L’amore ci fa sentire vivi, desta la nostra anima e fa battere il nostro cuore. Ma cosa succede se perdiamo la persona che tanto amiamo? Come possiamo curare il nostro cuore ferito e disilluso? Alcuni direbbero con il tempo, mentre altri dopo tanta sofferenza; ciò che è sicuro è che, prima o poi, tutti perdiamo il nostro amore per un motivo o per un altro e siamo tenuti a doverci confrontare con i nostri sentimenti per riuscire a ritrovare la luce in fondo al tunnel.
Rabbia, malinconia, tristezza e altri miliardi di sentimenti negativi sono legati all’idea di perdere chi amiamo di più al mondo. Tutto sembra nullo e la nostra vita viene appiattita dalla sofferenza, che man mano si trasforma in apatia e poi in paura di amare di nuovo. Lo sapeva bene Eugenio Montale, il quale perse la sua amata ”Mosca” (soprannome che egli dava alla moglie) nel 1963, e lo riscontriamo perfettamente nel film animato Up, in cui il protagonista perde la moglie così come il nostro poeta.
Eugenio Montale e le numerose poesie dedicate alla moglie: tra Satura e Xenia
Satura è una raccolta poetica di Eugenio Montale pubblicata nel 1971. L’opera comprende gli scritti dell’autore composti tra il 1962 (anno antecedente alla morte della cara moglie) e il 1970, dopo anni trascorsi dedicandosi alla professione di giornalista.
Satura è suddivisa in quattro parti: Xenia I e II e Satura I e II. La differenza tra le varie sezioni è molto importante dal punto di vista cronologico e tematico: nelle due parti comprendenti Xenia, scritte tra il 1962 e il 1966, il poeta si concentra sul ricordo della moglie, Drusilla Tanzi, deceduta nel 1963; in Satura I e II, troviamo testi degli anni che vanno dal 1968 al 1970, in cui l’autore riflette in modo satirico su vicende legate alla vita di tutti i giorni. Le poesie acquistano così una vena diaristica, in stretta connessione alla realtà e alla quotidianità.
In Xenia I e II, titolo che rimanda agli epigrammi latini di Marziale, Montale dedica e porge come regalo devozionale alla moglie deceduta le poesie che formano queste prime due sezioni della raccolta. L’immagine dalla consorte di Montale, chiamata affettuosamente con l’appellativo di “Mosca” a causa della sua miopia, viene descritta nei dettagli, evidenziandone il cambiamento e la visione che egli avrà di lei prima e dopo la sua morte; infatti, si passa dalla rappresentazione di una donna salvatrice ma sfuggevole, a una donna che si manifesta come compagna del poeta, che lo indirizza nella loro vita quasi come una guida, grazie ad un’acutezza di sguardo più profonda rispetto a quella del marito, rimarcata spesso da Montale nelle liriche dedicate a lei.
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, nè più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
In Satura I e II, titolo che richiama invece il genere letterario latino della satira, caratterizzato dalla varietà degli argomenti trattati e del linguaggio scelto, assistiamo a una critica alla Storia e al mondo contemporaneo del poeta, con annessi pensieri malinconici causati dal ricordo della moglie deceduta ancora da troppi pochi anni. Montale, in questa sezione, mette in evidenza il fatto che per amare non vi è necessariamente bisogno della presenza fisica, basta il ricordo per mantenere vivo quel sentimento che egli definisce come un magnetismo che aleggia nell’aria e che attrae le due anime in qualunque luogo esse siano. Andrea Zanzotto parlò di Satura come “un grande testamento imperniato sull’idea della vita come detrito”; Montale senza Drusilla non fa che raccogliere questi detriti sparsi nel tempo per costruirci una parvenza di vita.
Accade
che le affinità d’anima non giungano
ai gesti e alle parole ma rimangano
effuse come un magnetismo. È raro
ma accade.
Può darsi
che sia vera soltanto la lontananza,
vero l’oblio, vera la foglia secca
più del fresco germoglio. Tanto e altro
può darsi o dirsi.
Comprendo
la tua caparbia volontà di essere sempre assente
perché solo così si manifesta
la tua magia. Innumeri le astuzie
che intendo.
Insisto
nel ricercarti nel fuscello e mai
nell’albero spiegato, mai nel pieno, sempre
nel vuoto: in quello che anche al trapano
resiste.
Era o non era
la volontà dei numi che presidiano
il tuo lontano focolare, strani
multiformi multanimi animali domestici;
fors’era così come mi pareva
o non era.
Ignoro
se la mia inesistenza appaga il tuo destino,
se la tua colma il mio che ne trabocca,
se l’innocenza è una colpa oppure
si coglie sulla soglia dei tuoi lari. Di me,
di te tutto conosco, tutto
ignoro.
Amore, promesse, avventure e palloncini: Up!
Era il 1939 quando Carl Fredricksen, un ragazzino di nove anni, incontra per la prima volta Ellie, una bambina di otto anni che vive in una casa fatiscente e che sogna di recarsi in Sud America per raggiungere le Cascate Paradiso, facendosi promettere da Carl che un giorno sarà proprio lui a portargliela.
Carl e Ellie si innamorano da quel momento, dopo qualche anno si sposano e si trasferiscono nella casa in cui andavano a giocare quando erano bambini; però, quando i due decidono di concepire un bambino, Ellie dopo un aborto spontaneo scopre di essere sterile: Carl, per consolarla, decide di mettere da parte dei risparmi per organizzare un viaggio alle Cascate Paradiso in Venezuela, per realizzare il sogno di quando Ellie era bambina. La coppia però è costretta a rimandare continuamente il viaggio per una serie di inconvenienti come bollette e riparazioni, nonché le spese mediche e gli acciacchi dell’età, ma senza perdere mai la felicità e la spensieratezza che li legava fin da quando erano piccoli.
Quando i due sono ormai anziani, Carl decide di comprare i biglietti per il Venezuela con i soldi della pensione, ma proprio quando sta per darli ad Ellie lei ha un malore, e poco tempo dopo muore.
Dopo la perdita di Ellie, Carl perde anche la sua felicità e la sua leggerezza, diventando antipatico e scorbutico; si rifiuta di lasciare la casa che da sempre aveva condiviso con la moglie per non abbandonare il ricordo più importante che aveva di lei, in quanto il quartiere in cui egli abita si trova al centro di un grande cantiere per un nuovo complesso residenziale. Ma la vita non ha smesso di sorridere a Carl, il quale sarà impegnato ad affrontare una grandissima avventura, forse guidato proprio dalla moglie, che gli permetterà di realizzare il grande sogno di Ellie; ma non solo, egli scoprirà che la felicità può essere ritrovata anche quando si è anziani, anche quando tutto sembra nero, anche quando la persona che è la luce della nostra vita non c’è più, il tutto abbellito da palloncini, animali parlanti e vecchi esploratori.