Bene o male? Questo è il problema: se sia più nobile d’animo seguir la strada del padre o divertirsi e bruciare all’inferno?
Quante volte stando a contatto con una persona ci domandiamo se costei abbia conseguito un master in Distorsione ipertemporale causante la flessione degli altrui attributi?
Che sia una vecchia conoscenza o una sensazione a pelle con una persona appena conosciuta, sarà capitato a tutti di credere che quel determinato essere vivente fosse composto al 70% da odio e con un restante 30% di cattiveria.
Oppure può capitare anche l’inverso: incontrare quella persona che ti mette subito a tuo agio, che ti sembra di conoscere da una vita …
Che voi stessi siate della prima o della seconda categoria, poco importa, la domanda fondamentale è: come siamo arrivati a questo punto?
Secondo Rousseau non è propriamente colpa nostra, ma dei nostri genitori, dei nostri nonni, del vicino di casa, la vecchietta pettegola del secondo piano, il prete, l’insegnante, il ministro dell’Interno, gli immigrati e così via …
Che qualcuno abbia influito su di voi dandovi tutto l’amore del mondo, o rubandovi il pupazzetto di Zorro, state tranquilli e ripetete il mantra “Non è colpa mia“, perchè tanto, lo scaricabarile và particolarmente di moda negli ultimi tempi.
Comunque sia, per Rousseau inizialmente non siamo nè buoni nè cattivi: uscendo dal caldo utero della nostra genitrice, innocenti ed ignari del mondo siamo neutri.
Il mito del Bon Sauvage, il buon selvaggio, nasce durante il periodo coloniale, ma è il nostro Rousseau a renderlo celebre, esponendolo in varie opere.
È un pensiero di stampo esplicitamente romantico ed illuminista che vuole richiama alla creazione di un essere in pace con il mondo e la natura, o almeno prima dell’arrivo della civiltà.
Per essere precisi, per Rousseau non esiste il buon o il cattivo selvaggio, queste locuzioni sono semplicemente usate per esemplificarne il concetto, ma, come lo stesso svizzero dice “né buono né cattivo, senza vizi né virtù”.
Per gli appassionati di serie tv, ce n’è una che fa proprio a caso vostro e (piccola informazione di servizio) per far scoppiare il cuore ai fan di Doctor Who ed Harry Potter: il co-protagonista è David Tennant nei panni di un accattivante demone.
Good Omen è infatti la nuova serie tv per BBC e Amazon Prime Video, già in top trend.
Riassunto veloce per chi se la fosse persa: l’apocalisse è alle porte, l’anticristo viene consegnato nelle mani del demone Crowley (David Tennant) che lo porterà in un convento di suore sataniste.
Il piano è quello di scambiare il figlio del diavolo con il figlio dell’ambasciatore americano, appena partorito nella stanza n. 4.
Ma il caso vuole che nella stanza n. 3 è appena venuto alla luce un altro bambino, il figlio dei signori Young.
E, come nella favola del principe e del povero, l’anticricristo viene messo nella culla sbagliata.
Il demone Crowley e l’angelo Aziraphale (Micheal Sheen) non sono troppo concordi con i propri capi per assistere alla distruzione del mondo, decidono quindi in accordo di vivere a stretto contatto con il presunto anticristo per influenzarlo a vicenza, in modo da “neutralizzarlo”, stando quindi vicino al figlio dell’ambasciatore, mentre il vero anticristo cresce indisturbato, circondato unicamente dalla normalità e, soprattutto, senza alcuna influenza.
La miniserie è basata sul romanzo di Terry Pratchett e Neil Gaiman Buona Apocalisse a tutti! (in inglese Good Omens: The Nice and Accurate Prophecies of Agnes Nutter, Witch), pubblicato nel 1990.
Tutto il racconto richiama innumerevoli citazioni, miti, passi biblici ed esoterici e, naturalmente, la teoria del nostro Rousseau.
Quello che viene spontaneo chiedersi è: “esistono solamente due facce della medaglia?” O, piuttosto, buono e cattivo sono solo aggettivi che abbiamo prodotto per distinguere oggetti, soggetti e atteggiamenti in funzionali e disfunzionali?
Qualsiasi siano le circostanze che ci cambiano, indirizzandoci verso una strada, piuttosto che un’altra, vorrei concludere macchiandomi del vile reato di spoiler, condividendo una battuta dell’angelo Aziraphale nell’ultima puntata.
“Io temevo che tu fossi l’incarnazione dell’inferno, speravo lo fossi del paradiso, invece sei molto di più: tu sei l’incarnazione dell’umanità “.
Alice D’Amico