Già sulla nostra Terra – sembra contraddittorio – esistono forme di vita “aliene”, che possono aiutare a scoprire la vita su altri pianeti.
Uno studio, finanziato dal programma europeo di ricerca Horizon 2020, potrebbe – studiando forme di vita microscopiche del nostro Globo – aiutare a comprendere lo sviluppo faunistico extraterrestre.
Cosa c’è di strano sulla Terra?
La vita è possibile anche in condizioni estreme: ce lo insegnano i batteri, straordinari microorganismi dalle variegate potenzialità. Alcuni, più piccoli del 20% di quelli noti, trovano il loro habitat naturale in aree caldissime, acide e dalle concentrazioni saline altissime: caratteristiche mortali per la maggior parte dei batteri.
In uno dei luoghi più inospitali del pianeta, le sorgenti termali della zona del vulcano Dallol, in Etiopia, nel pieno della depressione del Danakil, proliferano classi di batteri spettacolari: i nanobatteri estremi, chiamati Nanohaloarchaeles Order, che abitano il paesaggio alieno di queste ampie zone. Nei pressi della Valle di Afar, culla della civiltà moderna (qui, infatti, è stato scoperto uno dei progenitori dell’uomo moderno, il fossile di ominide Lucy), si incontrano 3 placche: quella africana, la somala e l’araba che – allontanandosi – creano particolarissime condizioni chimico-fisiche delle aree circostanti.
Un meraviglioso mondo da scoprire
“Si pensava che in queste aree non potesse mai celarsi la vita”, dichiara Barbara Cavalazzi – ricercatrice presso l’Università di Bologna, dal 2012 Professore Aggiunto presso l’University of Johannesburg, e dal 2014 Ricercatore Associato presso l’IRSP-Univ. di Chieti-Pescara – all’ANSA. “Qui le temperature sfiorano i 90°C, e le concentrazioni saline di salgemma e sali di zolfo e ferro sono elevatissime. I pH sono molto acidi, poco superiori allo zero”. Quello etiope è un ambiente estremo, simile per certi versi a quello che potremmo trovare su Marte, e che perciò – allo stesso modo – potrebbe ospitare le stesse forme di vita.
Europlanet 2024 Research Infrastructure
Il nome del progetto, promosso dalla Europlanet society, che si prepara a studiare queste zone “aliene” della Terra – è finanziato nell’ambito del programma europeo di ricerca Horizon 2020. In soldoni parliamo di 10 milioni di euro “spalmati” su 4 anni, che aiutano a comprendere quanta vita possa esserci al di fuori del nostro mondo, andranno a ricercatori, laboratori (24 in Europa e cinque siti nel mondo, tra cui uno in Africa e uno al Circolo Polare Artico) e strutture all’avanguardia.
L’Italia potrà dare il suo contributo: farà parte della ricerca con le migliori menti dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e le Università di Bologna, Padova e Chieti-Pescara. Speriamo, come sempre, di distinguerci!
Umberto