La sessantanovesima edizione dello Iac (International Astronautical Congress) è giunta al termine. I partecipanti del Congresso hanno deciso che verrà dato l’avvio ufficiale alla costruzione del satellite Plato (PLAnetary Transits and Oscillations of stars), progettato per lo studio e per la ricerca degli esopianeti. Una notizia importante, il futuro della ricerca aerospaziale dipende da queste proposte, da questi disegni realizzati per il lungo termine.
Uno sguardo verso gli esopianeti
Gli esopianeti sono, per definizione, pianeti extrasolari, cioè pianeti al di fuori del sistema solare che orbitano intorno ad altre stelle. Il primo è stato scoperto nel 1995 e un dato del marzo 2017 ci dimostra che abbiamo fatto passi da gigante: poco più di un anno fa il numero di esopianeti scoperti era di 3577. Il progresso è stato notevole, soprattutto se si pensa al fatto che, durante la fine degli anni ’80, la tecnologia non garantiva la sicurezza di poter pensare che una scoperta di questo tipo sarebbe stata possibile. Gli ultimi trent’anni, per la tecnologia aerospaziale, sono stati intensi, ricchi di risultati. Sappiamo che 3577 esopianeti sono disposti in 2687 sistemi planetari, molte di queste stelle, si intuisce, ospitano più di un pianeta. Sono ben 602 i sistemi multipli che abbiamo scoperto. Questo è lo stato attuale delle nostre conoscenze, ma può non essere tutto. Molti di questi sistemi potrebbero avere un sacco di altri pianeti, solo che per adesso non riusciamo a vederli. Servono tecnologie sempre più avanzate per esplorare, sempre più nel dettaglio, le meraviglie che ci conserva l’universo.
Cosmologia e “voglia di spazio”
L’uomo, da quando vive sulla Terra, ha sempre provato curiosità ed entusiasmo verso la bellezza dell’universo. Ha sempre cercato spiegazioni, ha azzardato qualche interpretazione e ha ipotizzato qualche definizione per riuscire a comprendere qualcosa, e farsi un’idea di ciò che stava cercando di osservare. Senza una tecnologia avanzata come la nostra, farsi strada nell’immensità del cosmo, è decisamente complicato. Il senso di meraviglia ha, nonostante tutto, sempre dominato incontrastato, la voglia di sapere e di conoscere, la sensazione di sentirsi piccoli e indifesi rispetto alla grandezza dell’universo, ha guidato e retto la nostra specie nei secoli. La prima cosmologia fu quella babilonese, del 1100 a.C., riportata su delle tavole d’argilla. La Terra stava al centro dell’universo, e poggiava su un immenso oceano che al suo centro aveva una voragine, dove riposavano i defunti. La seconda cosmologia significativa è quella tolemaica, del II secolo d.C., sviluppata nell’antica Grecia. Il nostro pianeta ancora stava al centro, comodo, solo in pochi avevano cercato di disturbarlo. La cosmologia dei secoli XVI e XVII è quella che più viene presa in considerazione, quella che ancora noi prendiamo in considerazione e giudichiamo come una delle più importanti rivoluzioni scientifiche della storia. E’ la famosa rivoluzione copernicana, completata, rifinita e aggiustata da Galileo, Kepler e Newton, dove finalmente il Sole si posiziona al centro del sistema planetario. E’ l’avvento dell’eliocentrismo universalmente riconosciuto. Bisogna aspettare Einstein per avere ulteriori sviluppi, durante i primi decenni del 1900. Oggi la cosmologia utilizza due metodi per condurre le sue ricerche: radioastronomia e spettrografia. La prima si occupa di studiare e rilevare l’emissione di radioonde emesse dai corpi celesti, così da poter definire la posizione e le caratteristiche fisiche, la seconda si concentra sullo sviluppo delle tecniche utili per la registrazione di spettri. Le nostre conoscenze oggi sono sterminate, il livello tecnologico estremamente avanzato, in relazione a quello che poteva essere qualche decennio fa. E’ ancora più sterminato e ricco di cose che non sappiamo il cosmo, ed è per questo che il nostro senso di meraviglia si libera quando ci preoccupiamo di questa disciplina, studiandola e appassionandoci. Le emozioni che regala sono uniche. E’ sufficiente pensare agli esopianeti, a quello che ci potrebbero regalare, alle emozioni e alle novità che il ritrovamento di un pianeta simile alla Terra, che magari ospita la vita, potrebbe sprigionare. E’ una questione di passione, la cosmologia connessa con il senso di meraviglia.

Pier Luigi Pireddu