“Vorrei potesse non finire mai!” L’implorazione davanti al declino dell’estate, dai madrigali di D’Annunzio al brano dei Negramaro.
La canzone “Estate” dei Negramaro non è proprio recente, ma è di sicuro un grande classico. È inevitabile cantare a squarciagola quando la si sente, in qualunque momento dell’anno, e senza dubbio lo è di più nel pieno della bella stagione.
“Estate” dei Negramaro
“In bilico, tra tutti i miei vorrei” è un verso della celebre “Estate” dei Negramaro e potrebbe fungere da descrizione di quest’estate che segue il lockdown, accompagnata dalle restrizioni e segnata dai contagi che non si arrestano e che determinano l’incertezza per i mesi futuri. È l’estate delle vacanze italiane, in cui il timore della pandemia è in contrasto con il desiderio di vivere a pieno dopo il periodo di quarantena forzata. Intramontabile, nel brano dei Negramaro, è la celebre espressione “vorrei potesse non finire mai”, che dedicata alla bella stagione designa il desiderio che i momenti spensierati che l’estate ci regala durino per sempre. E a proposito del tempo che passa, nel brano non manca quel pizzico di romanticismo che caratterizza la musica del gruppo: “e il tempo passa e tu non passi mai!”
L’estate e D’Annunzio
Il desiderio che i momenti estivi durino per sempre è intramontabile ed è racchiuso anche nei primi due tra i madrigali dell’estate di Gabriele D’Annunzio, contenuti nella raccolta Alcyone. Il primo tra questi si intitola Implorazione ed è una vera e propria esortazione alla bella stagione, affinché non finisca:
“Estate, estate mia, non declinare!
Fa che prima nel petto il cor mi scoppi
come pomo granato a troppo ardore.
Estate, Estate, indugia a maturare
i grappoli dei tralci su per gli oppi.
Fa che il colchico dia più tardo il fiore.
Forte comprimi sul tuo sen rubesto
il fin Settembre, che non sia sì lesto.
Sòffoca, Estate, fra le tue mammelle
il fabro di canestre e di tinelle.”
Il secondo porta il titolo di La sabbia del tempo e in tutto il testo spiega questa metafora: il tempo scorre veloce, allo stesso modo di un pugno di sabbia tenuto nel cavo della mano. In questo modo inserisce l’immagine della fugacità del tempo nella cornice estiva e descrive al contempo la brevità del tempo dell’estate che volge al declino.
“Come scorrea la calda sabbia lieve
per entro il cavo della mano in ozio,
il cor sentì che il giorno era più breve.
E un’ansia repentina il cor m’assalse
per l’appressar dell’umido equinozio
che offusca l’oro delle piagge salse.
Alla sabbia del Tempo urna la mano
era, clessidra il cor mio palpitante,
l’ombra crescente d’ogni stelo vano
quasi ombra d’ago in tacito quadrante.”
Vorrei potesse non finire mai
L’estate porta un caldo insopportabile e per questo forse non tutti la designano come la propria stagione preferita. È però anche il tempo delle giornate più lunghe, delle vacanze quando possibile e del trionfo dei colori del mare e della natura. E adesso che si avvicina settembre, immaginiamo D’Annunzio chiedere all’estate di non declinare, in un madrigale, mentre ascolta i Negramaro: “Vorrei potesse non finire mai!”