Non solo parole, ma anche simboli da interpretare e da cogliere nelle loro più svariate interpretazioni.

Tutto è comunicazione come lo è l’acqua per i pesci di David Foster Wallac. Non c’è elemento in questo universo, costituito sempre più da simboli, che non nasconda un significato. Scopriamo allora come la semiotica la si possa trovare anche in una canzone di Vasco Rossi.
SAPER CODIFICARE UN BRANO NON É MAI STATO COSÌ SEMPLICE
Bollicine più che un brano viene considerato come la fotografia di un’epoca dove la Milano da bere e la facilità nel reperire sostanze di ogni genere per divertimento era ancora una realtà. Canzone che da il nome al sesto album del rocker modenese, il brano è ricco di riferimenti a numerosi slogan che si potevano sentire passare in televisione durante gli anni 80. Slogan come ad esempio “TV Sorrisi e canzoni e sei protagonista” vengono cambiati per far riferimento alla Coca-cola, bevanda americana che viene citata in modo esplicito ed implicito durante l’ascolto brano. Con “Coca cola e sei protagonista” e “Con tutte quelle bollicine” cita esplicitamente il marchio Coca Cola e parla in modo ironico degli effetti benefici legati all’assunzione della bevanda in questione anche se, per alcuni, l’obiettivo era quello di creare un collegamento fra il piacere che si prova nel momento in cui ci si disseta con la citata bevanda americana con quello di un tossicodipendente che cerca la sua dose. Un fatto che all’epoca rese il brano un’iconicità di Vasco stesso in quanto non era un segreto che lui assumesse cocaina. Alcune fonti affermano che la multinazionale americana, sentendosi danneggiata dalla canzone, avesse addirittura citato in giudizio lo stesso Vasco anche se l’entourage del cantautore modenese ha tuttavia categoricamente smentito la veridicità di tale circostanza, riducendola a voci di corridoio e a pettegolezzi di un vecchio secolo. In Bollicine quando si parla della Coca-Cola, l’obiettivo è in realtà “un ironico e feroce atto d’accusa verso la pubblicità che ci condiziona, trasmette falsi valori e crea nuovi e inutili bisogni” e non ridurla di fatto a “un inno alla cocaina“. Vasco cita anche un altro marchio intonando “Coca-Cola chi, Coca-Cola chi Vespa mangia le mele”, storico slogan pubblicitario dello scooter prodotto dalla Piaggio. La frase e il logo, ideati nel 1969 da Gilberto Filippetti, grafico pubblicitario che ha studiato tutte le campagne Vespa dal 1968 fino al 1983, è ancora oggi materia di studio nelle facoltà di comunicazione, per la sua capacità di essere incisivo e allo stesso tempo dotato di più piani di comprensione. Il “gioco” (e la genialità) di queste semplici parole derivò dal rappresentare la “mela” come il frutto da cogliere (frutto del peccato, un’occasione da non perdere) e la parola “Vespa” come inteso come “vespare”, verbo ovviamente inesistente, ma la cui valenza fu così forte da essere utilizzato dai giovani dell’epoca come sinonimo di “pomiciare”. La seconda parte dello slogan era “chi non ‘Vespa’ no”, che Vasco espande con un riferimento in questo caso implicito all’eroina, molto diffusa negli anni ‘80, difatti “farsi le pere” vuol dire iniettarsi uno stupefacente. L’espressione allude alla forma che assume la mano chiusa a pugno attorno alla siringa. Il brano per tale ragione non solo rimanda come ambientazione a un’Italia di tanti anni fa dove i figli del boom economico venivano portati sulla cattiva strada a causa della droga, ma anche di come TV commerciale dell’epoca fosse poca TV e decisamente più commerciale, in quanto la diffusione quasi ridondante di slogan pubblicitari e di programmi e riviste che ti invogliavano all’acquisto erano una cosa all’ordine del giorno. Questa situazione viene ridotta a parole intonate dal rocker in un brano che, più di tanti altri, si trasforma in una cartolina che ci invita a tornare indietro di qualche anno. Per tal ragione è riuscito ad inventare una scienza inconsapevolmente.

LA FILOSOFIA DEL SAPER INTENDERE SENZA INTENDERE
La semiotica è la scienza che studia la vita dei segni nel quadro della vita sociale e quindi, per tale ragione, come i segni si presentano e agiscono nella nostra quotidianità attraverso la loro significazione. Un punto cardine di questa scienza è difatti il processo di significazione, inteso come la capacità di generare significati e come obiettivo quello di trovare un senso ad ogni elemento, fra segni, simboli e parole. Il diagramma della significazione, creato originariamente da Aristotele e poi ripreso successivamente da Ogden, pone in relazione tre aspetti diversi: l’espressione, che consiste nell’immagine acustica o iconica di un qualsiasi oggetto o evento, la referenza, cioè la rappresentazione mentale di un concetto ed infine il referente, ovvero il concetto nella sua realtà fisica. Non esiste un rapporto diretto fra espressione e referente poiché esso è mediato dalla referenza ed ogni simbolo è prodotto e modificato dalla cultura, mentre la convinzione che esista un rapporto tra espressione e referente è detta fallacia referenziale. Si tratta di un linguaggio complesso, poiché rispetto ad altri metodi comunicativi non si limita alle singole parole o immagini iconiche come rappresentazioni, ma diventa per questo tipo di approccio comunicativo fondamentale l’analisi e l’approfondimento di ogni singolo elemento col fine di interpretarlo in ogni possibile significato. Fresco di laurea in Scienze della Comunicazione è stato il nostro Vasco che, probabilmente inconsapevole del fatto che stesse contribuendo alla nascita di una disciplina accademica ideata da Umberto Eco, lasciando tracce di semiotica ancor prima che tale materia entrasse nelle aule universitarie. Ma all’epoca Vasco era molto lontano dalle aule universitarie: sognava di frequentare il Dams ma il padre lo costrinse ad iscriversi ad economia, studi che lo portarono non ad essere un brillante economista, ma ad optare per un’altra facoltà, pedagogia. Umberto Eco ascolterebbe Vasco? Probabilmente. La semiotica nella comunicazione pubblicitaria è invece diventata realtà grazie al continuo proliferare della pubblicità stessa nella nostra quotidianità e, per tal ragione, anche nel nostro linguaggio, a tal punto che finiremo anche per sognarla come Fry di Futurama. Se da un lato si vuole evidenziare come il prodotto che si vuole vendere sia migliore di quello offerto dalla concorrenza, da un lato si vuole semplicemente evidenziare come il prodotto da mettere sul mercato sia semplicemente il migliore. Una terza chiave di lettura può essere invece l’interpretazione parodistica che si vuole dare su un prodotto con una determinata popolarità.
LA CHIAVE PER IL NOSTRO LINGUAGGIO
Se da un lato abbiamo approfondito l’approccio semiotico e come esso si manifesta attorno a noi attraverso simboli da codificare, da un lato il testo della canzone Bollicine evidenzia anche un certo linguaggio persuasivo legato in questo caso ai vari marchi citati all’interno del brano. Quasi assillante e in modo ipnotico, Vasco sembra quasi voler anche ridicolizzare la bevanda. Quali potrebbero essere i punti in comune tra la semiotica e la pubblicità? probabilmente il fatto che stiamo discutendo di due atti linguistici che attraverso simboli o slogan devono essere interpretati difatti interpretati. Non a caso il linguaggio pubblicitario viene adottato da noi stessi nel momento in cui citiamo un marchio. E se tutto va interpretato resta da interpretare il brano Bollicine che dall’essere una semplice canzone anni ottanta da cantare sotto la doccia, è diventata oggetto di analisi per comprendere al meglio l’approccio semiotico.