La seconda domenica di maggio in molti Paesi si celebra la “Festa della mamma”, indaghiamo le antiche origini e l’evoluzione di tale tradizione.
In senso lato, la celebrazione della figura materna fin da tempi remoti è stata comune a moltissime culture, non solo nel bacino mediterraneo, ed era associata al culto delle divinità femminili e della Terra. L’adorazione della Dea Madre è un valido esempio che attraversa diacronicamente la storia a partire dal Paleolitico.
La figura materna e la primavera
Oggigiorno, nonostante l’universalità culturale della celebrazione della figura della madre, non esiste un’unica data, una vera e propria “Giornata mondiale della mamma”. Solitamente, la si festeggia in primavera, in particolare, nella maggior parte dei Paesi nel mese di maggio; anche il giorno scelto si inserisce nella ricostruzione di un quadro storico-mitologico generale: già in epoca pagana, non solo nel cosiddetto mondo classico, la celebrazione delle maternità e della femminilità cadeva in primavera e rappresentava la fine dell’inverno, sterile e freddo, l’avvento dell’estate calda, accogliente e fruttifera, attraverso miti settimane in cui la natura a poco a poco si risveglia e si mostra in tutto il suo splendore, segnando l’aristotelico passaggio dalla potenza all’atto. La primavera è il simbolo per eccellenza del divenire, della trasformazione, della graduale rinascita, dell’abbondanza e della fertilità.
In epoca moderna
Quando si parla della nascita della moderna festa della mamma si è soliti partire dal 1870 quando l’attivista statunitense Julia Ward propose il Mother’s Day for Peace. In seguito, nei primo decennio del XX secolo, anche Anna Jarvis si fece promotrice di un’iniziativa simile: volle rendere omaggio dapprima alla propria madre e poi si impegnò molto per far sì che venisse istituita una vera e propria festa per tutte le mamme del mondo. A. Jarvis è attualmente considerata l’ideatrice di tale celebrazione negli Stati Uniti. Nel 1914 fu poi il Presidente Wilson a ufficializzare il Mother’s Day. Negli anni successivi, tutta una serie di Paesi come quelli nordici e germanici, a catena, tra gli anni ’10 e gli anni ’20 introdussero tale ricorrenza.
In Italia, una sorta di primo tentativo “ufficiale” di celebrazione della maternità lo si ebbe soltanto nel 1933 quando venne istituita la “Giornata della Madre e del Fanciullo”; ma esso non può essere considerato un vero e proprio precedente della moderna “festa della mamma”, innanzitutto per le motivazioni dalla forte caratterizzazione ideologica che avevano spinto il Regime fascista a “celebrare” la figura materna e femminile, come “sana, robusta e feconda”. È solo negli anni ’50 che per la prima volta venne festeggiata la festa della mamma grazie all’iniziativa di Otello Migliosi, parroco di Tordibetto di Assisi; in realtà, già l’anno prima, nel 1956, Raoul Zaccari, senatore e sindaco di Bordighera, aveva proposto tale celebrazione e il 18 dicembre 1958, insieme con i senatori Bellisario, Baldini, Restagno, Piasenti, Benedetti e Zannini presentò il disegno di legge dell’«Istituzione della festa della mamma».
Fino al 2000 la si celebrava l’8 maggio, poi è stato deciso di spostarla alla seconda domenica di maggio con l’intento di allinearsi alla calendarizzazione degli altri Paesi.
Il culto della Dea Madre
L’adorazione e la celebrazione della madre affondano le proprie radici nell’arcaico culto della Dea Madre o Grande Madre, presente nella quasi totalità delle culture e mitologie: si tratta di una divinità ancestrale, venerata fin dal Paleolitico, come testimonierebbero i molteplici ritrovamenti delle statuette di Veneri steatopigie o callipigie.
Molti studiosi concordano sul fatto che i primissimi culti religiosi avessero come oggetto proprio tale “forma divina” (ancora non si può parlare di una dea vera e propria).
La Grande Madre è simbolo di fecondità, associata alla personificazione della natura (Madre Natura), alla terra -generatrice di vita- e alla Terra -madre di tutti gli uomini- simbolo di vita e di morte (c’è l’idea del ritorno alla terra, vd seppellimento dei morti in posizione fetale), di rinascita (da qui la primavera e il passaggio dall’inverno all’estate), della ciclicità del tempo…
A questa divinità primitiva sono connessi -in senso ampio- i culti di una serie di dee molto diversificate tra loro: legate alla fertilità, all’abbondanza, alle nascite e al parto, alla morte e alla rinascita, alle stagioni, all’agricoltura e al raccolto, ma anche all’amore e all’eros; ecco qualche esempio: le greche Gea, Demetra e Persefone, Rea, ma anche Era e Afrodite; le romane Cerere, Diana, Opi e anche Giunone e Venere; l’italica Iuno Lucina (a cui fu dedicata la festa delle Matronalia), l’etrusca Turan; l’anatolica Cibele; l’ittita Nikkal; la sumerica Inanna e la babilonese Ištar; la fenicia Astarte; l’egizia Iside; in parte le pre-islamiche al-‘Uzzā e Allat; la gallica Rosmerta, la germanica Nerthus…
È interessante notare come le divinità della Terra siano quasi sempre femminili in tutti i pantheon delle diverse culture, al contrario delle divinità del cielo quasi sempre maschili. Persiste un forte dualismo tra la polarità femminile-terrestre e quella maschile-celeste: in genere presso popoli nomadi, cacciatori e guerrieri il capo degli dei è un dio maschio, signore del cielo e della pioggia (talvolta anche del sole), forte e virile; invece, presso le popolazioni stanziate, dedite all’agricoltura, si venera in particolare una divinità femminile, che talvolta è l’essere supremo in assoluto, specialmente presso le società matriarcali (vd Asia Minore e Creta preellenica). Non mancano, poi, i riferimenti all’unione delle due sfere, quella maschile e quella femminile, che avverrebbe sulla linea dell’orizzonte, determinando così l’incontro tra cielo e terra.
Le antiche festività
Uno pseudo-antecedente della “festa della mamma” lo si ritrova in Grecia quando in primavera si rendeva omaggio alla Grande Madre incarnata dalla dea Rea (identificata con la romana Opi o con la frigia Cibele) nata dall’unione di Urano (il cielo) e di Gea (la terra). Mentre a Roma esistevano le Matronalia, in onore della dea Iuno Lucina e gli Hilaria in onore di Cibele, celebrate rispettivamente il 1° e il 25 marzo. Di particolare interesse sono le Matronalia istituite dopo la prima guerra contro i Sabini e originariamente destinate alla celebrazione delle donne intervenute per ottenere la pace; la festività fu poi estesa alla celebrazione di tutte le matrone romane e così come avveniva durante i Saturnali ci si scambiava dei doni, si organizzavano banchetti e si svolgevano riti in onore delle divinità: durante le Matronalia gli uomini facevano regali alle proprie mogli e alle proprie madri. Le Matronalia rappresentavano un modo per valorizzare la figura femminile e materna.