“Essere o apparire” è una di quelle domande che tutti una volta nella vita ci siamo posti ma difficilmente riusciamo a dargli una risposta definitiva.
Attraverso le “Epistualae morales ad Lucilium” di Seneca e il film “The Breakfast club”, cerchiamo di capire se essere sia meglio essere o apparire
SENECA E LE “EPISTUALE MORALES AD LUCILIUM”
Nato a Cordova intorno al 4 a.C, Lucio Anneo Seneca è stata una delle personalità più importanti dell’epoca classica. Filosofo, drammaturgo, politico e precettore ha cercato di portare uno stoicismo dai contorni epicurei in una Roma ormai vittima della decadenza morale.
In vita scrisse moltissime opere di argomento vario e, tra tutte, spiccano le “Epistulae morales ad Lucilium”, una raccolta di 124 lettere suddivise in 20 libri, indirizzate a Lucilio Iuniore, governatore della Sicilia, oltre che poeta e scrittore. Giunte a noi incomplete, si presentano come un mezzo che Seneca mette a disposizione del suo interlocutore, per accompagnarlo nel suo percorso di crescita morale, guidandolo nel suo cammino interiore fatto di riflessione e, soprattutto, di otium. Nell’ Epistula 120, in particolare, Seneca affronta il tema della “Humana condicio” affermando:
Nemo suum agit, cetera multiformes sumus
“nessuno si attiene ad un solo ruolo, siamo tutti multiformi”
A partire dalla “Consolatio ad Marciam”, Seneca ha messo nero su bianco la problematicità della condizione umana, fragile e incerta. È convinto che l’uomo sia un essere debole, inconsapevole schiavo di bisogni che devono essere soddisfatti, a tutti i costi. Partendo da questa condizione di base, il filosofo riflette su un dato: la mutevolezza dell’uomo che a suo piacimento indossa maschere, preferendo l’apparire all’essere. Individua la volubilità dell’uomo, ingannatore e primo degli ingannati, che passa la vita cercando di nascondere sotto il tappeto la sua polvere, e non sa decidere se lo fa per gli altri o per se stesso.
“THE BREAKFAST CLUB”
Uscito nel 1985 dalla mente del regista John Hughes, “The brekfast club” è una pellicola che racconta l’adolescenza e la problematicità ad essa legate. John, Andy, Brian,Claire ed Allison sono i nostri protagonisti, costretti a rimanere a scuola dopo l’orario delle lezioni a causa di una punizione, o meglio, cinque. A sorvegliarli è il preside Vernon che come compito, assegna ai ragazzi un tema dal titolo “Chi sono io?”. È questa la domanda con cui, seppur con difficoltà, si innestano una serie di meccanismi che portano i ragazzi a conoscersi e raccontarsi, al di là delle apparenze, mettendosi a nudo. Al termine della punizione Brian scrive una piccola riposta alla domanda del professore:
tanto lei ci vede come vuole […] abbiamo scoperto che ognuno di noi è un genio e un atleta e un pazzo, una principessa e un criminale […]
ESSERE O APPARIRE?
Alla luce di una tradizione che da Seneca arriva sino a noi, abbiamo trovato delle risposte che esauriscono il nostro quesito. Di certo “essere” non è facile (non lo era nell’antica Roma figuriamoci ora) ma qual ora ci si riuscisse, siamo sicuri che basterebbe? Sia il filosofo sia I ragazzi del breakfast club ci dicono di sì. Da un lato Seneca afferma che per “essere” sia necessario compiere un cammino fatto di rinuncia e sforzo per arrivare a conoscere la propria dimensione ed abitarla. I cinque adolescenti dall’altro, osservano come dietro le apparenze ci sia sempre una persona, fatta di imperfezioni e problematicità che devono essere (ri)scoperte. In entrambi i casi si parla della bellezza e l’unicità dell’ “essere”, che deve essere cercato e trovato dal singolo, per poi essere urlato al mondo intero non curandosi del giudizio altrui, che tanto può creare quanto può distruggere.