Fobia e i suoi correlati neurali

Fobia, ti temo!

La fobia presenta caratteristiche specifiche che la distinguono rispetto alla semplice paura, sebbene la fobia e i suoi correlati neurali siano identici a quelli coinvolti nella paura. Innanzitutto la fobia è irrazionale, sproporzionata rispetto al pericolo, tant’è che chi ne soffre è consapevole che temere un insetto non ha senso. Ma questa consapevolezza non è sufficiente, perché la fobia è anche incontrollabile. Data la sua natura, induce all’evitamento dell’oggetto fobico, tipicamente con una fuga terrorizzata. Dal punto di vista patologico la fobia è riconosciuta come tale nel momento in cui interferisce con il normale funzionamento sociale e lavorativo dell’individuo. Si accompagna spesso a sintomi fisici di ansia. La sua ultima caratteristica è che non si risolve nel tempo, ma è un terrore che rimane stabile.

Suddivisione della fobia

Sono state individuate tre macrocategorie dagli studiosi del comportamento. La prima categoria fa riferimento alla fobia specifica (65,5%): è rivolta ad un elemento specifico. Alcuni esempi sono le fobie degli animali, del sangue o degli ambienti naturali come la fobia del buio. La seconda categoria fa riferimento alla fobia sociale (23%): chi ne soffre teme di essere giudicato o umiliato da altre persone. Può essere circoscritta a specifiche situazioni o essere generalizzata, impedendo la costruzione di legami con qualunque persona. La terza categoria fa riferimento all’agorafobia (11,5%): è un timore che si manifesta non solo all’aperto ma anche in luoghi affollati. Si accompagna al pensiero di non avere sufficiente controllo della situazione né vie di fuga.

Il circuito cerebrale della paura

Questo circuito, presente in ognuno di noi, coinvolge due importanti strutture. Da un lato l’amigdala, una struttura che controlla le emozioni, nello specifico la paura. Dall’altro la corteccia prefrontale che controlla le informazioni provenienti dall’amigdala, e in funzione di queste prepara o meno il corpo a reagire. Joseph LeDoux ha studiato questo meccanismo, mettendo in luce che nei soggetti fobici funzioni in maniera diversa: l’amigdala diventa iper-attiva innescando risposte esagerate anche di fronte a stimoli blandi.


  Il nostro cervello ci prepara all’attacco o alla fuga (http://news.mit.edu)