, la solita lettera del suo solido amore. Mentre, George non doveva nemmeno sforzarsi di andare alla ricerca della sua, gli bastava, appena sveglio, allungare un braccio sotto al cuscino per trovare, proprio come fanno le fatine dei denti, la dedica di Amal. E dopo questo, What else?

I masochisti, quelli che scrivono le lettere 

Di amori (letterari e fittizi o vivi e veri) che hanno tratto vigore da una corrispondenza epistolare siamo pieni: Lettere a Milena, I dolori del giovane Werther (insieme all’invidiabile facsimile italiano Le ultime lettere di Jacopo Ortis), Lettera all’immortale amata e così via. Perché John Keats scrive a Fanny Brown? E perché Paul Éluard scrive a Gala? Cosa spinge gli uomini e le donne a mettersi a nudo, vestiti di sole parole, l’uno di fronte all’altro? I masochisti, beati loro e chi li capisce! Forse, non c’entra solo l’amore, non c’entra solo l’impegno. Forse, è più un fatto di dimostrare. Dimostrare che siamo esistiti, che abbiamo amato, che alcuni sono stati anche così fortunati da essere amati a loro volta. Ti scrivo perché ti amo, ti amo tantissimo ed è vero, per questo voglio che tutti lo sappiano. Voglio che tutti sappiano che solo così sono esistito e che solo così ho vissuto. È un testamento, lascio il mio amore ai posteri affinché sappiano che queste cose che ho detto, le ho dette io. È un breviario, il sommario dell’ufficio divino che ho svolto presso l’amore e che l’amore ha svolto presso di me e, quindi, andate in pace! È una prova fisica e tangibile che abbiamo lasciato un segno, oltre che su carta, anche su qualcuno. Ora capisco perché Mr.Big dedica a Carrie il celeberrimo Eternamente tuo, eternamente mia, eternamente nostri.

L’abitudine dello scripta manent su Whatsapp

Siamo cambiati, tutto è cambiato. Non possiamo fingere che, oggi, sia normale scriversi delle lettere. Neanche più le e-mail ormai vengono lette, finisce tutto nello spam e poi cestiniamo. Diamo più valore ad un papiro su Whatsapp mandato alla mezzanotte di un compleanno o prima di un esame importante, perché, in fondo, è tutto quel che ci è rimasto. Scrivere dei propri sentimenti fa paura, tremendamente, e non c’è nulla di sbagliato nell’evitarne la rivelazione, non siamo semplicemente abituati. Ma, forse è meglio così no? Perché siamo in tempo, sempre, per poter cambiare abitudine e poter ritornare dietro ad una scrivania, stringendo una penna. Possiamo cambiare abitudine e riscoprire la magia di leggere le righe, tra le righe e sopra le righe, qualunque cosa vogliamo. Cosa sarebbe successo se Ernest Hemingway avesse smesso di rispondere alle epistole di Marlene Dietrich, incontrata per caso su un piroscafo? Cosa sarebbe successo se “papà”, come lo chiamava lei, avesse interrotto il carteggio segreto del loro amore platonico? Come si sarebbe frantumato il loro cuore? E, poi, come si sarebbe ricomposto? Menomale che non lo sapremo mai, perché Ernest continuò a scrivere a Marlene e lei, la sua “kraut”, continuò a rispondergli. Si accontentarono di un’intimità cerebrale, senza mai consumare e consumarla.

Nel nostro mondo, Ernest e Marlene si limiterebbero a incontrarsi su Clubhouse per aggiornarsi sulle novità della crisi di governo. E chissà, magari ogni tanto si scambierebbero anche dei post-it da attaccare alla parete, vicini alle foto dei loro fidanzati.

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