Vi avviso, a vostro discapito, se continuate nella lettura potreste incontrare varie sfaccettature di fallocentrismo e contraddizioni sociali. Nel 17 di Maggio, cito Freddie Mercury domandandovi quindi; “Are you ready? Let’s rock!”
Si citi De Sade o si parli di Monet, si commenti Kafka o si parli più genericamente di qualunque scrittore russo a cavallo del novecento, il sesso e le sue sfaccettature più perverse lo si incontrerà di sicuro. La repressione culturale è figlia del chiasma troppo spesso intercorso tra la religione che sta all’etica e la riservatezza che sta al buonsenso. In parole più povere? Sodoma e Gomorra furono distrutte perché la gente si accoppiava a cielo aperto ed esse stesse erano divorate dalla lussuria e dal peccato. Ma dove nasce questa contraddizione?
L’incultura della fede
Si dice spesso che Dio, qualunque sia il vostro Dio di riferimento, abbia reso il sesso piacevole per prolungare il bisogno fisiologico della specie nel conservarsi; dunque il nostro creatore poco indulgente rende un orgasmo una degna firma “linfica” quando esso giunge allo scopo di prolungare la nostra stirpe.
Se siete curiosi sull’orgasmo femminile, come dicevo oggi sarà tutto molto fallocentrico. Vi basti sapere che fintanto che la donna è gravida, la cultura ci insegna che Dio è contento. Quindi il piacere delle mie lettrici è dogmaticamente non necessario. La donna che è alcova della razza in quanto madre è un concetto stereotipato talmente tanto nella Bibbia da sembrare banalizzabile pure nella cultura moderna; quella dove la prostituta è malvista perché pagata per il suo corpo mentre la donna che tradisce il marito è socialmente più accettabile perché semplicemente insoddisfatta.
Il sesso è da sempre descritto come qualcosa di sporco, di peccaminoso, qualcosa di cui doversi vergognare e da consumare nel sacro vincolo della fede (coniugale solo in via informale) nei confronti di Dio. Un piacere seduttivo, una lusinga demoniaca che volge ad accompagnarci lontano dalle grazie divine e verso una vita di nefandezze.
Lo avrà creato veramente Dio il sesso? Oppure è forse frutto del Diavolo? Perché se Dio ne è veramente l’artefice, dimostra un sadismo degno di nota. Persino più birbante e vendicativo di un bambino a cui rubano le mele dal giardino.
A proposito di sadismo; ricordate Salò?
Già accennato pocanzi, proprio a lui si deve la nascita della parola “sadismo”; impossibile non dedicargli due righe vista la maldicenza con cui fu trattato ai suoi tempi e la grazia ingiustificata con cui vengono idolatrati romanzetti moderni con sfumature di grigio; chi era il Marchese De Sade? Un pervertito di metà ottocento, noto drammaturgo, filosofo e poeta anticonvenzionale. Perché parlava di sesso? No, perché parlava di “Porno”.
Per farvi meglio comprendere, forse alcuni di voi ricorderanno un noto passo di Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi, quando la Monaca di Monza cedette alle lusinghe di Egidio. Manzoni, perno di scaltra eleganza, si limitò a descrivere l’accettazione di questo istinto carnale dicendo; “La sventurata rispose”. Ora, che fosse contenta o meno, la povera sventurata Monaca di Monza, non è oggetto d’analisi. Ciò che risalta però è come in questo caso il sesso vengo accennato, non per diminuirne l’importanza, ma al contrario, proprio per esaltarne l’impurità del peccato che si stava compiendo.
Ecco, se lo stesso passo lo avesse raccontato il Marchese De Sade, probabilmente si sarebbe dilungato su dettagli poco “scolastici” come catene, cere bollenti, feticismi di varia natura e ovviamente fellatio descritta con accademia tanto dialettica da farvi dubitare di guardare un porno con i sottotitoli.
Dunque il Marchese era un buon amante del BDSM, dei vizi e dei piaceri, per nulla carico di virtù che anzi, ripudiava tanto quanto le restrittive religioni e personaggio decisamente scomodo da immaginare in un contesto pubblico dove si raccontano le beltà della vita filtrata dai valori tradizionali.
Pasolini fece del suo meglio per omaggiare De Sade con la sua reinterpretazione di Salò e le 120 Giornate di Sodoma; riuscendoci discretamente. Molti speculano che fu ucciso per l’audacia della pellicola, ma questo non so dirvelo. Ciò che posso garantire è che il film è poco consigliabile a bambini, anziani e a chiunque non abbia lo stomaco e l’apertura mentale per vederlo tutto.
Hirotaka Akagi, l’uomo che rompe la quarta parete
Lo conoscerete in pochi, probabilmente nessuno. Io stesso ho dovuto cercarne il nome esatto, ma questo genio della letteratura manga merita assolutamente un riconoscimento odierno e mi auguro postumo, quando questo articolo sarà ripescato nel ciarpame del web.
Parliamo del mangaka di Shimoneta, opera divenuta centro di contestazioni e critiche nella Terra del Sol Levante. Vi stupite di ciò? Con tutte le sessualizzazioni e le distinzioni stereotipiche del corpo maschile e soprattutto femminile esiste qualcosa che farebbe irritare persino i Giapponesi? Ebbene sì. Il maestro Akagi ci fa dono dell’ambrosia, della divina panacea inflitta al dispotismo della cultura erotica giapponese creando in sostanza una parodia estremizzata della realtà.
Shimoneta è ambientato in un Giappone comune a tutti gli School Comedy del suo genere; con ragazzi timidi e imbranati e ragazze spinte e dal seno prosperoso. Fin qui tutto nella norma, se non fosse che è assolutamente, categoricamente (e aggiungerei prolissamente) vietato parlare, accennare, persino sottintendere al sesso, alla sessualità e a tutto ciò che questo macroverso riguarda.
In fondo lo sappiamo, il Giappone è molto “aperto” ad una occidentalizzazione dei canoni sessuali essenzialmente per una cultura di fondo totalmente diversa, dedita allo stakanovismo e all’immagine sociale. In Giappone tatuarsi equivale alla firma di un malavitoso, tanto quanto trent’anni fa avrebbe comportato la firma di un carcerato in Europa.
I mangaka questo lo sanno, tanto da rendere i personaggi delle loro opere sempre caricaturali, persino grotteschi in un modo che fa sorridere amaramente, perché appare evidente come negli anime appaia la realtà idealistica che ognuno di loro vorrebbe rappresentare; una dove se ti trasformi con il potere del cristallo di luna esprimi solo te stesso, e non stai segretamente spacciando cristalli di metanfetamina istigando la transfobia nei giovani.
Akagi è uno che ci ha creduto fin troppo all’autoironia tipica dei mangaka, creando un’opera surreale, grottesca e dall’impatto immediato e non perché vengano ostentati glutei e seni o perché esca sangue dal naso appena si vede in controluce una mutanda; bensì perché racconta un’autarchia ignorante, dispotica e totalmente “cronistica” con l’epoca.
La trama non voglio rovinarvela, ma vi basti sapere che gli ingredienti sono i seguenti;
- Un’autorità che proibisce la diffusione di metodi contraccettivi e materiale pornografico e che punisce molto severamente chi prova ad educare i giovani al sesso.
- Adolescenti in pieno fervore ormonale rinchiusi in un liceo che tentano di spiegare le loro pulsioni fisiche senza riuscirci.
- Un gruppo “terroristico” che promuove pornografia, spaccia contraccettivi e combatte l’ignoranza sessuale.
Se non vi ho ancora convinto a vederlo siete troppo bacchettoni voi, o sono troppo malato di mente io.
Considerazioni Finali
La filosofia e in particolar modo la psicoanalisi ha tracciato un netto confine tra sesso e genere; questo ci facilità ad estrapolare il concetto di sessualità e il perché quest’ultima sia poi così facilmente affrontata limitatamente a tutti i crismi etici del periodo in cui viviamo.
Michel Focault parlava di come i desideri siano il tavolo di un chimico; per mezzo dei desideri e delle loro combinazioni, si creano nuove forme d’amore, nuove forma di socialità e di felicità. Mediante la trasposizione “fisica”, in questo caso della libidine, è facile allontanare la “naturalità” del sesso verso forme dello stesso più nuove e meno costruite, magari sollevando domande ineludibili nell’epoca odierna su come questo possa essere condizionabile o possa essere condizionato anche dal riconoscimento delle diverse preferenze sessuali.
La discriminazione è storia umana e magari mentre oggi si discute su ciò che è più o meno tradizionale, forse domani si discuterà su ciò che è più giusto o più sbagliato secondo canoni di ragione e non più di retorica. In fin dei conti una volta le streghe le bruciavano, oggi il paganesimo strappa più like del Papa che apprezza madre natura; diamo tempo al tempo.