Spegnerebbe oggi 145 candeline Enrico De Nicola, che è stato sia il primo Presidente della Repubblica italiana, sia il primo Capo provvisorio dello Stato.
Nato a Napoli nel 1877, Enrico De Nicola ha costituito una figura fondamentale per la storia della Prima Repubblica italiana, ma anche delle ultime fasi del Regno d’Italia. Da sempre molto poco considerato e studiato, questo personaggio è in realtà veramente fondamentale per molti motivi. Con un retroscena assolutamente interessante, De Nicola si connota quasi come una macchietta per la stampa di allora: superstizioso, il “signor no” e vanesio, ma ha anche dei difetti.
La vita di Enrico De Nicola
Nato nel 1877 in una facoltosa famiglia napoletana, De Nicola, dopo il liceo, decide di proseguire gli studi con una laurea in Giurisprudenza. Diventa un famoso avvocato penalista che si fa conoscere presto in tutta la città partenopea per il suo buon cuore, oltre che per il suo cognome: spesso, infatti, offre il suo servizio professionale pro bono, completamente gratis, alle persone bisognose. Inizia la sua carriera politica come deputato del partito liberale, eletto a Afragola nel 1907, ma presto diventa un notabile giolittiano. Nel 1913 diviene Sottosegretario alle Colonie nel penultimo governo Giolitti, mentre nel 1919 è Sottosegretario al Tesoro nell’esecutivo Orlando. Gli viene proposto ben quattro volte di diventare Presidente del Consiglio, in quanto giolittiano, ma rifiuta sempre, in quanto si definisce disinteressato e super partes: da qui deriva l’appellativo “signor no“. Nel 1920 viene eletto Presidente della Camera dei Deputati, ma dal 1924 scompare dalla politica, dedicandosi solamente all’avvocatura.
Dalla monarchia alla Repubblica: il ruolo di De Nicola
Nel febbraio del 1944, De Nicola si reca a Ravello, dove si trova in quel momento il re Vittorio Emanuele III, e viene ricevuto da quest’ultimo, in quanto il monarca ha un’ottima opinione di lui. L’avvocato gli spiega che come persona non è responsabile direttamente della Seconda Guerra Mondiale, né del fascismo, ma che, in quanto re, ha una responsabilità soggettiva. Egli si ritrova al potere quando l’Italia è entrata nel conflitto, ma anche quando lo ha perso e ha cambiato fronte, quindi, seguendo i costumi storici, Vittorio Emanuele III dovrebbe abdicare. Sapendo che il monarca non sarebbe stato d’accordo, De Nicola ripesca l’istituto albertino della luogotenenza, usata nel caso in cui il monarca fosse andato in guerra: l’unica differenza è che Vittorio Emanuele III sarebbe dovuto andare in luogotenenza definitiva. Con questo curioso escamotage, il re accetta e De Nicola torna a Napoli vittorioso, sapendo di aver spianato la strada alla politica del secondo dopoguerra.
De Nicola, Capo provvisorio e poi Presidente
Il 28 giugno del 1946, a seguito delle prime elezioni repubblicane e del referendum istituzionale, Enrico De Nicola viene eletto, con un’ampia maggioranza, come Capo provvisorio dello Stato. Lui deve gestire la transizione tra monarchia e repubblica e proprio per il suo carattere autonomo, indipendente e super partes, ma anche per la sua approfondita conoscenza del diritto, viene molto apprezzato. De Nicola non interviene direttamente nei lavori dell’Assemblea Costituente, ma dispensa consigli informali sulla figura del Presidente della Repubblica. Firma la Costituzione repubblicana il 27 dicembre del 1947 e, di diritto, diviene il primo Presidente della Repubblica il primo gennaio del 1948 grazie a una disposizione transitoria. Rimane tale fino all’aprile dello stesso anno, quando, per la prima volta, il Parlamento si riunisce in seduta plenaria per eleggere il nuovo Presidente, che sarà Luigi Einaudi.